Capitolo 21

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« Ci vediamo giovedì , mi raccomando studiate!» ci disse il professore al suono della campanella.
Erano due ore che prendevo appunti e la mia mano era leggermente indolenzita. Ormai scriveva da sola e, appena la campanella suonò, posò la penna senza che io me ne accorgessi.
L'ora di filosofia era l'ora più noiosa che avevo. Il prof parlava a bassa voce e ad un ritmo molto lento perciò non era difficile addormentarsi.
Avevo ancora due ore di lezione prima della pausa pranzo e il mio stomaco richiedeva già da mangiare. Ero insaziabile.
Andai verso il mio armadietto. Dovevo posare i libri e prendere quelli per l'ora dopo. Lungo il tragitto incontrai Bea e le fregia un pezzetto del suo spuntino. Era più forte di me, dovevo mangiare.
Quando arrivai a destinazione mi stupii di non trovare Peter, ogni volta che ero andata al mio armadietto era sempre lì, come se aspettasse il mio arrivo. Ovviamente era tutto frutto della mia immaginazione, lui era lì perché aveva lì l'armadietto non per innervosire me.
Letteratura. Avevo due ore di letteratura. Grandioso!
Se prima ero di pessimo umore adesso era meglio starmi lontana, il professore di letteratura mi aveva preso di mira sin dal primo anno. Diceva che dovevo relazionare con gli altri e essere più presente in classe. Mi andava bene che ero brava in quella materia e allora mi aveva promossa altrimenti a quest'ora sarei ancora al primo anno.
Arrivai in classe con cinque minuti di anticipo e lui era già lì seduto alla cattedra.
« Buongiorno professor Hood!» dissi sfoggiando il più falso dei miei sorrisi.
Mi fissò da sotto la montatura dei suoi occhiali.
« Oh signorina Wilkins. Ha passato una buona estate?» chiese gentilmente.
Aveva appena battuto la testa o cosa? Lui mi odiava.
« Certamente.» dissi non volendo prolungare la conversazione.
« Sono felice per lei. Spero che quest'anno inizi ad applicarsi maggiormente rispetto gli anni scorsi. Quest'anno sarà più dura e non basterà fare presenza in classe. Dovrà interagire o la vedo dura farla passare il diploma signorina Wilkins.»
Ecco il caro vecchio scorbutico professor Hood fare il suo ingresso. Sapevo che non sarebbe durata tanto a lungo la sua gentilezza.
Prima che potessi rispondergli a tono la campanella suonò segnalando l'inizio delle lezioni. Alcuni alunni fecero ingresso nell'aula e così andai a prendere posto. Non volevo ritrovarmi in prima fila di fronte al mio amico professore.
Hood chiuse la porta e si posizionò davanti alla cattedra.
« Buongiorno ragazzi. Spero abbiate passato una buona estate. Come ho accennato ad una vostra collega prima quest'anno sarà leggermente più difficile degli anni scorsi. Non sarà una passeggiata prendere il diploma e io, ovviamente, cercherò di fare il meglio per farvi uscire preparati al massimo. Ma pretendo il massimo anche da voi. - spostò lo sguardo nella mia direzione- Dovrete rispettare le mie regole e comportarvi in maniera corretta con i vostri compagni. Per questo quest'anno ho deciso di aumentare i lavori in coppia. Voglio formare un vero gruppo classe e non accetto obiezioni.» disse guardandomi negli occhi.
Sbuffai e mi misi comoda sulla sedia. Non abbassai lo sguardo dai suoi occhi, non gliel'avrei data vinta.
In quel momento qualcuno busso alla porta. Il professore non si girò a guardare chi fosse e continuò a guardarmi.
« Avanti.» disse con lo sguardo fisso.
« Salve prof. Scusi il ritardo.» rispose Peter.
« Salve signor Anderson. Vedo che vuole onorarci della sua presenza.» spostò finalmente lo sguardo verso il ragazzo.
« Non potrei mai saltare una lezione di letteratura, lei sa quanto la ami.» disse sogghignando.
« Vada a sentirsi per cortesia.» rispose spazientito il prof.
Peter venne verso di me e si sedette nel posto accanto al mio.
« Bene, ora possiamo cominciare.» disse Hood.
Appena iniziò a parlare vidi Peter mettersi comodo sulla sedia e girarsi verso di me.
« Cos'era tutta quella tensione poco fa?» chiese.
« Nulla di che. Il prof mi ha preso di mira da tre anni ormai e ogni anno cerca di mettermi paura, senza mai riuscirci.» risposi senza guardarlo.
« Ti credevo una ragazza secchiona e amata dai professori. Mi stupisci Élodie Wilkins.» disse in risposta.
