Capitolo 17: tuono e fulmine -2°parte

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Uno dopo l'altro, le reclute si voltarono verso il soldato e quest'ultimo incrociò entrambe le braccia al petto raddrizzandosi la schiena

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Uno dopo l'altro, le reclute si voltarono verso il soldato e quest'ultimo incrociò entrambe le braccia al petto raddrizzandosi la schiena. Sebbene non pronunciò una singola parola il suo portamento era un libro aperto. Anni di allenamento impresse sui muscoli delle braccia. La calma dipinta sul viso di fronte alla tensione che si respirava in quella stanza. Occhi che osservavano vigili ciascun movimento dei presenti. Sono io il vero e unico vice capitano della caserma pensò fra sé Andrea lieto che la messa in scena fosse terminata. Senza indugiare, si avvicinarono a lui entusiasti. Alcuni di loro gli riferirono che avevano intuito che lui avesse un ruolo importante nella scuola. Molti si scusarono per essere stati stupidi a non averlo compreso prima. Altri, invece, si dettero uno schiaffo arrabbiandosi con se stessi per essere stati ingannati da un ragazzino nobile. 

Ma i rimproveri non si conclusero per Brancaleone. Il conte proseguì il discorso alzando il tono di voce. «Non sei un plebeo da taverna, e non disonorare ulteriormente il ceto aristocratico» lo mise in riga senza troppi complimenti. «Dopotutto sei un barone con un alto lignaggio.»

«Quindi hai molta esperienza al riguardo vivendo circondato da soldati e da persone competenti, ma plebee. Allora mi consiglieresti un appellativo adatto per descriverti in modo che il prossimo anno possa riferirlo alle guardie da valutare?» lo punzecchiò cercando di metterlo in difficoltà.

«Non è il momento migliore per discutere. Abbiamo ancora alcune faccende da chiarire. E a proposito, ti proibisco di nominarmi in quel modo» deviò il discorso rivolgendosi in seguito al vero vice capitano.

«Andrea avete qualcosa da riferirmi riguardo alle persone che sono passate?»

«Diverse cose. Ecco qui la lista veritiera. Il vostro migliore amico si è parecchio divertito a mentire. Una recluta in particolare va cacciata quanto prima» tuonò l'uomo per poi puntare un dito contro una guardia baffuta in prima fila.

«Non sa leggere» gli spiegò autoritario.

«Ma è un aristocratico!» lo difese Brancaleone alzandosi di scatto dalla sedia.

«E quindi? Se non sa leggere, come potrà mai eseguire gli ordini?» intervenne l'uomo a fianco ad Ademaro per poi osservare ciascuna delle aspiranti guardie.

Solo allora i presenti si interessarono di lui. Erano così tanto presi a fissare ogni movimento del conte che non avevano fatto caso a chi l'avesse accompagnato. Ma ora la prospettiva era cambiata. Lo fissarono con timore. Per prima l'altezza che superava di gran lunga quella di Andrea. In seguito puntarono gli occhi sul pizzetto nero che si congiungeva alle basette. Infine tremarono per il tono di voce con cui egli proseguì a parlare.

«Nella mia caserma non ha nessuna importanza se siete aristocratici o popolani. Siete dei membri dell'esercito e non è ammessa l'incompetenza. Vice capitano, accompagnate questo candidato al cancello» decretò avendo la piena approvazione di Ademaro che annuì concorde.

La Fenice del vento - Fiore di PeoniaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora