Capitolo 18

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Non ricordavo fosse così difficile alzarsi il mattino per andare a scuola. Ricordavo la scuola come una distrazione, una via di fuga dai miei problemi dove dovevo solo ascoltare le lezioni e prendere bei voti.
Quella mattina però era diverso.
Ero davanti al cancello della scuola con lo zaino a spalle e le cuffiette nelle orecchie, stavo cercando di capire come mai mi sentivo così strana.
Forse era perché l'estate appena passata ero riuscita a fare dei piccoli cambiamenti e non volevo ricominciare tutto da capo. Forse era perché avevo conosciuto Matt e Bea ed ero riuscita a farmi degli amici.
Non lo sapevo. L'unica certezza che avevo era che non volevo ricominciare la scuola se significava perdere i miglioramenti che avevo fatto.
La campanello che segnava l'inizio delle lezioni suonò. Tutti gli studenti iniziarono a dirigersi verso l'ingresso. Li seguii anch'io.
Mi diressi verso il mio armadietto e misi via i libri che non mi servivano. Presi solo quello di matematica e letteratura.
Andai verso l'aula, sola come sempre, e mi sedetti nel posto che ritenevo poco visibile. Nell'angolo in fondo a destra dell'aula.
La prima lezione era quella di matematica. A differenza di molti altri studenti io adoravo questa materia e me la cavavo molto bene.
La mattina passò in fretta. Rimasi tutto il tempo da sola, passavo da una lezione all'altra senza mai distrarmi e, come tutti gli anni, cercavo di non attirare l'attenzione.
Erano finalmente arrivate le ultime due ore di lezione. Avevo educazione fisica, la mia materia preferita visto che riuscivo a prendere bei voti senza impegnarmi troppo.
Andai di nuovo al mio armadietto. Presi i vestiti che usavo per questa materia e lo richiusi.
« Ma ciao!» disse il ragazzo che aveva l'armadietto accanto al mio.
Mi girai per capire a chi appartenesse quella voce.
Lo avevo già visto, mi ricordavo quel viso, ma non riuscivo a capire chi fosse.
« Non sai chi sono vero?» chiese quasi leggendo i miei pensieri.
Scossi la testa.
« Peter Anderson.» disse porgendomi la mano.
Guardai il suo braccio teso, ma non gli strinsi la mano.
« Dovrei conoscerti?» mi decisi a parlare.
« Ci siamo visti una sola volta e sinceramente non pensavo di rivederti ancora, ma mi è piaciuto il modo con cui ti eri approcciata a noi e mi fa piacere ritrovarti.» disse abbassando il braccio.
Sembrava gentile. Ma non abbassai la guardia.
« Non ti seguo. - dissi - Ma adesso devo andare a lezione quindi scusa ma...» non mi lasciò finire.
« Sono uno dei ragazzi che hai messo a tacere sull'aereo per Miami.» disse mentre io mene stavo già andando.
Mi irrigidii. Adesso iniziavo a ricordare. Mi girai di scatto e lui sorrise.
« Tu sei quello che voleva entrare nella squadra di football?» chiesi riconoscendolo.
Lui annuì. Ripercorsi mentalmente tutta la nostra conversazione sull'aereo e mi ricordai della sfida che mi avevano lanciato. Non volevo assolutamente che lui se ne ricordasse o anche solo che me lo ricordasse. Così decisi di tagliare corto.
« Oh... beh... è stato un piacere conoscerti ma devo proprio andare. Ciao!» dissi iniziando a camminare.
Sul suo volto si aprì un sorriso che non prometteva bene ma non indagai e andai verso la palestra.

