Capitolo 48

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« E te, invece, come stai?» mi chiese Simon non appena finii di raccontargli di Alice.
Gli avevo detto tutto. Gli avevo raccontato che Alice aveva sempre lo sguardo spento, la mattina si svegliava con gli occhi gonfi, segno che aveva pianto e parlava sempre più spesso di quanto gli mancassero tutti. Probabilmente si sentiva sola, anche se sapeva che io c'ero, lei si sentiva abbandonata da tutti.
« Sto bene. Come ti ho già detto non devi preoccuparti per me, io me la cavo.» sorrisi per rassicurarlo e rassicurare anche un po' me stessa. Sapevo che quelle parole non erano del tutto vere.
« Farò finta di crederti.»
«Tu invece cosa mi racconti?» chiesi per cambiare discorso.
« Ti ricordi Alex e Rome?» chiese sorridendo.
Annuii ricordandomi dei suoi due compagni di avventure, due pazzi. Ogni anno trovavano sempre un modo diverso per rischiare la vita. L'anno scorso avevano nuotato con gli squali nell'oceano.
« Si sono messi in testa di scalare le cascate di ghiaccio in Canada senza protezioni.» rise.
Rimasi a bocca aperta.
« Stai scherzando spero.»
« Mai stato più serio.»
« Quei due si ammazzano prima o poi.»
« E io ho deciso di seguirli.»
Lo guardai sorpresa e probabilmente sbiancai anche.
« Tu cosa?»
« Ti senti bene? sei pallida!» rise.
« Tu sei pazzo.» scossi la testa, ma cominciai a ridere con lui.
Continuammo così ancora per tutto il pomeriggio. Ci raccontammo storie a vicenda. Io gli dissi di quando avevo fatto fare una figuraccia a Josh e di come avevo cominciato a uscire con i miei amici. Simon mi raccontò invece che aveva incontrato una ragazza, ma che poi non aveva portato avanti la loro relazione di amicizia perché lei volevi di più, ma lui si sentivo "uno spirito libero".

