Capitolo 27: Apatura Iris - 3° parte

70 13 32
                                    

Nel frattempo, il passero proseguì a seguirli studiando il comportamento di entrambi, e non lasciandosi scappare alcuna frase pronunciata

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

Nel frattempo, il passero proseguì a seguirli studiando il comportamento di entrambi, e non lasciandosi scappare alcuna frase pronunciata. Man mano che la luce calò di intensità le torce sorrette dai pali in ferro battuto, disseminate lungo il vialetto, iniziarono ad accendersi in simultanea. Di pari passo l'intenzione di non rivolgere nessun'altra domanda ad Andrea per evitare di infastidirlo, naufragò insieme alla promessa di restare zitta. A quel punto Noemi non esitò un singolo istante a mantenere le labbra serrate. Le dischiuse fulminee infrangendo il silenzio che si era creato intorno a lei.

«Com'è possibile che si accendano da sole?» gli chiese meravigliata indicandogli con le dita il fuoco che scoppiettava sopra di loro.

Prima rallentò l'andatura. In seguito si schiarì la voce. «Le fiaccole sono impregnate di un speciale combustibile che, reagendo con l'alta umidità della sera, si accendono autonome» le spiegò tutto d'un fiato per poi ultimare la conversazione. «Non è nulla di eccezionale da vedere nei dintorni. Dopotutto anche le vie di Solarbiom vengono illuminate con le medesime torce.»

«Ne siete sicuro?» inarcò i sopraccigli verso l'alto contrariata. «Trovo alquanto insolito che con un'elevata umidità le fiaccole si possano accendere. È risaputo che l'acqua è nemica del fuoco perciò la vostra spiegazione non è plausibile» controbatté incredula.

Il vice capitano si guardò intorno balbettando parole confuse che persino la fanciulla ebbe difficoltà a comprendere sebbene fosse a fianco a lui. Riuscì a udire soltanto moccioso seguito da un altro appellativo colorito prima che il soldato la puntò con un dito.

«Perbacco! Non tartassatemi di quesiti! Avrete tutto il tempo per importunare gli insegnanti perciò seguitemi in silenzio senza fiatare» sbottò per poi addolcire il tono di voce rendendosi conto che stava conversando con una fanciulla, per giunta nobile, e non con una recluta molesta.

«Signorina Noemi» le sorrise porgendole un inchino. «Voi siete dotata di una spiccata curiosità, e non vi è dubbio che siete provvista di intelligenza. Tuttavia il personale della scuola non dispone di pazienza. Ancor meno il sottoscritto. Perciò vi sarei grato che la vostra vocina melodica non sia udita dalle mie orecchie per i prossimi cinque minuti. Riuscite a rimanere in silenzio per tale tempo?» le chiese con tale rigore che Noemi annuì senza fiatare.

«Sono lieto che ci siamo chiariti e al tempo stesso che abbiamo concordato sui minuti da trascorrere in silenzio. Oltretutto con le vostre continue domande, non mi avete permesso di spiegarvi il regolamento della scuola. Ho molto da parlarvi in merito» le anticipò mostrandole un cartello ligneo appeso a un albero.

Nonostante fossero passati diversi minuti, da quando era terminata la conversazione tra Noemi e il vice capitano, Brancaleone proseguì a ridere a squarciagola

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

Nonostante fossero passati diversi minuti, da quando era terminata la conversazione tra Noemi e il vice capitano, Brancaleone proseguì a ridere a squarciagola. Di tanto in tanto rivolse qualche occhiata alla sfera, e altrettanti sguardi sfuggenti gli direzionò verso il giardino.

«La ragazza ha ragione. Come si fa a credere a una motivazione così stupida? Andrea è abile a mettere in riga le persone. Peccato che quando parla esibisce un'intelligenza inferiore a un asino» alzò il timbro di voce affinché lo udisse anche Mattia.

Ademaro sospirò. Si voltò di scatto verso di lui e gli appoggiò una mano sulla spalla. «Il vice capitano le ha riferito una spiegazione inventata da un'altra persona» rimarcò le ultime due parole. «Ancora non riesco a comprendere come hai potuto ideare tale risposta. È sciocca e priva di logica» gli fece presente schioccando le dita per indurre il passero a ritornare da lui.

Brancaleone lo guardò stranito. Nell'attimo seguente lo fissò perplesso, e dopo aver puntato gli occhi in diverse direzioni scrollò le spalle. «Che cosa c'entro io?» sbottò incrociando le braccia al petto.

Scuotendo la testa, il conte gli rispose esterrefatto. «Non lo ricordi? Hai insistito per settimane affinché il preside ti affidasse l'incarico di trovare una spiegazione adeguata da riferire ai soldati in merito alle torce. Se non avessi scritto quella lettera a mio padre» alzò il timbro di voce «e non l'avessi convinto a darti una possibilità per dimostrare che avevi trovato una soluzione migliore della mia» proseguì urlando, «non sarebbe mai accaduto un simile inconveniente. Ora lasciami da solo. Ho diverse questioni di cui occuparmi» gli disse protraendo un braccio verso la finestra per permettere al passero di posarsi sul palmo della mano.

Il volto di Brancaleone divenne rosso quanto un peperone. Rabbia, rancore e ira si alterarono all'interno della sua anima tessendo piani vendicativi. Si guardò intorno infuriandosi con Mattia che si era piegato in due dalle risate. Tuttavia riservò al conte lo sguardo più feroce. L'aveva messo in ridicolo di fronte a un soldato di umili origini urlando a squarciagola il suo fallimento. Diede un calcio alla guardia inducendola a cadere per terra, e poco prima di uscire dall'appartamento si fermò di colpo udendo la voce di Ademaro risuonare nella stanza.

«Mi ha addolorato litigare con te. Sei il mio migliore amico e mai vorrei che simili episodi accadano di nuovo. Però deve esserti chiaro che qui comando io. Le decisioni più importanti spettano soltanto a me. Solo a me» gli riferì incrociando le sue iridi che apparivano con la scarsa illuminazione delle candele più nere dell'ossidiana.

«Nemmeno io desidero discutere più con te. Non ne vale la pena» replicò sbattendo con violenza la porta.

Sospirando, il conte ordinò a Mattia di voltarsi per poi indicargli attraverso un cenno di avvicinarsi a lui. «Recatevi da Nicandro e riferitegli che sarà suo compito trovare una spiegazione valida che giustifichi l'accensione spontanea delle torce.»

«Come desiderate» annuì deciso. Sul punto di voltargli le spalle, la guardia dischiuse le labbra. «C'è una questione che mi sento in dovere di farvi presente. Andrea si è comportato in modo sgarbato con quella ragazza. Non sarebbe il caso di consegnarle una lettera di scuse? Vi ricordo che quella nobile proviene da Isilas.»

Prendendo in mano la bottiglia di sidro, il conte lo rimproverò. «Osate consigliarmi? Che non accada più. Affrettatevi a recarvi dal preside prima che vi licenzi!» sbottò versando il liquido analcolico nel calice.

Rimasto da solo, Ademaro permise al passero di compiere piroette acrobatiche all'interno della stanza mentre era intento a sorseggiare la bevanda. Non sorrise nemmeno una volta nell'ascoltarlo cinguettare rauco. Dagli occhi del giovane emersero soltanto lacrime. Le stesse che per notti intere aveva consentito che scivolassero sulle sue guance.

«Hai dato più fiducia a Brancaleone piuttosto che a me» sussurrò a bassa voce per poi pronunciarlo con un filo di voce. «Grazie papà per apprezzare l'impegno con cui sto gestendo la scuola. Che altro devo fare per ottenere da te un briciolo di affetto?»

L'aristocratico si alzò di scatto richiudendo all'interno della sua mente i molteplici ricordi dell'infanzia segnati dalla solitudine e scolpiti dal rigore. Con uno schiocco di dita dissolse nel nulla il pennuto per poi avvicinarsi a una gabbia metallica collocata a fianco all'armadio. Fissò con intensità le due farfalle che erano chiuse al suo interno: un'esemplare di Apatura iris e uno di Monarca. Danzavano in sincronia, intrecciandosi senza mai scontrarsi e sfiorando le sbarre di rame con le loro fragili ali. Entrambe provenivano da regioni diverse: la blu, puntinata di bianco, dalla regione Cielo. Quella arancione, spruzzata di nero, dal monte fiamma. Il conte tirò fuori dalla tasca del mantello la lettera che gli aveva consegnato la baronessa. Si chiese che cosa lo stesse spingendo ad accettare la richiesta di Viola. Il coraggio di una donna nel volere per sua nipote maggiore protezione in una scuola frequentata da nobili? Oppure le parole strazianti impresse in quel foglio di carta ad averlo intenerito a tal punto da fare un'eccezione?

Scosse la testa deciso. Noemi non era l'unica ragazza orfana che frequentava l'istituto perciò promise a se stesso che sarebbe stato imparziale nel prendere la decisione definitiva. Il duecentesimo posto, l'ultimo ancora vacante, sarebbe spettato alla fanciulla più meritevole. Entro poche ore, un'unica farfalla avrebbe proseguito a danzare all'interno della gabbia. Così come una sola delle due candidate sarebbe rimasta all'interno del castello cinereo.  

La Fenice del vento - Fiore di PeoniaWhere stories live. Discover now