« Buongiorno ragazzi.» ci salutò il professore.
« Buongiorno!» risposero tutti in coro.
« Spero abbiate passato delle belle vacanze perché da oggi si ricomincia a lavorare.» disse.
Era sempre stato un uomo che andava dritto al punto e sapevo che quello che aveva appena detto significava " preparatevi perché non vi farò riposare neanche un secondo". Molte ragazze iniziarono a sbuffare.
« Quest'anno ho deciso di variare un po' con le attività. Infatti, visto come vanno le cose oggigiorno, inizieremo con un'attività utile nella vita fuori da qui. Vi insegneremo a difendervi.» disse.
Sentii dei ragazzi che facevano battute sul discorso del professore e delle ragazze che continuavano a lamentarsi.
Io non dissi nulla, non sapevo cosa aspettarmi e allora stetti zitta.
Come mio solito, pensai a ciò che aveva appena detto e mi sorse subito in dubbio. Perché aveva usato il verbo al plurale?
« Ovviamente non sarò io ad insegnarvelo. Entrate!» urlò.
La porta della palestra si aprì ed entrarono due ragazzi.
Non potevo credere ai miei occhi.
Le ragazze iniziarono a sbavare dietro a quei due ragazzi.
« Allora, loro sono Josh Douglas e Steven Coleman.» ce li presentò il professore.
Sembrava avessi appena visto un fantasma.
Pensavo non potesse andare peggio, ma in quel preciso istante entrò Peter.
« Scusi il ritardo, ho avuto un imprevisto.» disse.
Il professore non rispose ed annuì soltanto.
Peter mi vide, fece un sorriso furbo e venne a sedersi vicino a me.
« Riciao!» disse.
Lo guardai. Non potevano essere coincidenze, tra tutti quelli che potevano insegnarmi dovevo proprio avere loro?
« Se non avete domande o dubbi direi che possiamo iniziare.»
Nessuno parlò e il prof lo prese come un no.
Vidi i due ragazzi guardare Peter e ad uno di loro, penso si chiamasse Josh, spuntò un sorrisino sul volto.
« Come il professore vi ha accennato, noi siamo qui per insegnarvi a difendervi, a reagire in caso di bisogno. Non saranno molto difficili da imparare le mosse che vi proporremo ma pretendiamo la massima serietà nei nostri confronti. Josh se vuoi aggiungere qualcosa altrimenti iniziamo.» disse Steven.
« Io direi che possiamo dare subito una dimostrazione, qualcuno vuole proporsi?» chiese.
Ovviamente nessuno alzò la mano e il ragazzo iniziò a guardarci uno ad uno. Quando guardò nella mia direzione il sorriso di prima comparì sul suo volto. Mi aveva sicuramente riconosciuta.
« Allora scegliamo noi.» disse.
Distolsi subito lo sguardo. Cercai qualcosa che potesse attirare la mia attenzione, speravo potesse servire per non farmi scegliere.
« Vieni tu.» disse indicandomi.
Lo sapevo! Sapevo che avrebbe scelto me! Merda!
Mi alzai da dove ero seduta. Peter rideva. E tutti mi stavano guardando. Non appena li raggiunsi Steven parlò.
« Come ti chiami?» chiese.
« Élodie Wilkins.» risposi guardandolo dritto negli occhi.
« Bene. Ecco cosa simuleremo. Tu dovrai recitare la parte della ragazza indifesa mentre Josh sarà il tuo aggressore. Ok?» disse.
Annuii e mi voltai verso Josh. Aveva continuato a sogghignare per tutto il tempo.
« Ci divertiremo.» bisbigliò in modo che sentissi solo io.
Lo guardai male fulminandolo con lo sguardo.
Quello che dovevo fare era semplice. Dovevo camminare lungo una linea dritta mentre Josh doveva seguirmi fino a raggiungermi ed " aggredirmi".
Non mi accorsi che era molto vicino a me, infatti quando mi afferrò da dietro mi colse alla sprovvista e quasi caddi a terra.
Non gli avrei dato l'occasione di immobilizzarmi subito, c'era il mio orgoglio di mezzo e non volevo fare questa figuraccia.
Strinsi i suoi pugni, che teneva all'altezza delle mie spalle e, con una mossa veloce mi liberati invertendo i ruoli. L'avevo colpito quando meno se lo aspettava ed ora ero in vantaggio. Lo feci cadere a terra e corsi fino a raggiungere Steven.
Avevo vinto! Avevo sconfitto l'aggressore!
Avevo un sorriso da ebete. Erano tutti sorpresi dalla mia reazione, tutti si aspettavano che Josh riuscisse a vincere. Ero davvero fiera di me.
Guardai Peter. Non potevo fare altro che sorridere alla sua faccia.
« Ok, vedo che Élodie ci sa fare. Avete visto come comportarvi, direi che per oggi può bastare.» disse Steven.
Guardai l'ora sull'orologio appeso alla parete, era già ora di tornare a casa.
I miei compagni si diressero verso lo spogliatoio per cambiarsi e io li seguii.
« Complimenti, non ti credevo capace di tanto.» disse Peter.
Sorrisi ancora di più alla sua affermazione ed andai a cambiarmi.

Ci misi dieci minuti per essere pronta ad uscire. Mentre aspettavo il suono della campanella presi il cellulare. Avevo un messaggio non letto, probabilmente era Alice. Lo aprii.
- Ciao Élo, devo parlarti. Puoi aspettarmi fuori da scuola?-
Era Bea, sicuramente voleva parlarmi della sera prima visto che me ne ero andata senza neanche avvertirla.
Le risposi con un semplice ok.
La campanella suonò ed uscimmo tutti dalla scuola.
Tirai un sospiro di sollievo, ero sopravvissuta al primo giorno.

Mi sedetti sul muro vicino al cancello per aspettare Bea.
Stavano uscendo tutti ma di lei non c'era traccia. Fui tentata di mandarle un messaggio per chiederle se arrivava ma una voce attirò la mia attenzione.
« Dovevi vederla! Ha atterrato Josh con una sola mossa, non sai cosa ti sei perso.» era Peter a parlare.
« Non ero in forma!» rispose Josh.
« Tutte scuse, quella ragazzina è stata fantastica.» disse Steven.
« E chi sarebbe questa?» chiese una voce a me sconosciuta.
« Élodie Wilkins, la ragazza che avevamo incontrato sull'aereo per Miami.» rispose Peter.
Mi caddero i libri dalle mani appena capii che il ragazzo che aveva parlato era quello che mi aveva fermata appena fuori dall'aeroporto, quello dagli occhi verdi.
Sentendo il tonfo dei libri si votarono verso di me.
Merda!
« É lei!» disse Steven sorridendo.
Sorridere tutti tranne Josh. Divenne paonazza. Volevo scappare.
« Bene, andiamo a conoscere l'artefice della figuraccia di Josh.» disse il ragazzo dagli occhi verdi avvicinandosi.

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