Quando tornammo a casa era ormai ora di cena. Appena aprii la porta sentii un buonissimo odore di lasagne. Alice mi aveva preparato il mio piatto preferito.
« Ehi, sono a casa!» urlai posando il giacchetto all'appendiabiti all'entrata.
« Vieni che è quasi pronta la cena.»
Feci cenno a Simon di fare silenzio volendo fare una sorpresa a Alice che non sapeva del suo arrivo.
« Ho una sorpresa per te.» dissi entrando in cucina.
« Quante volte ti ho detto che non mi piacciono le sorprese?»
« Questa ti piacerà ne sono certa. Chiudi gli occhi.» dissi.
Lei lo fece senza ribadire e io sussurrai a Simon di venire al mio fianco.
« Sorpresa!» urlai e lei aprì gli occhi.
Non appena vide suo nipote spalancò la bocca e le si creò un leggero luccichio agli occhi segno che stava per piangere.
« Simon? Che ci fai qui?» chiese.
Scossi la testa, aveva detto la cosa meno opportuna.
« Non mi saluti neanche, zia?» chiese allora Simon.
Lei rise imbarazzata e si avvicinò a suo nipote per abbracciarlo.
Rimasero abbracciati per molto tempo, poi lei si staccò e sorrise ancora.
« Dai, sedetevi che la cena si raffredda.» disse per smorzare l'atmosfera che si era creata.
Come me anche Alice non esternava i propri sentimenti e, anche se non lo dava a vedere, sapevo che quella situazione l'aveva leggermente turbata.
Ci sedemmo a tavola e, dopo aver aggiunto un piatto in più per Simon, cominciammo a parlare, o meglio, loro parlarono ed il ascoltai.
« Quasi non ti riconosco. Che fine ha fatto la pancetta?» chiese Alice.
Cominciai a ridere e Simon lanciò uno sguardo omicida a sua zia.
« Possibile che non si può dimagrire leggermente che tutti mi rinfacciano che avevo la pancia?» sbuffò.
« Non arrabbiarti così, è solo che è strano. Ti ho sempre visto bello rotondetto e questa è una novità per me.»
Non potei smettere di ridere nel vedere l'espressione di Simon. Era sbalordita dalle parole di sua zia e anche leggermente frustrato.
« Possiamo cambiare argomento?» chiese.
Annuimmo e Alice parlò subito.
« Allora, come mai questa tua visita? Non penso tu sia venuto qui senza un motivo.» disse.
« Il motivo c'è, l'ho chiamato io.» risposi.
Lei mi guardò senza capire, ma spostò subito lo sguardo verso suo nipote che cominciò a parlare.
« Élo era preoccupata per te e mi ha chiamato.»
« Non capisco.»
« Mi ha detto che piangi spesso e che ti mancano sempre di più...» « Non dovete preoccuparvi per me. Me la so cavare.»
« Alice, ho sentito troppe volte questa frase uscire dalla bocca di David e ho fatto come diceva. Non voglio commettere lo stesso errore.» dissi ricordandomi di quando David non voleva farsi aiutare.
Lei abbassò lo sguardo, ma continuò a dire che non aveva bisogno di aiuto.
« Voglio solo che mi racconti come stai, tutto qui.» disse Simon tranquillamente.
Lei non rispose, ma continuò a mangiare.
« Vi lascio soli, vado in camera.» dissi alzandomi.
Forse senza di me si sarebbe aperta di più con Simon.
Presi il cellulare e mi buttai a peso morto sul letto, era ancora presto e io non ero per niente stanca.
Scrissi un messaggio a Tyler, visto che non l'avevo più sentito dopo la scuola.
Ehi! Scusa se non mi sono fatta sentire prima, ma era da tanto che non vedevo più Simon e abbiamo avuto di che parlare.
Appena inviai sentii come un vuoto nello stomaco, come se avessi sbagliato a scrivergli. Non sapevo perché, ma quando ci eravamo salutati davanti alla scuola lui sembrava scosso e in quel momento non sapevo se era opportuno scrivergli.
Appoggiai la testa al cuscino e chiusi gli occhi. Dovevo smetterla di pensare perché mi venivano solo in mente scenari orribili. Per esempio che Tyler fosse arrabbiato con me e che non volesse parlarmi.
Fortunatamente in quel momento il mio cellulare vibrò e non appena vidi il nome del mio ragazzo sul display non potei fare a meno di sorridere.
Aprii il messaggio con la convinzione che tutto ciò che pensavo fino ad un attimo prima era sbagliato.
Va bene.
Diceva il messaggio. Va bene?
Il sorriso mi si spense, le mie ipotesi non erano sbagliate: era arrabbiato con me.
Va tutto bene?
La risposta arrivò subito.
Si, sono solo stanco. Ci sentiamo domani.
Rimasi spiazzata da quella sua risposta, ma non mi feci abbattere.
Ok, sei sicuro di star bene?
Ti ho detto che è tutto a posto, Élodie.
Feci cadere il cellulare sul materasso come se fosse un serpente velenoso. Non mi aveva mai risposto male, neanche quando era geloso di Matt e mi aveva chiusa nello sgabuzzino.
Va bene, scusa. Buona notte :(
Non volevo portare avanti quella conversazione per paura che potessi peggiorare solo la situazione.
Questa volta non rispose subito così mi lasciò nel panico più totale, non sapevo cosa pensare.
Mi cambiai velocemente per occupare il tempo. Mi infilai la maglietta e gli shorts che usavo come pigiama e mi sciolsi i capelli.
Quando mi sedetti di nuovo sul letto non aveva ancora risposto.
Che cosa avevo fatto di sbagliato per sentirmi così male? Tyler era già diventato così importate da farmi stare in pensiero se non rispondeva al telefono? Mi stavo forse innamorando di lui?
Cazzo, non potevo innamorarmi, dovevo ricordarmi della promessa.
Forse era meglio se ci pensavi prima di metterti con lui, no? Chiese il mio subconscio.
Lanciai un cuscino addosso alla parete di fronte al mio letto e mi lasciai sfuggire un urletto.
Il telefono vibrò.
'Notte
Forse era meglio se non mi rispondeva. Mi coprii gli occhi con le mani e cercai di calmarmi.
Non potei fare a meno di chiedermi dove fosse finito il Tyler che conoscevo, quello che ogni sera al posto della buonanotte mi scriveva di sognarlo, quello che mi prendeva in giro, ma che non si arrabbiava con me, il mio Tyler.
Presi un cuscino e me lo misi in faccia.
Non so dopo quanto mi addormentai, ma le mie palpebre e il mio cervello non ce la facevano più, così dormii.

Spazio autrice
Ok, direi che questo spazio autrice è necessario.
Allora, devo farvi le mie più sentite scuse. Sono 10 giorni che non aggiorno, ma sono stata impegnata e non riuscivo a mettere giù le idee per il capitolo.
Sono imperdonabile, scusatemi.
Cercherò di aggiornare al più presto, non metto una data precisa perché so che non la rispetterò, ma vi prego di essere pazienti. Non passeranno altri dieci giorni, promesso.
Buona lettura, un bacio
Franci

Fight for youWhere stories live. Discover now