Capitolo 1

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*** cinque anni dopo ***
«Élo, puoi venire un attimo?»
"Non oggi" pensai. Non vedevo l'ora di tornare nel mio piccolo appartamento, ero sfinita e non pensavo ad altro se non al bagno caldo che mi aspettava a soli due isolati da qui.
«Certo Marcus» risposi subito io, tanto sapevo che non mi avrebbe fatta uscire di lì senza prima avermi parlato. Raggiunsi il suo ufficio, entrai e mi accomodai sulla poltrona di fronte alla scrivania sperando di non addormentarmi proprio di fronte a lui.
Marcus era un bel ragazzo. Aveva una decina d'anni più di me ma non sapevo bene quanti. Era alto, capelli marroni rasati sui lati e due occhi color ambra capaci di indurti a fare cose che non penseresti mai di fare. Era il direttore della palestra e come tale aveva un fisico scolpito che non aveva nulla da invidiare ai modelli che si vedono nelle sfilate di moda.
Solo dopo che mi misi comoda iniziò.
«Non voglio trattenerti troppo quindi vado subito al punto»
lo ringrazia mentalmente
«Sono ormai cinque anni che frequenti questa palestra ogni giorno e credo che tu abbia capito come funziona qui - fece una pausa e continuò - i clienti sono diventati troppi e non riesco a allenarli tutti da solo quindi ho preso in considerazione la possibilità di assumere un nuovo allenatore.»
Mi misi subito sull'attenti
«Aspetta un secondo Marcus- lo interruppi- io non posso e non voglio farmi allenare da un altro che non sia tu, sai bene cosa ti ho chiesto quando sono entrata in questa palestra e lo sai che ti sono grata per tutto quello che hai fatto per me finora ma non credo che un altro allenatore mi capisca meglio di come mi capisci tu»
Mi stavo già preparando un milione di motivi per cui lui era il meglio per me quando lui scoppiò in una fragorosa risata.
«Cosa ho detto?!» gli chiesi con un pizzico di nervosismo.
«Oh ti prego lasciami finire Élodie- Lo guardai sorpresa - So quello che ti ho detto e non intendo rimangiarmelo né ora né mai- tirai un sospiro di sollievo- come ti ho detto avrei bisogno di aiuto e io ho sempre voluto al mio fianco persone di cui mi fido ciecamente quindi le possibilità di trovare qualcuno adatto sono veramente scarse. Sai benissimo che io mi fido di pochissime persone e sai anche il perché, quindi sono giunto a una conclusione» riflettei un attimo sulle sue parole e quando continuò credetti di aver capito male
«Tu» disse
«Io?» ripetei confusa.
«Sei come una sorella per me, mi fido di te come di nessun altro e so che in tutto quello che fai ci metti impegno, determinazione e passione! Cosa ne pensi?»
Sembrava avessi appena visto un fantasma ma quando mi ripresi dallo shock iniziale e iniziai a metabolizzare ciò che aveva appena detto il mio corpo esplose. Non riuscivo più a stare ferma così mi alzai e gli risposi
«Se è tutto uno scherzo ti ammazzo»
Lui sorrise e mi assicurò che era tutto vero.
«Si» dissi
«Si? Hai accettato?! Ma è fantastico»
Un sorriso a trentadue denti si aprì sulla sua bocca.
«Devo solo parlarne con Alice, anche se so che per lei non ci saranno problemi» dissi.
Lui con il sorriso ancora stampato in volto allora rispose
«Certo! Se per te va bene inizierai dopodomani, il 3 agosto, visto che cominceranno i corsi. Non sai quanto sono felice che tu abbia accettato»
Poi si alzò e venne davanti a me.
«Non sai quanto sono felice che tu me l'abbia chiesto» Risposi io.
Marcus mi abbracciò.
Uno di quegli abbracci che sono lui sa darti, dove anche senza parole capisci che sei importante per lui e che per nulla al mondo ti lascerà sprofondare nelle tenebre. Non mi aveva più abbracciata così da quando, cinque anni prima, mi aveva incontrata e gli avevo spiegato cosa mi era successo. Lui non aveva provato compassione come gli altri, lui come un padre mi aveva preso con sé e mi aveva portata in un luogo sicuro.
«Penso che ora dovrei andare» dissi ancora stretta tra le sue braccia.
«Certo ma stai attenta fino a casa e- fece una breve pausa poi mi guardò negli occhi - non cambiare idea riguardo al lavoro ti prego»
Io gli sorrisi.
«Te l'ho già detto, non aspettavo altro che questo»
Dopodiché gli lasciai un bacio sulla guancia e uscii dal suo ufficio.
Raccolsi il mio borsone da terra e mi incamminai verso la porta principale. Quando questa si chiuse alle mie spalle mi resi conto della responsabilità che ora avevo. Non avevo mai allenato nessuno in vita mia, non ero una di quelle persone che riesce ad approcciarsi con gli altri facilmente e che ha molta pazienza con coloro che devono imparare. Ormai, però, l'avevo promesso a Marcus e non potevo tirarmi indietro.

