Capitolo 16: selezioni -1°parte

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Solarbiom, città della regione Fiamma

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Solarbiom, città della regione Fiamma. 4 settembre 495, anno della Lira.

Fu come scrutare una tempesta arrivare. Di scorgere un muro di sabbia sopraggiungere e pronto a colpire. Dalla nuvola di polvere fuoriuscì infine una carrozza corvina. E quando la servitù la intravide procedere spedita all'orizzonte interruppero di lavorare lasciando sul manto erboso tutti gli attrezzi che stavano tenendo in mano. Alcuni affrettarono il passo. Altri compirono ampie falcate. Tuttavia arrivarono in tempo di fronte al cancello mettendosi in riga poco prima che il cocchiere diede l'ordine ai cavalli di fermarsi. Le ante in rame si spalancarono, e i domestici si posizionarono ai lati del sentiero. Non un sussurro, non una chiacchierata echeggiò nel giardino mentre un soldato si apprestò a posizionare una scaletta di fronte alla porta del mezzo di trasporto.

Non appena lo sportello si spalancò, i dipendenti con più anni di servizio stirarono le pieghe delle gonne e dei grembiuli per poi sistemarsi i capelli e le cuffiette. Gesto che fece rimanere perplessi il nuovo personale, ma nell'attimo seguente compresero che dovevano seguire il loro esempio. Un ragazzo di bell'aspetto si affacciò sull'uscio della carrozza e quando posò un piede sul primo gradino fece venire la pelle d'oca perfino alle aspiranti guardie che erano posizionate a qualche metro di distanza. Gli stivali erano sonori quanto i rintocchi delle campane. Il mantello rosso che indossava brillò sotto i raggi del Sole dando l'impressione che fosse appena sceso un sovrano. Solo quando scorsero il volto solare, una fitta capigliatura castana e due limpidi occhi verdi ripresero a respirare supponendo che non fosse un giovane spietato seppure dava l'impressione che fosse alquanto severo. Se Andrea si limitò a un'occhiata veloce, Brancaleone sorrise raggiante. Presto ci sarebbe stata la mietitura delle nuove reclute per opera di Ademaro.

Fu un attimo. Poi gli stivali del giovane toccarono il suolo, producendo un tonfo che risuonò nei dintorni. Si guardò intorno e ispezionò ogni volto presente, e ciascuna goccia d'ansia che decorava le fronti del personale. «Voi» indicò con il dito un giardiniere.

«Avvicinatevi» proseguì facendo un leggero cenno con la mano. «Avete innaffiato le azalee?»

«No, non ancora. Ho dovuto sostituire alcune piante in giardino» pronunciò senza sollevare il capo.

Il ragazzo annuì. «Avete detto la verità. Il vostro posto è confermato.»

Compiendo qualche passo in avanti, diede un'occhiata alla folla riunita. «Chi di voi è entrato nel mio giardino privato?» esordì creando il panico fra i presenti, soprattutto fra i più anziani.

Notando un eccessivo timore e un'enorme riluttanza a parlare, Ademaro sorrise cordiale e mutò il tono di voce. «Chiunque sia stato a impiantare un bonsai nel mio giardino otterrà un premio» annunciò scrutando ogni singolo sopracciglio sollevato dei giardinieri.

Una mano tremante vibrò all'improvviso nell'aria. «Io. Sono stato io» pronunciò mentre un compagno a fianco a lui gli diede una forte gomitata.

Il ragazzo scosse la testa innervosito. «No, non siete stato voi. Lo so per certo. Senza dubbio siete scaltro e opportunista. Visto che ci tenete ad avere una ricompensa vi accontento subito: vi concedo cinque secondi per uscire dal cancello prima che ordino alle guardie di portarvi nelle segrete del castello.»

La Fenice del vento - Fiore di PeoniaWhere stories live. Discover now