Capitolo 36: pietra paesina - 2°parte

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La Selindovia scosse la testa non pronunciando nemmeno una parola

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La Selindovia scosse la testa non pronunciando nemmeno una parola. A Ventalun, nessuno possedeva cavalli. Occorreva una licenza reale per avere il diritto ad acquistarli, ma la somma richiesta per ottenerla era di gran lunga superiore al tenore di vita del popolo. Era stata Viola a spiegarle che fosse una delle leggi di cui andava più fiero re Alessandro. Un modo diplomatico per riservare le affascinanti creature al solo ceto aristocratico e all'alta borghesia.

«Non preoccuparti. Imparerai in fretta, e poi i cavalli sono molto docili perciò non c'è nulla di cui temere» commentò stupita compiendo rapide falcate. Di pari passo chiuse di scatto il ventaglio.

Mentre lo picchiettò con le dita, Rachele si chiese com'era possibile che la sua compagna di classe non sapeva andare a cavallo. L'equitazione era una delle discipline cardini dell'educazione nobiliare. Un aristocratico che non sapeva cavalcare, equivaleva a una persona che non aveva ancora imparato a parlare. Tuttavia era solo l'ultima stranezza che aveva scorto in Noemi.

Sebbene fossero trascorsi solo pochi giorni da quando si erano conosciute, quel pugno di ore le erano bastate per inquadrarla. La sua amica si comportava più da popolana che da nobile. Quando mai un aristocratico rivolgeva gli inchini alla servitù, agli insegnanti e perfino ai soldati? Spettava sempre ai plebei compiere tali riverenze. Eppure Noemi non esitava a flettere le ginocchia ogni volta che si trovava al cospetto di una persona priva di titoli. Proprio come stava per accadere in quel momento. Doveva impedirlo a tutti i costi. Ne andava della sua reputazione. Non ci mise più di due secondi a intervenire. Agitò il ventaglio contro la cameriera incitandola ad andarsene. Di pari passo evitò che la quindicenne inclinasse la testa verso il basso.

«Siamo grandi amiche perciò ho a cuore la tua reputazione» l'afferrò per un braccio impedendole di salutare la donna. «Non devi mai più inginocchiarti di fronte alla servitù. Ancora meno essere gentile con loro. Ti renderesti ridicola davanti agli occhi degli altri, e i miei conoscenti mi deriderebbero se frequentassi persone che infrangono ogni giorno l'etichetta di corte.»

A Noemi si bloccò il respiro comprendendo in quell'attimo il motivo per cui spesso i giardinieri contraccambiavano i suoi inchini con le risate. Per un attimo vacillò ripetendo a mente etichetta di corte. Si pentì nell'istante successivo nell'aver permesso che le tre parole le echeggiassero nella testa. Posò una mano sulla fronte con l'intento di estrarle via con uno scatto deciso. Ma ormai il dubbio le era nato, penetrando nel profondo della mente. Sovrastando ogni pensiero. Arrivando infine a far breccia nel cuore. Anche Rachele la stava considerando una nobile? Perché? Se lo chiese diverse volte non capacitandosi come mai nella scuola del Sole la stavano scambiando tutti per un'aristocratica. Dischiuse di scatto le labbra mentre una libellula iniziò a svolazzarle intorno accorciando a ogni rotazione l'ampiezza dei giri.

«Ho sfogliato il libro del regolamento» le confidò rammentando il volume che aveva relegato in un cassetto della scrivania «ma non c'è scritto in nessuna delle pagine, che dobbiamo rispettare l'etichetta di corte all'interno della scuola. Oltretutto non sono... » sul punto di rivelarle che fosse una popolana, l'insetto le sfiorò la guancia con le ali facendole dimenticare il resto del discorso.

La Fenice del vento - Fiore di PeoniaWhere stories live. Discover now