Capitolo 19: riflessi argentati -2°parte

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Nelle vie di Alosia la confusione regnava sovrana

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Nelle vie di Alosia la confusione regnava sovrana. Panchine ribaltate e sedie rotte lastricavano il cammino di Noemi e Alvise. Non c'era una singola taverna risparmiata dalla furia dei soldati. Ragazzi che correvano. Uomini che scappavano presi dal panico. Schegge di vetro e boccali ancora pieni abbandonati sui tavoli. Tuttavia il cocchiere proseguì a camminare come se nulla stesse accadendo scavalcando oggetti infranti ed evitando i pacchetti di merci lasciati ai margini della strada ciottolosa.

«Stanno cercando delle spie, ma se continuerete a fissare in quel modo le guardie potrebbero pensare che siete una criminale» le riferì afferrandola per una mano. «Coraggio, il peggio è passato» la rassicurò abbozzando un lieve sorriso indicando con un cenno le truppe che si stavano ritirando.

La giovane annuì riprendendo a camminare spedita, e dette alcune occhiate alle persone arrestate. Ne contò dieci di cui tre donne. Un leggero strattone le impedì di scrutare ancora quei volti rassegnati che scendevano le scale.

«Che sorte li attende?» gli chiese non appena raggiunsero la piazza principale della città.

«Non essere in pensiero per loro. Trascorreranno qualche giorno nelle prigioni ma poi verranno rilasciati» le mentì al solo scopo di tranquillizzarla.

In quanto membro dell'esercito era tenuto a non divulgare a nessun civile la fine destinata a chi fosse considerato un nemico del regno. Nei migliori dei casi esiliato. Nei peggiori portato alle pendici del monte Opale da cui nessuno faceva più ritorno proprio come quel gruppetto appena arrestato.

Avvicinandosi alla carrozza color cobalto, Noemi si sorprese che i cavalli fossero diversi. Non più i docili animali dal manto grigio che l'avevano portata via da Ventalun. Ma degli splendidi esemplari corvini che raschiavano con gli zoccoli la pavimentazione del piazzale impazienti a partire.

Intuendo cosa stesse pensando la fanciulla, l'uomo le parlò con fermezza. «Ogni volta che si compie una sosta, la caserma della città sostituisce i cavalli per evitare che il lungo tragitto li possa affaticare» le spiegò spalancando lo sportello per poi dispiegare la scaletta in ferro e cuoio nascosta all'interno del pavimento della carrozza.

Seppure provasse un forte dispiacere ad andarsene dalla città, una sensazione di disagio la indusse a entrare con rapidità all'interno del mezzo di trasporto. Mentre il cocchiere diede l'ordine ai cavalli di correre, Noemi scrutò per l'ultima volta i vasi dei fiori appesi sui muri delle abitazioni rallegrandosi che presto avrebbe oltrepassato l'uscita della perla di tutte le oasi. Si chiese, tenendo premuta una mano sul petto, che cosa la stesse spronando a desiderare di scappare il più lontano possibile. Era stato forse l'inseguimento dei mercenari ad averle fatto comprendere che nessun posto fosse sicuro quanto il suo borgo? Oppure l'impressione che le statue la osservassero con ostilità ad averle frantumato la tranquillità? O invece era lo spavento per il modo brusco con cui i soldati avevano perquisito le taverne a darle l'impressione che fosse in pericolo? Di certo Alosia l'aveva ammaliata, ma al tempo stesso l'aveva fatta sentire in trappola. Una gabbia di misteri, fatti inspiegabili ed eventi che sarebbero per sempre rimasti scolpiti nella mente. Così come la moltitudine di volti, palazzi maestosi e profumi speziati. Socchiudendo gli occhi e notando che ormai il centro abitato fosse solo un puntino all'orizzonte si distese sul sedile per poi addormentarsi ritrovando la serenità perduta.

La Fenice del vento - Fiore di PeoniaWhere stories live. Discover now