Capitolo 41: il bagliore -1°parte

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Solarbiom, città della regione Fiamma, 12 ottobre 495, anno della Lira

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Solarbiom, città della regione Fiamma, 12 ottobre 495, anno della Lira.

Non appena il conte svoltò l'angolo e imboccò il corridoio, Noemi compì dei profondi respiri. Si affrettò a sedersi su una sedia del tavolo riponendo sul piano del mobile il grosso volume. Le gambe le tremarono con intensità mentre il cuore le batté all'impazzata.

Rammentò ogni gesto, ciascuna parola che le aveva rivolto il giovane. Dovunque vagasse nei ricordi, le riflessioni si posavano sempre su una frase. «Come siete ingenua!»

«No!» esclamò sottovoce. «Non lo sono mai stata, e glielo dimostrerò» bisbigliò con un filo di voce.

Dette un'occhiata veloce al tomo che era appoggiato sul tavolo. Il mantello scarlatto non era affatto gentile né tanto meno altruista con le persone. Eppure come poteva negare che l'avesse aiutata, indicandole dove trovare le informazioni che tanto bramava di conoscere? Nell'osservare l'araldo sbuffò e sollevò il capo verso il soffitto. Era così tanto arrabbiata con Viola! Detestava le bugie e ora era costretta a mentire sulle sue origini. Ciononostante come avrebbe potuto infuriarsi con sua zia? Ciò che aveva fatto era sbagliato, tuttavia non dubitò un solo istante che avesse fatto quella richiesta al conte per proteggerla. L'aveva visto con i suoi occhi come venivano maltrattati nella scuola i popolani come lei. Se proprio doveva fingersi una nobile non aveva altra scelta che informarsi sulla famiglia aristocratica di Isilas.

Con uno scatto fulmineo, la fanciulla afferrò il tomo e iniziò a sfogliarlo. Mentre la luce del Sole si stava pian piano indebolendo, osservò con attenzione ogni facciata. Tuttavia in nessuna pagina trovò ciò che cercava. Quando poi la vetrata della finestra si tinse d'arancione chiese alle guardie, poste all'entrata della stanza, di portarle una candela. I gruppi di ragazzi si susseguirono di ora in ora, ma lei non fece caso al loro chiacchierio. Era troppo concentrata a fissare gli stemmi impressi sulla carta. Rimase a leggere il libro fino a sera dimenticandosi di andare a cenare. All'ennesimo crampo al collo chiuse il volume. Non ce la faceva più di restare seduta. Aveva le spalle indolenzite e i suoi occhi supplicavano pietà. L'aveva guardato per tre volte, dall'inizio alla fine, ma ancora non era riuscita a trovare lo stemma. Si promise che l'indomani l'avrebbe sfogliato un'altra volta.

Spossata dalla stanchezza, la Selindovia si alzò in piedi e rimise il grosso volume nel ripiano dello scaffale. In procinto di uscire dalla stanza, si ricordò di dover mettere a posto anche il primo libro che aveva preso. Forse era stata un'improvvisa scintilla di curiosità, oppure un presentimento così dirompente da farle accantonare il proposito di depositarlo sul ripiano di legno. Dette retta al sesto senso e lo sfogliò con rapidità. All'improvviso smise di girare i fogli di carta. In una manciata di secondi aveva trovato lo stemma nobiliare. L'araldo era identico a quello che era ricamato sulla sua giacca: uno scudo e una lancia nello sfondo blu. Differiva soltanto per una tonalità azzurra più chiara. Che farabutto! Mi ha suggerito di sfogliare il libro sbagliato. Avrei dovuto intuire che il suo consiglio non era sincero pensò fra sé rabbuiandosi.

La Fenice del vento - Fiore di PeoniaWhere stories live. Discover now