Capitolo 42: giorni contati

81 11 23
                                    

Bemar, città della regione monte Opale

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Bemar, città della regione monte Opale. 22 ottobre 495, anno della Lira.

Dalla torretta di guardia, gli arcieri non osarono muoversi e neppure si azzardarono a dischiudere le labbra. Rimasero pietrificati mentre osservarono una carrozza oltrepassare l'ultimo tornante. Solo uno di loro ebbe il coraggio di ruotare il collo, ed emettere un breve squillo di tromba provando compassione per i fanti che stavano sorvegliando l'ingresso del castello.

Un temporale si poteva prevedere. Da un acquazzone ci si poteva difendere riparandosi in un luogo sicuro. Ma dalla fanciulla che stava scendendo dal mezzo di trasporto non c'era scampo né via di salvezza. Nemmeno se fossero stati dotati di ali sarebbero riusciti a fuggire in tempo. I fanti si scambiarono una breve occhiata prima porgerle un inchino. Commisero l'errore di rivolgerle la parola.

«Siamo lieti di rivedervi, Nomade» esordì il più anziano.

Soffiava la tempesta nei suoi occhi, annunciandola con passi rapidi e fulminei. «Cosa state ancora impalati. Aprite il cancello!» ordinò trascinando l'ampia gonna del vestito sul ghiaino della piazzola.

Le bastò osservare la lentezza con cui stavano spingendo le ante del cancello per innervosirsi. «Più veloci. Non ho tempo da perdere. Volete che informi il re della vostra incompetenza?» li minacciò inasprendo il tono di voce.

Non servì sentire nessun altro rimprovero per aumentare la velocità dei movimenti. Spinsero con tutte le loro forze le ante metalliche, e non appena riuscirono a spalancarle si sedettero per terra cercando di riprendere fiato. Rimanendo accovacciato, uno dei due fanti fissò la ragazza mentre la vide passare a fianco a lui. Il vento per un attimo le abbassò il cappuccio del mantello e alcune ciocche, color nocciola, le svolazzarono in aria. Il giovane rimase con la bocca socchiusa rimanendo ammaliato dal suo viso, nonostante la maschera le velava gran parte dei connotati. Proseguì a fissarla incantato, inondando la mente di pensieri audaci.

La Nomade si sollevò il cappuccio e con un'abile mossa lanciò un pugnale contro il ragazzo dalla pelle ambrata. Quest'ultimo rotolando per terra riuscì in tempo a schivarlo. Arricciando le labbra, si posizionò di fronte a lui puntandogli un dito contro.

«Provate soltanto a guardarmi di nuovo in quel modo, e vi posso garantire che il mio pugnale non esiterà a tagliarvi la gola» sibilò maligna.

I fanti rimasero immobili mentre la videro inclinarsi con la schiena per recuperare l'arma infilzata nel terreno. Non osarono neppure alzarsi mentre la osservarono oltrepassare l'ingresso del castello. Iniziarono a muovere le gambe soltanto quando la videro allontanarsi.

Prima si tolse l'elmo, in seguito il cinquantenne armato porse una mano al collega per aiutarlo ad alzarsi in piedi. «Cerchi per caso la morte, ragazzo?»

«No, di certo. Ma come potevo non approfittare di quel momento per contemplare la sua bellezza?» si scompigliò i capelli abbozzando a un lieve sorriso.

La Fenice del vento - Fiore di PeoniaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora