Capitolo 33

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Avevo la memoria più a breve termine di un topo.
Quella sera mi ero addormentata senza ricordarmi di prenotare il biglietto per l'aereo.
Mi ero svegliata di soprassalto dopo il solito incubo e, nel pieno della notte, mi ero ricordata del biglietto.
Ed ora, eccomi qui il fila all'aeroporto per comperare un biglietto, sempre che ce ne sia ancora uno.
« Buon giorno signorina.» mi salutò la ragazza che faceva i biglietti.
Chissà come si chiamava il suo mestiere?! Bigliettaia?!
« Salve, vorrei un biglietto per il prossimo volo per Miami.» dissi.
Fissò lo schermo del computer davanti a lei.
« Quello delle 8? Non so se abbiamo ancora posti liberi.»
Come? Non c'era mai nessuno su quel volo, proprio quel giorno doveva essere pieno?
« Oh, lei è fortunata. C'è solo più un posto.»
Esultai mentalmente.
Mi porse il biglietto e, dopo che ebbi pagato, aggiunse.
« Si sbrighi, non manca molto alla partenza.»
Per fortuna esistevano ancora persone gentili. L'ultima volta che avevo dimenticato di prenotare il biglietto la commessa si era arrabbiata.
« La prossima volta è meglio se si prende per tempo. Non ci sarò più io a fare in fretta!» mi aveva detto.
Le avevo sorriso solo per gentilezza, ma dentro di me l'avrei presa a calci. Mancava ancora una mezz'ora al decollo e lei voleva già chiudere tutto.
Salutai questa gentile ragazza e mi diressi per salire sull'aereo.
Un'ora e mezza dopo ero a Miami.
Come ogni volta mi diressi subito al cimitero.
« Ciao Crys. - dissi arrivando davanti alla sua lapide- come va lassù? Indovina un po', oggi tua mamma mi ha fatto saltare scuola, avevo proprio bisogno di parlarti. » dissi.
Sembravo una pazza, ma tutte le volte che venivo iniziavo a parlare con loro e non la smettevo più.
Le raccontai di Tyler, di quello che gli avevo detto sul fatto di bere e che mi aveva dato buca. Appena finii mi sentii più leggera, sembrava mi fossi tolta un peso dalle spalle.
Nonostante non fossimo più nello stesso mondo, parlare con Crystal era comunque liberatorio.
« Lo so, mi sono di nuovo creata dei problemi, ma speravo di riuscire a tornare almeno in parte normale. A quanto pare però non è nella mia natura quindi da ora in poi non ci proverò più. Non essere arrabbiata con me per questa decisione ok? Ci vediamo, ciao Crys.» terminai il mio monologo e mi allontanai.
Arrivai dai miei in poco tempo.
Misi le mani nelle tasche del giubbotto, stava cominciando a fare freddo. I cimiteri mi avevano sempre dato l'aria di posti gelidi e, quella volta, sembrava anche per la temperatura.
Iniziai a parlare velocemente.
« Ciao. Non so cosa ci faccio qui, ma avevo voglia di vedervi. Molto probabilmente sapete già quello che vi dirò. Mi mancate sempre di più, non sapete quanto. Ho....»
« Élodie?» disse qualcuno alle mie spalle.
Non mi girai, probabilmente non chiamava neppure me.
« Élo, sei tu?» chiese ancora.
Quella voce mi era famigliare, ma non riuscivo ad associarla a nessuno. A quel punto mi voltai.
Avevo davanti una donna anziana, aveva i capelli grigi corti.
« Nonna?» chiesi incredula.
Lei annuì e si avvicinò. Mi abbracciò.
Era quasi un anno che non la vedevo né la sentivo.
« Come stai, bambina mia?» mi chiese.
Non mi piaceva quando mi chiamava così. Ormai ero grande,ma lei mi ripeteva sempre che non importava l'età sarei rimasta sempre la sua bambina.
Era la mamma di mia mamma. Le assomigliava tantissimo sia di carattere che di fisico. Non era molto alta, ma era magrissima.
Odiavo tutte le loro somiglianze, non mi piaceva vedere la mamma in lei.
« Ma quanto sei cresciuta.» disse visto che io non rispondevo.
« Va tutto bene cara?» chiese preoccupandosi della mia reazione.
Annuii.
« Mi sei mancata!» dissi finalmente.
« Anche tu, ma cosa ci fai da queste parti?» chiese.
« Sono qui per loro.» dissi, anche se la risposta era ovvia.
« Lo so, ma non dovresti essere a scuola?» chiese.
Nonostante non ci vedessimo mai si ricordava tutto di me. Sapeva che scuola frequentavo, cosa facessi nel tempo libero, il mio andamento scolastico. Tutto.
« Dovrei, ma Alice mi ha permesso di venire qui.» sorrisi.
