Capitolo 11

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Era tardi quando uscimmo dalla palestra.
Il gruppo di quel giorno mi aveva sfinita.
Erano esattamente l'opposto di quelli di lunedì.
Parlavano di continuo e toccavano tutti gli attrezzi che trovavano.
Non ce la facevo più ma decisi comunque di aspettare Marcus prima di andarmene.
Per questo uscii molto tardi.
Dopo il suo pianto liberatorio non avevamo più parlato e, sinceramente, ne ero felice perché lui aveva bisogno di distrarsi. L'avevo sempre ritenuto un uomo forte che, anche nelle situazioni più difficili, non si faceva abbattere ma, avevo capito, che tutti prima o poi crollano. Marcus era pur sempre un uomo e come tale provava emozioni e sentimenti.
Stava chiudendo la porta a chiave, non potevo credere che neanche sette ore prima era a pezzi, in quel momento sembrava il solito vecchio Marcus.
« Ti darei io un passaggio fino a casa ma vedo che hai compagnia» disse con un sorriso in volto indicando dietro di me con un cenno di capo.
Mi voltai per capire cosa intendesse e quando vidi a chi si riferiva non potei fare a meno di sorridere. Non sapevo neanch'io il perché ma sorrisi.
« È solo un conoscente» dissi come per giustificarmi della sua presenza.
« Come no! Prima conoscente poi amico e dopo qualcosa di più - rise - non devi giustificarti con me Élo! Sono stato anch'io un ragazzo!» esclamò.
« Ti assicuro che non è niente di più di un conoscente e rimarrà sempre così.» dissi.
« Come vuoi tu ma sappi che se prova a ferirti in qualunque modo io non gliela farò passare liscia.» continuò lanciando un'occhiata in cagnesco a Matt.
Non potei far altro che ridere.
« Sei decisamente stanco forse è meglio che torni a casa!» dissi senza smettere di ridere.
Annuì. Matt si stava avvicinando.
Strinsi Marcus in un abbraccio e gli diedi un bacio sulla guancia, il che fece strano anche a me visto che non davo mai baci.
« Se hai bisogno di qualcosa chiamami!» dissi utilizzando la frase che di solito lui usava con me.
« Sapevo che non dovevo dirti nulla! Non sono ancora invalido Élo, me la cavo da solo.» ribatté.
Non dissi nulla ma feci una smorfia che diceva "certo, come no".
« E tu vedi di fare il bravo con la mia bambina altrimenti ti spezzo tutte e due le gambe!» mi strinse a sé.
Non ci potevo credere che l'avesse detto sul serio. Stavo diventando rossa dall'imbarazzo, stavo per scappare a gambe levate da quella situazione però decisi di rimanere per vedere cosa ribatteva Matt. Notai che anche lui divenne rosso e abbassò il capo per non darlo a vedere.
« Non si preoccupi... Signore!» scoppiai a ridere e Marcus se ne andò.
Iniziai a camminare sapendo che Matt mi avrebbe seguita.
« Signore???» continuai a ridere.
Matt si grattò la nuca in modo imbarazzato.
« Quell'uomo mi ha fatto paura! Dovevo fargli notare la sua supremazia per non farmi pestare a sangue.»
Risi ancora più forte emettendo dei versi strani.
« Voi maschi avete una mentalità molto complicata. Marcus non farebbe male ad una mosca, è buono come il pane.» dissi per rassicurarlo.
« Questo lo dici tu che gli stai simpatica ma non credo si farebbe problemi a spezzarmi le gambe come ha detto.»
Non smettevo di ridere.
« Probabilmente se mi sentisse dire che è buono come il pane mi prenderebbe a pugni. Ti posso dire però che è un uomo di parola, se dice una cosa la fa!»
« Sei molto confortante sai! Come se non fossi già abbastanza terrorizzato. Comunque se fosse "buono come il pane" - disse mimando con le dita le virgolette - non avrebbe di certo aperto una palestra per la boxe!»
« Ha la palestra per scaricare tutte le sue preoccupazioni su un sacco da boxe e non su una persona»
Sembrava convinto.
« Parlando d'altro, cosa facevi fuori dalla palestra?» chiesi.
« Ti stavo aspettando! Non mi piace che torni a casa da sola di notte, potrebbe essere pericoloso per una ragazza! In giro ci sono molte persone malintenzionate.»
Stavo per mettermi di nuovo a ridere.
« Lo pensi sul serio? - chiesi - Credo di averti già fatto vedere che sono capace a difendermi però...»
Era difficile per me ammetterlo.
« Però?» mi incitò lui.
« Però èstatounpensierocarinodapartetua!» dissi il più veloce possibile sperando che lui non capisse ma come avevo già detto sono sfortunata.
« Io sono carino. Comunque non pensavo bastasse presentarsi per due volte fuori dalla palestra per farsi dire di essere carini. Ti credevo più spietata Élodie Wilkins.»
Non avevo voglia di ribattere, come avevo già detto ero stanca, così decisi di cambiare di nuovo argomento ma lui mi precedette.
« Mi piace la tua risata!»
« Cosa?» chiesi.
« Mi piace il suono che fai quando ridi, insomma hai una bella risata.»
Eravamo quasi arrivati a casa mia. Non sapevo cosa rispondergli. Restammo silenzio per un po' poi trovai qualcosa da dire.
« Anche a me piace la tua faccia terrorizzata!»
Adoravo prenderlo in giro.
Ero arrivata.
« Oh andiamo ogni volta che cerco di fare il gentile tu ti prendi gioco di me! Sei perfida!»
Sorrisi. Trovai le chiavi di casa e aprii il portone.
« Vabbè, grazie della scorta ma non sei tenuto a farlo di nuovo. Ciao» entrai, non amavo molto i saluti.
Come la sera precedente, quando io chiusi la porta lui mise il piede per non farla chiudere.
« Adoro quando cerchi di cambiare discorso ogni volta.»
Tolse il piede e io chiusi il portone.
Mi appoggiai alla porta e mi sedetti per terra con la testa fra
le mani e gli occhi chiusi.
Ero in difficoltà.
Dare un'opportunità a Matt o chiuderlo fuori come avevo fatto fin'ora con tutti?
Solitamente avrei deciso di chiuderlo fuori ma lui sembrava diverso. Sembrava capirmi come nessuno mi aveva mai capita, eccetto Crystal.
Sebbene mi conoscesse da meno di due giornii era già riuscito a fare tante cose che altri in più tempo non erano riusciti a fare. Per esempio farmi ridere, mettermi in imbarazzo e farmi dimenticare la mia promessa di cinque anni prima.
" Non farò mai più entrare nessuno nella mia vita! Non voglio più soffrire e nessuno prenderà mai il posto di Crystal! Nessuno è degno di rimpiazzarla." Continuavo a ripetermi la mia promessa.
Sembrava un discorso da bambina viziata ed egoista ma preferivo definirlo come da persona che ha sofferto molto.
La luce delle scale si accese risvegliandomi dai miei pensieri. Mi alzai di scatto e cominciai a percorrere le rampe di scale.
Continuavo a pensare.
La decisione era difficile.
Mi dissi di non pensarci più e varcai la soglia di casa.
Come ogni sera Alice mi aspettava sveglia. La salutai e andai in bagno a farmi la doccia.
Erano quasi le undici di sera quando finalmente mi coricai nel letto.
Avevo deciso di non pensare più a Matt se non il mattino successivo.
In fondo si dice che la notte porti consiglio.

Fight for youWhere stories live. Discover now