Capitolo 39: l'ampolla

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Meran, città del regno dei Quattroventi, 9 settembre 495, anno della Lira

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Meran, città del regno dei Quattroventi, 9 settembre 495, anno della Lira.

Erano passati alcuni lustri da quando viveva nel regno dei Quattroventi, ma ancora non si era abituato all'odore salmastro che soffiava ogni notte a Meran. Il capo della mano della felicità continuò a osservare dalla finestra del castello il panorama chiedendosi se l'indomani la fioritura degli agrumi avrebbe raggiunto il massimo splendore. Un nitrito di cavalli e un chiacchierio vivace lo indusse a inclinare la testa verso il basso. Nell'attimo in cui posò lo sguardo al cancello, si rallegrò di scorgere un giovane procedere con passo spedito verso il ponte levatoio.

In una frazione di secondo si ritrasse dalla bifora, e chinandosi sotto il letto afferrò la maniglia di un baule tirandolo verso di sé. Dopo averlo trascinato fuori si tolse un bracciale dal polso, e pronunciando una piccola frase il gioiello si trasformò in una chiave. Le dita gli tremarono mentre inserì nella serratura il raffinato oggetto. La luce che si sprigionò fu così tanto graduale che gli concesse abbastanza tempo per coprirsi gli occhi. Tuttavia non ebbe alcuna intenzione di abbassare le palpebre. Mai avrebbe rinunciato ad assistere alla magia realizzata anni prima, insieme a sua moglie, per sigillare lo scrigno.

Fu improvviso quanto un battito di ciglia. Vapori luminosi, e fiori di Peonia inondarono tutta la stanza man mano che il coperchio di legno si spalancò. Così come era apparso, il bagliore calò d'intensità mentre i petali scarlatti vorticarono nell'aria sprigionando un intenso profumo prima di disintegrarsi. Avrebbe voluto continuare ad ammirare l'incantesimo, tuttavia il tempo non concedeva alcuna clemenza. Ogni attimo era prezioso e non poteva in alcun modo essere sprecato nel rivangare gli attimi del passato. Il presente andava vissuto, ma poi lasciato andare permettendo al futuro di imprimere nella mente nuovi avvenimenti. Per questo motivo, dopo aver afferrato un volume custodito all'interno del baule, si lasciò alle spalle il profumo floreale e si affrettò a recarsi nel giardino del castello.

Evaldo mantenne l'andatura spedita anche quando si trovò una moltitudine di vasi di agrumi sparsi sul vialetto ghiaioso

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Evaldo mantenne l'andatura spedita anche quando si trovò una moltitudine di vasi di agrumi sparsi sul vialetto ghiaioso. Zigzagò rapido fra i limoni e le arance, ma nonostante il loro profumo non riuscirono a smorzare l'odore penetrante del mare. Continuò a camminare rapido oltrepassando imponenti palme da dattero e aiuole di piante grasse prestando attenzione a non allontanarsi troppo dalle fiamme azzurre delle torce che oltre a illuminare, lo proteggevano dagli assalti delle zanzare. Non appena scorse un uomo avvicinarsi a lui, non esitò un solo istante a inginocchiarsi.

«Sei arrivato prima del previsto Evaldo» lo afferrò per un braccio inducendolo a rialzarsi.

«Mi è parso che si trattasse di una faccenda urgente, perciò ho preso il cavallo più veloce della scuderia della scuola» gli riferì riverente.

L'uomo gli annuì con il capo, poi compì due passi in avanti. «Mi è giunta la notizia che fra una settimana verrà trasferito un prezioso baule» gli spiegò porgendogli un foglio ripiegato «qui è tracciato il percorso che i soldati percorreranno per arrivare a Solarbiom. Appena avrai occasione prendi il libro contenuto in quello scrigno, e sostituiscilo con questo» glielo mostrò prima di proseguire a parlare. «Il libro sottratto lo dovrai portare a Claudia.»

Prendendo in mano il volume, Evaldo osservò sbalordito la copertina. «Non è una leggenda. Esiste davvero!» commentò trattandolo come se fosse una reliquia.

«Molti sono periti per recuperarlo» commentò l'uomo incupendosi al ricordo degli amici caduti in battaglia. «Durante la guerra, il tiranno aveva evitato di colpire le biblioteche risparmiandole dalla furia dei draghi. Oltre ai tomi di storia, al loro interno erano conservati anche i volumi di magia per cui non intendeva perderli. Tuttavia voleva distruggere un libro in particolare. Ha tentato ogni incantesimo per disintegrarlo, ma non è riuscito nell'impresa. Così l'unica cosa che poteva fare per renderlo inoffensivo era strappargli tutte le pagine.»

Evaldo posò gli occhi sul volume che stava tenendo in mano, e solo allora si accorse che fosse cavo. Non ebbe il tempo per dischiudere le labbra, l'uomo lo anticipò.

«La scorsa volta non ho avuto il tempo per raccontartelo» si trincerò per qualche istante nel silenzio per poi scegliere con cura le parole da pronunciare. «Smemorati del passato, gli abitanti del reame erano indaffarati a ricostruire le città e a organizzare i funerali per i propri cari. Fu allora che Alessandro si prodigò a inviare un gruppo di soldati e un carro di viveri in ciascun paese e borgo del regno. Non solo per dimostrare ai sudditi quanto fosse benevolo e caritatevole con loro. Quanto per avere l'opportunità di ispezionare con discrezione ogni abitazione ridotta in macerie. Come aveva previsto il ceto umile accolse con entusiasmo l'aiuto, convinti che le guardie li avrebbero aiutati a riedificare le case. Ma ciò che ottennero furono invece una manciata di tende montate e posizionate distanti dal centro abitato. È stato davvero abile a raggirare il popolo al solo scopo di raggiungere i suoi obbiettivi. Altresì astuto per ottenere grandi quantità di cibo senza spendere nemmeno uno spicciolo.»

«Ha saccheggiato altri reami?» lo interruppe aggrottando la fronte.

«No. I viveri provenivano dai regni vicini obbligati a versare il tributo in cambio di un trattato di pace. Lo scettro in suo possesso è una delle armi più potenti del continente, e i sovrani dei reami confinanti temendo una guerra mandarono con riluttanza carovane ricolme di generi alimentari.»

«Che uomo perfido!» sbottò arricciando le labbra.

«Lo è, ma anche sua moglie non è da meno. È stata la regina Alessia a consigliargli di donare alimenti al popolo per ottenere la loro fiducia. Sempre lei a suggerirgli di inviare piccoli gruppi di soldati affinché non dessero troppo nell'occhio. Piccoli accorgimenti che ottennero l'effetto sperato sui sudditi. Distratti dal cibo e allontanati dalle loro abitazioni, le truppe poterono svolgere con tranquillità il vero compito che li aveva impartito il re. Frugando tra le macerie e ispezionando ogni edificio ancora in piedi portarono via quadri, dipinti e qualsiasi altro oggetto riconducibile al passato del regno. Anche i tomi di leggende non furono risparmiati da questa razzia. Se nella città era presente una libreria, provvedevano a requisire sia i libri di magia e sia i volumi di storia. I carri partivano uno dietro l'altro. E non è tutto» sospirò stringendo un pugno della mano così forte da far divenire le nocche bianche.

«Se qualche abitante si accorgeva del furto otteneva la rassicurazione che il sovrano avrebbe messo al sicuro i libri e gli oggetti di valore per poi farli ritornare una volta che il paese fosse stato costruito. Ma quei beni non fecero più ritorno. La loro destinazione furono le fornaci del regno dove ogni testimonianza del passato fu bruciata dalle fiamme. Da essi uscirono i mattoni per ricostruire le case prodotti con la cenere di tutto ciò che un tempo custodiva la memoria del regno. Ora comprendi perché il tomo che stai tenendo in mano è così importante per il futuro della Fenice del vento?»

«Sarà un onore portare a termine la missione» gli riferì porgendogli un inchino. Sul punto di voltarsi, prese dalla tasca del mantello una piccola ampolla di vetro. «Il nostro informatore mi ha chiesto di darti questo. Mi ha riferito che avresti capito. È stato ferito durante l'attraversata del deserto. Railis sa essere molto ostile con i viaggiatori.»

L'uomo si commosse all'istante. Asciugandosi le lacrime con il palmo delle mani, lo fissò dritto negli occhi. «Riferisci a Tiger, il migliore amico di Claudia, che ho molto apprezzato questo dono. Ora corri più veloce che puoi. Abbiamo solo questa possibilità per sostituire il libro.»

Mentre osservò Evaldo dirigersi verso l'uscita del castello, il quarantenne rimase pensieroso. «Presto, molto presto conoscerà mia figlia Noemi» bisbigliò sottovoce.

Avvicinandosi a una torcia accesa, posta alle sue spalle, mise in controluce l'ampolla di acqua verde turchese, e fece un breve sorriso continuando a osservarla. La gioia gli batteva nel petto ammirando la prima magia di sua figlia. Ne era certo. Ora che Noemi aveva risvegliato i poteri magici, avrebbe trovato senza problemi il libro che stringeva fra le mani Evaldo.

La Fenice del vento - Fiore di PeoniaWhere stories live. Discover now