Capitolo 30: il giardino dei pavoni- 3°parte

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La fanciulla se ne rese subito conto non appena inclinò il capo verso l'alto

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La fanciulla se ne rese subito conto non appena inclinò il capo verso l'alto. Non era una semplice porta alta tre metri, e abbellita da un'ampia arcata. Le venature del mogano. La serratura metallica grande quanto una mano, e la chiave d'ottone inserita in essa emettevano di tanto in tanto un insolito sfavillio. Più si avvicinò alla soglia dell'ingresso, e maggiore divenne la frequenza con cui brillava il legno. In particolare luccicò il dipinto che era impresso su entrambe le ante ovali. Suppose che fossero i raggi della Luna a intensificare i riflessi perlacei delle piume del pavone albino. Un attimo dopo ipotizzò che le fiamme vivaci dei bracieri, posti ai lati del portone, fossero gli artefici delle scintille luminose dei fiori raffigurati nella parte bassa del dipinto. Tuttavia rimase esterrefatta per l'improvviso movimento del becco dell'animale. Si stava spalancando ma a differenza del mosaico del drago, collocato sulla piazza di Alosia, l'espressione era diversa. Le sembrò che le stesse sorridendo e che i boccioli delle peonie, poste sotto le zampe del volatile, si stessero schiudendo. Si chiese se fosse un'allucinazione ciò che stava vedendo quando si diffuse nell'aria un profumo intenso del medesimo fiore.

«Perbacco! Non avrete per caso intenzione di contare tutte le sue piume? Forza signorina Noemi! Procedete in avanti» brontolò il vice capitano notando un pennuto svolazzare in modo sospetto sopra di loro. «Non battete la fiacca. Sbrigatevi a farci entrare!» urlò a squarciagola alle guardie percependo dei versi striduli a fianco a lui.

L'ordine impartito da Andrea raggiunse in breve tempo le orecchie dei due fanti. In un attimo spalancarono il portone, e si spostarono di lato per evitare di essere travolti dal vice capitano. Prima ancora che una luce intensa la investisse. Un attimo precedente alla visione dell'interno del castello, Noemi notò degli ulteriori cambiamenti sul dipinto tali da lasciarla di stucco. Le piume del pavone acquistarono delle pennellate argentate. Anche i fiori di peonia iniziarono a essere ricoperti da una leggera polvere d'argento. Poi tutto svanì all'improvviso. Con tale rapidità da indurla a pensare che fosse vittima di allucinazioni. Il profumo floreale, invece, non rinunciò a persistere nell'aria. Scomparve così come era apparso nell'attimo in cui entrambe le ante toccarono le pietre della facciata principale.

Solo quando posò il primo piede sulla pavimentazione marmorea, la fanciulla comprese il motivo per cui la scuola portasse il nome della stella che ogni mattina si elevava all'orizzonte. Tutto brillava come un piccolo Sole. Dalle pareti candide. Ai lampadari di vetro soffiato a forma di giglio che ricoprivano gran parte del soffitto. Le candele assicuravano una discreta illuminazione, ma non poterono in alcun modo competere con le vetrate. Erano loro a incanalare l'intensa luminosità della Luna proiettandola verso l'interno, dando a chiunque l'impressione che fosse giorno. C'erano poi tavolini collocati nell'ampio atrio i cui vasi di fiori, appoggiati sulla superficie lignea, impregnavano l'aria di essenze aromatiche. Specchi e quadri appesi dovunque da non riuscire a quantificarne il numero. Si voltò in seguito verso l'orologio collocato a fianco alla scalinata che conduceva ai piani superiori. Era uno degli oggetti a cui si affezionò subito: antico, semplice e per nulla sfarzoso. Stava ancora osservando le lancette del quadrante segnare le 11:47 quando percepì dei rumori alla sua sinistra. In sincronia con le oscillazioni del pendolo, il ticchettio delle scarpe si fuse insieme a dei vivaci chiacchierii.

Ruotando il collo, Noemi osservò un gruppetto di cameriere che marciavano spedite nel corridoio. Qualcuna di loro bisbigliò sottovoce indicando con un cenno il vice capitano. Le cuffiette annuirono in sincronia, e il sfruscio delle gonne cineree sul pavimento si unì al brusio delle conversazioni. Stando ben attente a non far oscillare i calici appoggiati sui vassoi d'argento che tenevano fra le mani, proseguirono a ridacchiare. Di tanto in tanto emisero delle sonore risate. Talvolta pronunciarono delle battute scherzose tali da scatenare in Andrea una valanga di interrogativi.

«La postura è ridicola. Chi si crede di essere? Un piccione di alto lignaggio?» commentò la più giovane del gruppo.

«No, un sovrano» la interruppe una mora per poi piegarsi in due dalle risate.

«Secondo me dovrebbe fare il giullare» replicò una ragazza in prima fila.

All'ennesima frase udita, l'uomo posò subito lo sguardo sull'armatura che indossava appurando che non ci fosse nulla di insolito. La spada era tenuta stretta alla vita. L'elmo saldo sulla testa con la visiera sollevata. Il metallo era lucidato in modo corretto. Tuttavia il vociare si fece più intenso. Non riuscendo a comprendere come mai lo stessero deridendo direzionò gli occhi nello stesso punto che stavano fissando le donne. Sbiancò di colpo nell'accorgersi che sulla spalla destra era appollaiato il passero di Ademaro intento a fare delle smorfie bizzarre. Seppure gli venne la tentazione di scrollarsi di dosso l'animale molesto, non osò nemmeno sfiorare una singola piuma del volatile. Ignorando il pennuto e le sue continue occhiatacce, fece cenno a Noemi di percorrere la grande scala che era di fronte a loro.

Stando ben attenta a non distanziarsi dal vice capitano, la quindicenne premette i piedi doloranti sul tappeto bianco, tempestato da ricami dorati, che ricopriva gran parte dei gradini. Al tempo stesso si guardò intorno schivando di tanto in tanto ragazzi ben vestiti e dalla parlantina altolocata. Più si avvicinò alle scale che conducevano al secondo piano del castello, e più si sentì fuori luogo. Abiti fiabeschi e profumi speziati sfrecciarono a fianco a lei. Come se non bastasse le capitò diverse volte di venire scambiata per una domestica. Le risposte tempestive del vice capitano evitarono ulteriori fraintendimenti. Tuttavia non furono sufficienti per zittire le male lingue che non si risparmiarono nel criticare l'abito che indossava.

«Stracciona» percepì alle spalle proseguendo a camminare spedita nel corridoio del secondo piano dell'edificio.

Noemi non dedicò nemmeno un secondo a controbattere, preferendo il silenzio piuttosto che uno scontro verbale. Non valeva la pena prendersela con chi non sapeva distinguere il valore affettivo di un vestito da quello monetario. Lo capì per come Andrea stava rallentando la velocità delle falcate, che era prossima a raggiungere l'ultima tappa del viaggio. La conferma arrivò nell'attimo in cui il soldato le indicò una porta numerata.

«Questa è la camera che vi è stata assegnata. La duecentocinquantatré» le spiegò raggiante porgendole una chiave. Un istante dopo tirò un sospiro di sollievo notando che il passero uscì fulmineo da una bifora.

«Domani mattina, alle otto in punto, vi scorterò nella vostra classe. Buona serata signorina Noemi» le porse un breve inchino per poi voltarsi di scatto.

Mentre avanzò spedito nel corridoio, Andrea esultò dentro di sé per il compito portato a termine. Nel respiro seguente, immaginò in che modo presentarsi alla festa che si stava svolgendo in caserma. Se privo di armatura, come era solito fare. Oppure in via del tutto eccezionale proseguire a indossarla. Soppesò i pro e i contro nel sopportare ancora per dieci minuti il peso della ferraglia che lo rivestiva dalla testa ai piedi. Alla fine decise: avrebbe fatto uno scherzo alle nuove reclute per poi cantare con loro a squarciagola fino a notte fonda. Stava ancora progettando come ordinare l'indomani un carico di birre, quando scorse un soldato raggiungerlo.

«Ha urgente bisogno di parlare con voi. Vi sta aspettando nel giardino dei pavoni» gli spiegò Caligola riprendendo fiato.

Prima direzionò gli occhi al soffitto pronunciando parole colorite. In seguito, il vice capitano si avviò con il collega verso le scale del primo piano. Soltanto una manciata di passi lo dividevano dal scoprire il motivo per cui era stato convocato. 

La Fenice del vento - Fiore di PeoniaTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang