Capitolo 32: finchè avrò respiro- 3°parte

58 11 8
                                    

Notando che l'uomo stesse esitando, il conte inarcò un lato delle labbra verso l'alto

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Notando che l'uomo stesse esitando, il conte inarcò un lato delle labbra verso l'alto. «Se lo desiderate potete condividere con Caligola la gioia di annunciare l'allegra novella al capitano. Ora potete andare» lo liquidò dandogli una leggera pacca sulla spalla per poi sedersi sulla panchina.

Porgendogli un breve inchino, Andrea si voltò di scatto percorrendo fulmineo il sentiero che conduceva all'uscita. Brontolò a ogni falcata compiuta. Di tanto in tanto mormorò sottovoce alcune parole colorite. Per ciascun minuto trascorso a sbuffare, lo passò in compagnia del panico. Non appena oltrepassò le ante del cancello, scorse un soldato attenderlo a pochi metri di distanza.

«Ho temuto che ti avrebbe licenziato» esordì Caligola tirando un sospiro di sollievo.

«Potete ben dirlo. Ci è mancato poco» gesticolò come un forsennato. «Per fortuna il mio stipendio è salvo, ma quel moccioso proprio non lo sopporto. Solo perché il suo papino è potente devo rispettare i suoi ordini. Di certo se fosse stato uno dei miei subordinati a quest'ora gli avrei già tirato il collo» commentò sbuffando per poi proseguire. «D'ora in poi dovremo prestare attenzione anche ai picchi.»

«Come mai?» gli chiese stupito.

«Quel bamboccio altezzoso ha fatto progressi con la magia. Riesce a creare altre specie di volatili. Un battaglione di pennuti altezzosi al suo servizio. E non è tutto... » inspirò quanta più aria possibile. «Purtroppo non è l'unica notizia sgradevole della serata» diede alcune pacche sulla superficie del volume che stava tenendo in mano. Percuotendolo come se fosse un tamburo.

Caligola inclinò verso il basso gli occhi impallidendo per lo spessore del tomo. Lo puntò con un dito per poi sollevare le sopracciglia. «È ciò che temo? È un nuovo libro di leggi?»

Il vice capitano scrollò le spalle annuendo. «Sì, ma entreranno in vigore il prossimo anno. Sono stato incaricato di consegnarlo al capitano. Un dono per la festicciola che si sta volgendo in caserma.»

«Per un attimo ho temuto che dovessimo impararlo a memoria» lo interruppe all'improvviso per poi zittirsi di colpo notando il volto del collega incupirsi.

«Noi no. Ma Armando sì» gli riferì scompigliandosi i capelli. «Entro questa notte» precisò un istante dopo.

«E se non ci riuscisse?» tremò la sua voce proseguendo a parlare. «Quale punizione si abbatterà sul capitano?»

Andrea roteò gli occhi verso l'alto gesticolando con le braccia. Tuttavia non ebbe la forza di pronunciare alcuna sillaba.

«Un'ammonizione così severa che voleranno calici e parole colorite fino all'alba?» suppose preso dal panico.

«È inimmaginabile» arricciò le labbra riprendendo a percuotere il volume. «Questo libro è una sciagura. L'epilogo della nostra vita spensierata in caserma.»

«Per inimmaginabile intendi dire che il malumore del capitano si riverserà su di noi tramutandosi in dure ore di allenamento?» ipotizzò trattenendo il respiro.

La Fenice del vento - Fiore di PeoniaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora