Capitolo 14

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« Non penso sia una buona idea» dissi.
« Non esistono le cattive idee! - mi rispose lei - Non avrai mica paura?» chiese.
Feci una smorfia che faceva intendere che non mi fidavo molto.
« Dov'è la Élodie che conosco? Quella che ama il pericolo e l'adrenalina? Sei così tanto cambiata in cinque anni?» mi chiese ancora.
« Ok va bene facciamolo!» dissi.
« Così mi piaci!»
Mi porse la mano e io la strinsi.
« Al tre ci buttiamo.» disse.
Aprì il portellone dell'aereo.
« Uno - presi un respiro profondo - Due - chiusi gli occhi - e Tre!»
Ci buttammo giù dall'aereo mano nella mano.
« È bellissimo!» dissi entusiasta.
L'aria mi scompigliava i capelli e la maglia svolazzava nell'aria.
« Lo so!» mi rispose lei.
« Dove mi porti?» chiesi.
« Facciamo un salto indietro nel tempo, nei tuoi ricordi.» disse.
Chiusi gli occhi e mi beai della piacevole sensazione che dava l'aria sul viso.
« Siamo arrivate! Apri gli occhi.» sentii dire.
Obbedii e quello che mi ritrovai davanti fu del tutto inaspettato.
« Perché mi hai portata qua?» chiesi.
Lei non rispose ma indicò con l'indice un punto preciso del giardino della mia vecchia casa a Miami.
Guardai in quella direzione. C'era una bambina piccola che piangeva in un angolo del giardino vicino al portico.
« Sono io.» dissi.
Stava arrivando anche un'altra bambina, aveva i capelli biondi cenere lunghi fino alle spalle. A differenza dell'altra bambina, lei camminava felice e sorridente.
« Ciao!» disse.
La bambina mora alzò lo sguardo asciugandosi le lacrime che non smettevano di cadere.
Non rispose.
« Perché piangi?» chiese la bambina bionda.
La bambina non si decideva a rispondere così l'altra continuò.
« Mi sono appena trasferita nella casa qui di fronte. Vengo da New York e ho 6 anni. Mi chiamo Crystal ma tutti mi chiamano Cry.» disse tutto d'un fiato.
Non capivo perché mi aveva portata lì.
« Io sono Élodie. Abito qui da quando sono nata e anch'io ho 6 anni.» rispose finalmente la bambina mora.
Crystal si sedette al suo fianco.
« Vuoi dirmi perché piangi?» chiese ancora.
Élodie pensò che si poteva fidare di quella bambina visto che era nuova da quelle parti.
« Nessuno dei miei amici vuole giocare con me perché sono tutti a casa di Rose, una bambina molto bella. Dicono che io non sono invitata.» spiegò Élodie.
« Posso giocare io con te!» disse Crystal.
Élodie la guardò e non capì perché voleva giocare con lei e non andare a casa di Rose. Non le lasciò il tempo di chiederle il perché che Crystal si alzò.
« Amiche?» chiese porgendole una mano.
Élodie prese la sua mano e rispose.
« Amiche»
E si alzò.
« Cosa significa questo?» chiesi.
« Nulla volevo solo rivivere il momento in cui ci siamo conosciute. Volevo rinfrescarti la memoria sul significato di amicizia.» disse.
« Lo so cos'è l'amicizia e non ho dimenticato ciò che siamo.» dissi spazientita perché non capivo.
« Non ci siamo proprio!» disse mettendo la mano sulla fronte in modo teatrale.
« Andiamo» disse.
Le presi la mano.
« Dove mi porti adesso?»
« Vedrai.» rispose.
Chiusi di nuovo gli occhi e li riaprii solo quando si fermò.
« Non voglio vedere!» urlai appena capii dove ci trovavamo.
Mi prese il viso tra le mani.
« Devi! Ti serve.» disse con un tono dolce.
Alzai lo sguardo.
C'era un'auto blu ribaltata sul fianco. Il muso di un'altra macchina la toccava. Il rumore era immenso. Sirene dell'ambulanza, polizia e pompieri si sentivano una sopra l'altra. Non si vedevano né le persone nell'auto ribaltata né quelle nell'altra. Sapevo che non era bello quello che era successo e sapevo che qualcuno era morto. Qualcuno a me molto caro.
« Cosa significa?» chiesi.
« Ti ricordi questo giorno?»
« Si, stavamo andando all'aeroporto per andare in Europa. Ma poi... beh sai cos'è successo. - dissi - quando quel auto ci è venuta addosso vedevo tutto nero. Sentivo solo le sirene e delle voci. Poi più niente.»
« E io?» chiese.
Non sapevo dove volesse andare a parare.
« Tu... T-tu sei m-morta!» risposi balbettando.
« Esatto! IO sono morta non tu! - stava alzando la voce - Perché allora ti comporti come se non ci fosse più un motivo per vivere?» Ecco dove voleva arrivare.
