Capitolo 45: l'ultimo libro di leggende -1°parte

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Solarbiom, città della regione Fiamma, 23 ottobre 495, anno della Lira

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Solarbiom, città della regione Fiamma, 23 ottobre 495, anno della Lira.

Sentì il cuore pulsarle, batterle all'impazzata mentre il suono della campanella decretò la fine delle lezioni del pomeriggio. Mai come quel giorno, la Selindovia era entusiasta di voltare le spalle all'aula scolastica. Corse più che poté nel corridoio, salì rapida le scale e solo quando varcò l'ingresso della biblioteca riprese fiato.

Tutto ciò a cui aveva assistito la sera precedente l'aveva lasciata senza parole. Era stata un'illusione oppure il riflesso di un lampo, il fascio di luce proiettato dalla chiave? Non esisteva la magia, eppure come poteva un oggetto metallico oltrepassare un muro di pietra? C'era solo una cosa che poteva fare per scoprire che cosa era accaduto. Doveva aprire il libro della stanza segreta, ed era convinta che fra gli scaffali che si stavano riflettendo nelle sue iridi avrebbe trovato la soluzione dell'indovinello. Le bastò compiere pochi passi in avanti per avvicinarsi a una libreria nella quale erano riposti i tomi di letteratura. Leggendo i titoli di ciascuno, ne afferrò uno e si sedette su una sedia del tavolo.

Confidò nel libro di leggende locali, che ora stringeva fra le dita, per trovare qualche riferimento a una chiave tempestata di gemme che apriva un misterioso libro. Dopotutto le fiabe raccontavano sempre un pizzico di verità. Sfiorò con i polpastrelli la copertina logorata chiedendosi se fosse più vecchio il castello, oppure quell'insieme di fogli di carta che attendevano di essere letti. Il tempo di compiere un profondo respiro e poi iniziò a sfogliarlo.

Rachele avanzò a piccoli passi, osservando la Selindovia girare con movimenti lenti le pagine di un grosso volume. Proseguì a camminare in punta di piedi e sollevò i lembi della gonna pur di non fare il minimo rumore. Nell'attimo in cui si mise alle spalle dell'amica, inclinò la schiena in avanti chiedendosi se stesse sfogliando un tomo proibito.

«Ciao Noemi, che cosa stai leggendo?» le chiese con tono squillante sbirciando le parole impresse sulla carta ingiallita.

Sobbalzò per un breve istante, in seguito le mostrò la copertina del volume. «È un libro che racconta le leggende locali. Sto cercando un'ispirazione per disegnare un paesaggio fiabesco. Ho intenzione di dipingere un quadro da appendere nella mia camera.»

«Capisco. Allora buona lettura» le riferì uscendo rapida dalla biblioteca.

La nobile sbuffò stringendo con forza un lembo della gonna. Non era stata fortunata come aveva sperato. La sua compagna di classe non teneva in mano un libro proibito. Nonostante ciò era convinta che prima o poi avrebbe provato a curiosare di nuovo in quel ripiano. Noemi è una mia amica, ma se dovesse trasgredire alle regole della scuola non esiterò a informare le guardie pensò fra sé dirigendosi nel salotto della scuola.

La Selindovia osservò le dozzine di volumi collocati sul tavolo

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La Selindovia osservò le dozzine di volumi collocati sul tavolo. Erano trascorse due ore da quando aveva varcato la soglia della biblioteca, eppure non aveva ancora trovato alcun indizio. Aveva studiato ogni nota a fine pagina, riflettuto sul significato di ciascun proverbio tuttavia non c'era nulla di interessante o di nuovo che non sapesse già. Le leggende raccontavano di potenti fate, minacciosi draghi e graziose fenici del vento che sorvolavano il cielo del reame. Storie che spesso sua zia Viola le raccontava da bambina. Sebbene avesse tutte le spalle indolenzite e gli occhi affaticati per la troppa lettura, la quindicenne sfogliò l'ultimo libro appoggiato alla sua destra. Dopo averlo visionato, lo impilò sulla pila di tomi e si stiracchiò le braccia osservando lo scaffale di fronte a lei. L'indomani si sarebbe concentrata a cercare la soluzione dell'indovinello nei quattro ripiani più alti del mobile.

Spossata per la stanchezza si alzò in piedi, e mentre stava rimettendo i volumi al loro posto percepì dei passi echeggiare alle spalle. In un battito di ciglia si voltò di scatto.

«Fra poco questa stanza verrà chiusa» le riferì una guardia agitando in mano un mazzo di chiavi.

Annuendogli, la Selindovia si allontanò dallo scaffale e si affrettò a uscire dalla stanza. Mentre stava percorrendo il corridoio intravide il conte arrivare. I due giovani si fermarono uno di fronte all'altro osservandosi a vicenda senza mai parlarsi. Un silenzio surreale li avvolgeva e sebbene l'atmosfera di quegli attimi fosse placida, un mare impetuoso di ostilità stava traboccando nei loro occhi.

Lo sguardo furioso del nobile valeva più di mille parole. Dall'intensità con cui lo vide arricciare le labbra, la fanciulla dedusse che fosse ancora adirato con lei per il lancio della tisana. Non provò dispiacere per averlo ferito nell'orgoglio. Crede di essere superiore agli altri, ma invece è soltanto un ragazzo viziato privo di umiltà pensò fra sé abbozzando un lieve sorriso.

Serrò ancor di più gli occhi notando quanto fossero sollevati verso l'alto gli angoli della bocca della ragazza. Ne era certo. La popolana gli stava nascondendo qualcosa. Nei prossimi giorni dovrò tenerla d'occhio. Prima o poi troverò un modo per ottenere una rivincita per ciò che ha osato farmi.

Dopo qualche attimo, i due ragazzi ripresero a camminare procedendo in due direzioni opposte senza mai voltarsi.

Dopo qualche attimo, i due ragazzi ripresero a camminare procedendo in due direzioni opposte senza mai voltarsi

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Solarbiom, città della regione Fiamma, 28 ottobre 495, anno della Lira.

Era il quinto giorno consecutivo che Noemi sfogliava i libri di narrativa della biblioteca senza però trovare nessun riferimento sulla chiave dorata.

«E questo era l'ultimo. Non c'è nessun altro tomo che narra le leggende del regno» mormorò la ragazza chiudendo il libro che teneva fra le mani.

«Per l'esattezza quello è il penultimo» precisò il conte varcando la soglia della stanza insieme a un soldato.

Noemi si alzò con rapidità dalla sedia osservando la luce del tramonto dalla finestra. «Vi chiedo scusa, non mi sono accorta che fosse così tardi. Me ne vado subito» gli riferì avvicinandosi alla porta.

Ademaro fece un cenno alla guardia. Con un movimento fulmineo, l'uomo le afferrò un braccio impedendole di andarsene.

«Non ho ancora finito di parlare con voi» affermò Ademaro avvicinandosi a lei per poi inarcare un sopracciglio verso l'alto. «Ho saputo dai soldati, posti a sorvegliare il corridoio, che venite molto spesso in biblioteca. Troppo spesso. Mi è stato riferito che state cercando un'ispirazione per disegnare. È vero?»

«Si è così» gli rispose cercando di liberarsi dalla presa della guardia.

«Non osate mentire» intimò il soldato stringendole con forza il braccio.

La Fenice del vento - Fiore di PeoniaWhere stories live. Discover now