« Le apparenze ingannano. Piuttosto come mai arrivi sempre tardi a lezione?» ero curiosa di saperlo.
« Sono sempre molto impegnato, è difficile far combaciare tutto senza mai fare degli errori sul tempo.»
« Cosa?» chiesi ridendo visto che non avevo capito.
« Lascia stare. Te lo spiegherò quando sarai più grande, ragazzina.» mi disse prendendomi in giro.
Lo guardai male, il malumore era uscito di nuovo in superficie.
Prima che potessi dire qualcosa mi bloccò. Oggi non potevo esprimermi che tutti mi fermavano.
« Parlando di te, vedo che ti scegli accuratamente gli amici. Quella ragazza di ieri ha il tuo stesso modo di approcciarsi.» disse.
« Chi? Bea?»
Annuì.
« Si lei è abbastanza strana, ma è bravissima. Diciamo che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno.» dissi guardandolo.
Sorrise e fissò davanti a sé il prof che camminava avanti e indietro.
Avrei giurato che avesse detto un "mi piace", ma la mia mente mi giocava spesso brutti scherzi così non chiesi nulla.
Passammo tutte e due le ore a parlare e, raramente, ad ascoltare il professore. Per la prima volta dopo anni non mi ero annoiata durante una lezione di letteratura.
Quando la campanella suonò uscimmo tutti dall'aula come se fosse una prigione. A quanto pareva non ero l'unica a detestare quella materia e quel professore.
Andai dritta al mio armadietto per posare i libri e Peter mi seguì.
Sarei dovuta andare a mangiare, ma improvvisamente mi era passata la fame.
Non volevo andare in mensa, avevo sempre odiato quel posto. Si sentiva la puzza di fritto e, una volta uscita, non si riusciva più a togliersela di dosso. In più quello era il posto in cui si notava maggiormente che ero da sola e spesso mi accorgevo di persone che mi guardavano per capire cosa facessi senza nessuno. Odiavo essere il centro dell'attenzione e la notizia sulle bocche di tutti, ma alla fine mi ero abituata e non ci facevo più caso.
Aprii la porta per entrare nella mensa, le urla e l'odore si sentirono subito. Mi diressi per prendere un vassoio e andai a prendere da mangiare.
Non mi resi conto che Peter era stato al mio fianco dall'aula alla mensa fino a quando non si sedette di fronte a me.
Iniziò a mangiare tranquillamente senza badare a me che lo stavo fissando.
« Cosa c'è?» chiese senza alzare gli occhi dal vassoio.
« Niente. Mi stavo solo chiedendo come mai stai mangiando con me e non con qualcuno di più ehm diciamo... interessante.» risposi titubante.
« Non vuoi che mangi qui?» chiese.
« A me non fa differenza dove mangi tu!» risposi acidamente.
Erano appena entrate in mensa le ragazze popolari della scuola, quelle "noi siamo al centro del mondo voi non siete nulla". Non le sopportavo, si credevano superiori a tutti e questo non mi andava a genio.
« Stavo solo aspettando che arrivassero i miei amici e poi pensavo ti avrebbe fatto piacere avere compagnia.» disse Peter.
Mi ero dimenticata di lui, stavo pensando a quelle oche che mi ero scordata di avere compagnia.
« Come vuoi.» dissi.
Iniziai anch'io a mangiare, ma venni interrotta quasi subito da qualcuno che si sedette vicino a me e che mi tirò una gomitata.
« Ehi fai attenzione.» dissi senza guardare chi era.
« Scusa, non l'ho fatto apposta. Vedo che il malumore non ti è passato.» rispose.
Vidi Peter ridere sotto i baffi ma non gli dissi nulla. Ricominciai a mangiare.
« Mi sono dimenticata come ti chiami, vicino di armadietto di Élo.» disse Bea a Peter.
« Peter Anderson ma tutti mi chiamano Pet.» sorrise sfacciatamente.
« Beatrice Cohen ma odio il mio nome quindi puoi chiamarmi Bea. Anzi chiamami Bea se no mi arrabbio, non so perché i miei mi hanno chiamata così. Beatrice è un nome orribile e se solo avessi saputo che...» disse velocemente.
Si bloccò non appena sentì la mia risata.
« Lo stai facendo di nuovo.» dissi.
Lei diventò rossa e abbassò la testa per far ricadere i capelli davanti al viso.
« Io lo trovo adorabile.» disse Pet.
Alzai gli occhi al cielo. Ci stava provando spudoratamente davanti a me con Bea.
« Chi è adorabile?» disse una voce inconfondibile.
Mi bloccai. Lasciai ricadere la forchetta sul piatto e sbarrai gli occhi. Ecco chi erano gli amici che aspettava.

Fight for youWhere stories live. Discover now