« Io non mi comporto così!» dissi.
Era una bugia bella e buona e sapevo che non mi avrebbe creduto.
« Non prendermi in giro Élo! Sappiamo tutte e due che non hai combinato niente per tutto questo tempo e che non stai vivendo la vita che meriti!» rispose urlando.
« È questo il punto! Io non merito di vivere!» dissi.
« C-cosa?» divenne pallida.
« Hai capito bene.» le girai le spalle, una lacrima mi rigava già il viso.
« Perché non sono morta io ma voi? Perché io mi sono risvegliata e voi no? Non è giusto! Io non avevo più diritto di voi di vivere ma sono ancora viva!»
« Non si sa mai cos'ha in serbo per noi il destino. Non è colpa tua se quella macchina ci è venuta addosso e non è colpa tua se io ero seduta al tuo solito posto nel lato dove ha bocciato l'auto. Non colpevolizzarti per qualcosa che non hai fatto altrimenti farai la fine di papà. E io non voglio rivederti così presto!» disse calma.
« Avrei potuto salvarlo almeno lui.»
« Chi? Papà? Lui aveva preso la sua decisione molto tempo prima di quel giorno ma non aveva mai avuto il coraggio di portare a termine la sua idea. Non potevi saperlo.»
« Gli si leggeva in faccia che aveva qualcosa che non andava. Avrei potuto parlargli, farlo aiutare da qualcuno ma sono stata troppo egoista a pensare solo al mio dolore.» risposi.
« Tu non sei egoista! Sei la persona più altruista che abbia mai conosciuto. Avevi solo 12 anni e ti prendevi cura di tutti. Seguivi mio papà la sera per vedere che non si facesse del male, aiutavi la mamma con i suoi problemi e riuscivi a sopravvivere nonostante avessi perso tutto. Avevi perso i genitori ma mettevi i tuoi problemi in secondo piano rispetto a quelli degli altri.» disse.
« Però è morto lo stesso!» bisbigliai.
« Perché lo voleva lui! Adesso stai aiutando la mamma e so che non fallirai.» disse.
« Lo spero» risposi sospirando.
« Vieni ho ancora una cosa da farti vedere.»
La presi di nuovo per mano e ripartimmo.
« Eccoci!» disse.
« Non capisco.»
« Guarda!» indicò oltre il muro.
C'erano due ragazze sedute sul prato una di fronte all'altra. La bionda aveva in mano una scatola in legno mentre la mora teneva degli oggetti piccoli e in foglio blu.
Eravamo Crys ed io all'età di 9 anni nel prato della casa dei genitori di Crystal in campagna. Non mi ricordo perché avevamo deciso proprio quel posto ma era proprio adatto.
« Pronta?» chiese la piccola me.
« Pronta!» rispose Crystal.
« Giuriamo fedeltà una all'altra per il resto della nostra vita. Saremo migliori amiche per sempre e niente e nessuno ci separerà. La nostra amicizia combatterà le distanze, gli ostacoli e i pericoli che potrà incontrare e farà di tutto per vincere. Una di fronte all'altra proclamiamo il nostro legame oltre l'amicizia. Ieri, oggi e domani sorelle!» dissero in coro le due ragazzine.
« Ti ricordi?» mi chiese.
« Ogni singola parola! Come potrei dimenticarlo.» risposi.
Sorrise.
« Ricordo anche quando sei arrivata a casa mia con il discorso pronto dicendo di averci lavorato per una settimana intera. Eri entusiasta!» dissi con leggera malinconia.
Continuò a sorridere ma non rispose. Tornammo a fissare le due ragazzine.
Avevano appena scavato una buca. Crystal aveva aperto la scatolina e stavano mettendo dentro gli oggettini. Io misi la mia collana che mi aveva regalato la nonna e lei gli orecchini che le avevo regalato io. Posizionarono il foglio blu sopra e chiusero la scatola a chiave.
Di istinto presi la collana che portavo al collo e iniziai a giocarci. Anche a Crystal lo fece e questo mi fece sorridere.
La piccola Crys aveva in mano le due chiavi della scatola. Erano legate ad una corda, le aveva trasformate in due piccoli ciondoli.
Ne diede uno alla piccola Élodie e l'altro lo mise al collo lei.
« Questa è la prova che la nostra amicizia sarà per sempre e che non devi piangersi addosso per quello che ci è successo!» mi disse.
Prese la mia mano nelle sue e partimmo di nuovo.

Sobbalzai. Ero nel mio letto.
Era stato tutto un sogno, avevo sognato Crystal che mi faceva rivivere i vecchi tempi.
Presi la collana che portavo al collo tra il pollice e l'indice.
« Per sempre!» dissi e mi alzai.

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