« Oh Alice, come sta?» chiese.
Mia nonna era sempre andata d'accordo con tutti. Alice, David e papà le erano sempre andati a genio. Considerava persino Crystal sua nipote e si faceva chiamare nonna anche da lei.
« Sta bene.» dissi.
« Perché non vieni a casa così saluti anche tuo nonno? Mi chiede spesso di te.»
« Non lo so. Andavo ancora a vedere David e poi tornavo a casa.» non volevo sembrare scortese, ma non volevo trattenermi a Miami più del necessario.
« Non ci mettiamo molto. A tuo nonno farebbe molto piacere.» disse sapendo che non avrei mai potuto dare un dispiacere al nonno.
« Ok, va bene!» dissi.
« Perfetto, andiamo!» disse entusiasta.
La loro casa si trovava nella periferia di Miami, qualche quartiere prima di quello dove abitavo io una volta.
Era un bel posto per passare la vecchiaia anche se a me faceva tornare in mente troppi ricordi.
« Eccoci!» parcheggiò l'auto e scese.
Feci lo stesso e la seguii fino dentro casa.
« Robert, guarda chi ti ho portato a casa!» urlò mia nonna.
« Grace non urlare sempre!» protestò mio nonno uscendo dalla cucina.
« Ciao nonno.» dissi imbarazzata.
Lui spalancò gli occhi dalla sorpresa.
« Ma quanto sei cresciuta?!» chiese anche lui.
Alzai le spalle come per dire che era normale crescere.
Aprì le braccia e mi fece cenno di raggiungerlo.
Andai verso di lui e lo abbracciai.
Era bellissimo essere tra le braccia di mio nonno, mi era mancato più di tutti lui. Era sempre stato gentile con me e mi aveva sempre appoggiato. Anche quando volevo fare cose folli lui era dalla mia parte. Lo adoravo.
« Diventi sempre più uguale a Michael.» disse riferendosi a mio papà.
« Robert!» lo ammonì mia nonna.
« È vero! Potrebbe assomigliare un po' di più alla mia Margot invece che essere una Wilkins fatta e finita!» si difese.
Scoppiai a ridere. Mio nonno diceva sempre quello che gli passava per la testa senza pensare alle conseguenze.
Mia nonna sbuffò e andò in cucina.
« Vuoi qualcosa da bere Élodie?»
« No,grazie. Sto bene così.»
Raggiungendoli in cucina presi il cellulare per scrivere ad Alice che avrei fatto tardi. Sapevo che non mi avrebbero fatto andare via presto.
Iniziammo a parlare di me. Volevano che raccontassi tutto ciò che avevo fatto in questi mesi che non ci eravamo visti. Parlai per almeno un'oretta poi qualcuno suonò alla porta.
« Mi ero dimenticata che oggi avevamo ospiti a pranzo!» disse mia nonna battendosi una mano in fronte con un gesto molto teatrale.
« È già ora di pranzo?» chiesi.
Non mi ero accorta che il tempo era passato così velocemente.
« Non vi immaginate neanche chi abbiamo oggi in casa.» sentii dire da mia nonna ai suoi ospiti.
Guardai con un'espressione confusa mio nonno. Chi era arrivato?
Lui mi rispose con un altro sguardo che diceva " Aspetta e vedrai".
Non feci in tempo a replicare che la nonna rientrò in cucina.
Spostai lo sguardo verso di lei. Era seguita da altri due signori, anche loro dell'età dei miei nonni, più o meno.
Avevano un'aria famigliare, li avevo già visti sicuramente ma non riuscivo a ricordare chi erano.
«Non ci riconosci Élo?»chiese l'uomo.
Scossi la testa mormorando uno scusate.
«Come biasimarla, sono quasi due anni che non ci vediamo.»
Li guardai ancora.
Erano tutti e due vestiti eleganti. Lei aveva una camicetta bianca con un cardigan e una gonna nera abbinata a delle scarpe con il tacco. Lui, invece, era in giacca e cravatta.
Sembrava dovessero andare ad un matrimonio.
Tutto mi fu chiaro. C'erano solo due persone che potevamo vestirsi elegantemente per andare ad un pranzo. Erano i miei nonni, i genitori di mio padre: Paul e Lydia.
Mi vennero le lacrime agli occhi, era da tanto che non li vedevo e non li avevo nemmeno riconosciuti.
« Nonni?» dissi ancora incerta.
Loro annuirono e allora mi alzai dalla mia sedia correndo in contro a loro. Mi abbracciarono insieme e ben presto mi ritrovai a piangere come una bambina.
Mi piaceva questa situazione. Dopo tanto tempo eravamo finalmente riuniti tuti e cinque.
Non pensavo si frequentassero ancora come una volta. Credevo che dopo la morte dei loro figli non si sarebbero più visti tanto spesso siccome erano proprio i miei genitori a fare da intermediari. Anche se non c'era da stupirsi se si vedevano ancora frequentemente visto che erano sempre andati d'accordo.
Ci sedemmo di nuovo tutti intorno al tavolo.
« Allora Élodie, come stai?» chiese mia nonna.
Risposi come avevo risposto prima agli altri e mi preparai a raccontargli di nuovo tutto ciò che avevo fatto nel periodo in cui non ci eravamo visti.
Finalmente, dopo mesi, potevo parlare liberamente senza preoccuparmi di dire cose sbagliate o che non dovevo dire visto che loro sapevano tutto.
Rimasi con loro fino alla sera, non avevo più fretta di tornare a casa. Sembrava che lì fossi fuori da Miami e da tutti i brutti pensieri che mi faceva venire quella città.
Erano le 19.30 quando arrivammo all'aeroporto. Si erano offerti per accompagnarmi e ora erano tutti lì con me aspettando che mi imbarcassi.
« La prossima volta che torni faccelo sapere, non voglio passare altri due anni senza vederti.» disse nonna Lydia.
Sorrisi annuendo.
Chiamarono il mio volo così venne il momento dei saluti, ovvero il momento che odiavo di più.
Iniziò la mamma di papà ad abbracciarmi.
« Promettimi che ti prenderai cura di te.»
« Lo farò nonna. Ti voglio bene.» dissi abbracciandola di nuovo.
« Anch'io tesoro.» mi lasciò un bacio sui capelli e si allontanò per lasciare gli altri.
« Non starai di nuovo piangendo spero?» disse nonno Paul.
Lui era sempre stato uno sulle sue, come me non amava far vedere le proprie emozioni e sentimenti.
« Certo che no, mi è andata una ciglia nell'occhio.» dissi sorridendo e asciugando la lacrima che stava percorrendo la mia guancia.
« Un giorno potremmo fare un salto ad Orlando a trovarti. Che ne dici?» disse per smorzare la tristezza.
« Sarebbe perfetto!» risposi.
Lo abbracciai dimostrandogli in quel gesto tutto il mio affetto per lui.
Era il turno di nonno Robert.
« Ciao nonno.» dissi prima io.
« Sai che non sono bravo nei saluti.» disse.
« Non dirlo a me.» sorrisi.
Avevo ereditato da lui questa mia caratteristica. Nessuno dei due era bravo in queste cose.
« Non dire sciocchezze. Tu sei brava in tutto.» sorrise.
Me lo diceva sempre che io ero capace a fare tutto, anche se non era vero. Probabilmente lui ci credeva veramente e, ogni volta che me lo ripeteva, faceva salire leggermente la mia autostima.
« Grazie nonno. Ti voglio bene.»
Lo abbracciai e arrivò il turno della nonna.
« Vieni qui bambina mia!» disse abbracciandomi.
« Mi mancherai ancora di più adesso, lo sai vero?» chiesi.
Lei annuì.
« Ci rivedremo presto te lo prometto. » mi confortò lei.
« Non lo so. Dicevi così anche l'ultima volta che ci siamo viste poi sono passati mesi.»
« Questa volta è diverso.» mi sorrise.
Annuii poco convinta.
Non era facile crederle visti i chilometri che ci sparavano. Eravamo molto distanti e, a volte a causa mia e a volte a causa loro, era difficile vedersi anche se venivo a Miami.
« Dimentica la distanza, ricorda i sentimenti.» disse come se mi leggeva nel pensiero.
Quella frase me la ripeteva sempre anche la mamma. Non era la distanza che doveva preoccuparmi finché mi ricordavo i sentimenti che provavo per i miei nonni.
« Ti voglio bene nonna.»
« Anch'io bambina mia.»
La abbracciai.
« Ultima chiamata per il volo diretto ad Orlando delle 19.45» disse la voce meccanica dell'altoparlante.
« Devo andare.» dissi a tutti e quattro.
« Ci vediamo presto Élodie.» disse nonno Paul salutandomi.
Annuii e mi diressi al check in.
Non ci misi molto a salire sull'aereo e a prendere posto.
Non appena decollai, mi resi conto di quello che avevo ancora a Miami.
Nonostante pensassi di essere sola, avevo capito che cerano ancora persone che mi volevamo veramente bene.

Spazio autrice
Buonasera e buon ultimo dell'anno.
Come ve la passate? Avete già tutto pronto per questa sera?
Non so bene perché ho fatto questo capitolo sui nonni, mi è uscito così.
Comunque... che ne pensate? Cosa credete accadrà nei prossimi capitoli?
Fatemi sapere.
Grazie per tutti i voti e le visualizzazioni.
Buona lettura, BUON ANNO ♡(così se domani non riesco a farvi gli auguri ve li ho già fatti), un bacio
Franci

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