Ero davanti alla porta della palestra da quasi cinque minuti, spesso mi immergevo nei miei pensieri e non mi rendevo conto del passare del tempo. Mi accorsi che sulla porta vi era appeso un foglio con le firme di coloro che prendevano parte alle lezioni e il loro anno di nascita. Erano già più di cinquanta le persone che avevano firmato, tutti ragazzi e ragazze che avevano dai 12 ai 30 anni. Avevo lo sguardo perso, mi dissi che potevo farcela che in fondo avevo superato sfide peggiori di questa e che mi avrebbe fatto bene staccare di più dalla realtà.
Presi in mano la penna appesa al foglio e scrissi il mio nome vicino a quello di Marcus.

* flash-back *
«So io di cosa hai bisogno, quando devo sbollire e rilassarmi c'è solo un posto per esternare il mondo reale e solo un modo per sfogarmi - mi disse - Vieni» e senza obiezioni lo seguii.
Osservavo la porta di quell'edificio da dieci minuti buoni. Marcus, sebbene mi conoscesse solo da un'ora, mi teneva un braccio sulle spalle e mi diceva che non c'era fretta di entrare che avevo tutto il tempo che mi serviva.
Avevo gli occhi gonfi a causa del pianto, delle lacrime solitarie mi rigavano ancora il viso e il mio stato d'animo non era dei migliori. C'era però qualcosa in Marcus che mi faceva vedere una luce in fondo al tunnel dove ero da mesi ormai. Saranno stati i suoi occhi o il suo sorriso, sinceramente non lo so ma c'era qualcosa in quella sua espressione serena e sincera che mi diede la forza di rinascere.
«Posso farcela» dissi più a me che a lui
«Ne sono più che convinto» sorrise Marcus.
«Promettimi una cosa però»
«Tutto quello che vuoi!»
«Appena entrerò in quella porta non abbandonarmi.»
Esitò un po' per la sorpresa della cortesia che gli avevo chiesto poi rispose
«Non ti abbandonerò te lo prometto. Non ti lascerò lo giuro su tutto ciò che ho di più caro»
Feci un passo avanti con Marcus al mio fianco, presi un lungo respiro, afferrai la maniglia della porta e decisi che dovevo andare avanti. Non dovevo abbandonare ciò che mi era successo in passato ma dovevo farmene una ragione e provare almeno a rivivere. Con questo presupposto varcai la soglia.
* fine flash-back *

«Ehi, tutto a posto?»
Sobbalzai, ero immersa nei miei pensieri e non mi ero resa conto del ragazzo che mi stava alle spalle. Mi voltai di scatto. Lui mi fissava con un velo di preoccupazione negli occhi : Stava ancora aspettando una risposta.
«Va tutto bene?»mi chiese per la seconda volta.
Solo allora capii che gli stavo intralciando la strada e che molto probabilmente doveva entrare in palestra.
«Si certo. Scusa per... Ehm se ti ho bloccato il passaggio. Io stavo solo guardando una cosa qui»indicai la porta, lui spostò lo squadro per un momento alle mie spalle poi tornò a fissarmi negli occhi.
«Ti sei inscritta ai corsi?» chiese.
«Oh no no io volevo solo vedere l'elenco. Beh è meglio che vada ora.»
Senza aspettare una sua risposta gli girai intorno e iniziai a camminare a passo spedito verso casa.

Guardai l'ora: erano le 22 passate. Ormai sarei già dovuta essere a casa da un bel pezzo così decisi di mandare un messaggio ad Alice per non farla preoccupare. Percorsi il tragitto verso l'appartamento cercando di non pensare a tutto ciò che mi era successo e ai mille pensieri che affollavano la mia mente.
Non potevo permettermi di pensare altrimenti avrei trovato troppi aspetti negativi sul mio nuovo lavoro e avrei finito per dire a Marcus che non potevo.
Entrai nel mio palazzo, percorsi quattro rampe di scale, arrivai al terzo piano e mi incamminai lungo il corridoio verso il mio appartamento. La porta era socchiusa, Alice mi aveva sentita arrivare e mi aveva aperto.
«Sono a casa» urlai per avvertire della mia presenza. Alice mi raggiunse sulla soglia e mi salutò con un abbraccio. Era già in pigiama, aspettava il mio rientro per andare a dormire.
«Ti ho preparato la vasca per il bagno. Io vado a letto se hai bisogno di qualcosa chiamami.» Si allontanò diretta alla sua stanza.
Era sempre stata una donna protettiva, anche prima dell'incidente, le piaceva prendersi cura degli altri e fare del bene. La ammiravo molto per questo e per tutto quello che faceva per me.
«Sei sicura di non volere venire con me domani?»
Era girata di schiena e la vidi irrigidirsi.
«Non penso di riuscire a sopportarlo. Sono passati cinque anni ma non credo di essere ancora pronta.»
Sapevo che mi avrebbe risposto così ma lo chiedevo ogni volta. Magari speravo che potesse passarci sopra completamente.
«Beh, se cambi idea avvertimi. C'è tempo fino a domani mattina»
Annuì e sparì dentro la sua stanza.
Mi incamminai verso il bagno, mi svestii e mi immersi nella vasca fino al collo.
I pensieri che fino a poco tempo prima avevo cercato di scacciare erano tornati ma adesso non era più il lavoro il mio problema. Era Alice che mi preoccupava.
Sapevo che aveva superato il trauma, ma perché non voleva venire con me?
Potevo lasciarla da sola proprio il giorno dell'anniversario?
Ma la domanda che mi assillava maggiormente era: riuscirà mai ad affrontare definitivamente l'accaduto?

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