Capitolo 42

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Non ci misi molto a trovarlo. Era dove ci eravamo seduti la prima volta che eravamo venuti al lago, ma questa volta non c'era solo lui.
Era in compagnia di altre persone, due ragazze e quattro ragazzi. Stavano parlando, ma lui mi sembrava distante da quel posto.
Dovetti farmi forza per avvicinarmi e chiamarlo. Sebbene fossi molto curiosa ero lo stesso una persona timida e intrometterti così in un gruppo non mi piaceva affatto.
Appena Tyler mi vide si allontanò subito dagli altri e mi guardò speranzoso. Non disse nulla per cui fui io ad iniziare il discorso.
« Ho pensato a quello che mi hai detto. Mi dispiace, non posso darti quello che vorresti e quello che meriti. Non posso spiegarti le mie ragioni perché credo non le capiresti. So solo che sarebbe un errore mettermi con te e sono stufa di fare errori.»
« Io sono un errore per te?»
« Lo diventeresti e non voglio.»
«E il bacio di prima? Ho visto che non ti ha lasciata indifferente.» continuò.
Lo sapevo anch'io, ma non avrei mai potuto ammetterlo.
« Mi avevi solo colto di sorpresa, non me lo aspettavo.» mentii.
Lui mi guardò non capendo, ma il suo sguardo lasciava trapelare speranza e sospettavo che non si sarebbe ancora arreso.
Decisi di concludere la conversazione lì.
« Ci vediamo a scuola Tyler.» girai su me stessa e cominciai a camminare verso la strada.
Logan e Micaela sarebbero stati veramente delusi dal mio comportamento, avevo di nuovo agito con il cervello perché avevo intuito dove avrebbe portato il mio cuore.
Non avevo fatto molti passi quando mi sentii chiamare.
« Tutti facciamo errori, ma spesso è meglio dire di aver fallito ma avervi provato che non tentare neanche.» disse Tyler.
Non mi girai, rimasi ferma sul posto e pensai alle sue parole.
Quante volte negli ultimi cinque anni avevo preferito scappare che provarci? Quante volte avevo deciso di prendere la strada più semplice e meno pericolosa, ma senza vivere realmente?
Forse era arrivato il momento di smetterla, forse... interruppi i miei pensieri e lasciai spazio solo al mio cuore.
« Fanculo!» bisbigliai.
Mi voltai di scatto e camminai velocemente verso Tyler.
Fui da lui in poco tempo e, prima che potesse elaborare il tutto, lo baciai. Lo baciai come prima lui aveva baciato me, ma questa volta il bacio significava tutto ciò che con le parole non sarei mai riuscita a dire. Era come se urlassi tutto ciò che avevo da dirgli, tutto ciò che avevo scelto.
A differenza mia, lui reagì subito e prese il controllo della situazione.
Ci staccammo solo quando non avevamo più fiato, vidi un luccichio nei suoi occhi e sorrisi.
« Proviamoci.» sussurrai senza mai staccare il mio sguardo dal suo.
« Non ti deluderò, lo prometto.» disse.
Mi allontanai leggermente, in fondo non poteva pretendere che mi sarei abituata subito al contatto umano così ravvicinato.
« Promettimi una cosa, non scappare alla prima difficoltà.» disse.
« Cosa?»
« Scappi sempre quando non sai come comportarti o quando qualcosa va storto. Per piacere, se ci sono dei problemi parliamone, non scappare da me. Va bene?»
Aveva capito tutto.
« Ci proverò.» dissi.
« E non abbracciare più quel Matt in mia presenza.» disse scherzoso.
Risi era davvero geloso.
« È fidanzato.» dissi come se bastasse a spiegare tutto.
Continuai a ridere vedendo la sua faccia sorpresa.
« Perché non me lo hai detto prima?»
« Mi piaceva farti ingelosire.»
« Beh, non mi fido comunque di lui.»
Scossi la testa e risi ancora e ancora.
Fare quel gesto folle mi aveva tolto un peso di dosso e in quel momento mi sentivo leggera come non mai. Ma come sempre avevo paura che tutta quella leggerezza non portasse a nulla di buono.
« Non pensare troppo, fa male.»
« Come fai a sapere che stavo pensando?»
« Si vede quando pensi.» rispose come se fosse ovvio.
Come faceva a sapere tutte quelle cose di me? Io non sapevo nulla di lui, ma lui conosceva tutti i miei comportamenti.
« Cosa stavi facendo?» cambiai argomento.
« Lavoro. Stiamo organizzando un falò per la prossima settimana.» disse.
« Oh, allora ti lascio lavorare.» dissi non volendo disturbare.
Guardai gli altri ragazzi che stavano parlando e non potei fare a meno di notare quanto fossero diversi da me.
Sicuramente loro non avevano tutti i miei problemi e i miei difetti. Quindi, perché Tyler aveva scelto me?
Lui era perfetto e io ero completamente rotta, non aveva senso stare con me.
Dovevo smetterla di pensare o avrei cominciato a correre più lontano che potevo senza mai girarmi.
« Mi stai ascoltando?»
Merda. Dovevo assolutamente smetterla.
« No, scusa. Cosa dicevi?»
Gli comparve un ghigno divertito in volto.
« Dicevo che possono riuscirci anche senza di me.»
« Non voglio farti perdere tempo.»
« Tu non sei mai una perdita di tempo e poi, adesso che ti ho, non ho nessuna intenzione di farti andare via.» sorrise maliziosamente.
Lo guardai confusa. Preferiva davvero stare con me che con i suoi amici?
Non ero un'esperta in relazioni, ma quello davvero non me lo aspettavo. In fondo stavamo insieme da neanche 15 minuti.
« Oh, ok. Che programmi hai?» chiesi.
« Hai fame?»
« Tu?»
« Sì, è da stamattina che non mangio.»
« Allora andiamo!» Esultai senza accennargli il fatto che avevo appena pranzato.
Camminammo uno di fianco all'altro, lui non cercò di prendermi la mano, a quanto pare aveva capito che prima dovevo abituarmi all'idea di stare insieme.
Ci sedemmo nel primo tavolo libero, vicino alla finestra.
« Cosa prendi?»
« Ho già mangiato, credo prenderò solo un caffè.» dissi.
Lui scattò come una molla e posò il menù sul tavolo.
« Cosa? Perché non me lo hai detto? Avremmo potuto fare qualcosa di più divertente.»
« Avevi fame.» alzai le spalle.
Aprì la bocca per ribattere, ma qualcuno parlò al suo posto.
« Volete ordinare?» chiese una voce maschile che subito riconobbi.
« Io prendo un caffè, Tyler?»
Non gli lasciai scelta, non avrebbe più potuto cambiare idea dopo che avevamo ordinato.
« Élodie? Che ci fai di nuovo qui?»
Logan sembrava stupito. Risi e alzai le spalle.
« Devo pagarti il pranzo.»
Fece finta di non sentirmi e spostò la sua attenzione sul ragazzo al mio fianco.
« Vedo che non sei sola.» disse malizioso.
Sbuffai e gli tirai una gomitata nella costola. Lui sembrò non aver sentito nulla e continuò.
« Allora, è lui?» chiese sedendosi sulla sedia libera di fronte a me.
« Se ti vedono seduto non trovano da dire? Dovresti lavorare.» dissi.
Guardai Tyler, stava sorridendo, a quanto pare aveva capito tutto.
« È lui?» chiese.
« Si.» bisbigliai.
« È successo quello che penso io?»
« Dipende, cosa pensi sia successo?» chiesi.
A quel punto vidi Tyler mettersi comodo sulla sedia e incrociare le braccia al petto. Quel sorriso impertinente non era svanito dal suo volto.
« Logan, che cosa stai facendo?» urlò Micaela prima che lui potesse rispondermi.
Tutti si girarono verso la ragazza e io ne approfittai per parlare a Tyler.
« Smettila di sorridere così!»
« Chi è il Lui di cui parla?.» chiese ridendo.
Sbuffai e mi girai verso Micaela.
Stava già sorridendo anche lei, potevo scommettere che quel pranzo sarebbe durato più del previsto.

Un'ora e mezza dopo uscimmo dal locale. Tyler aveva mangiato e io avevo dovuto spiegare tutto l'accaduto a quei miei due nuovi "amici". Mi ero imbarazzata un paio di volte, ma alla fine era andato tutto bene. Si erano offerti di nuovo di pagarci loro il pranzo, ma questa volta non li avevo lasciati fare.
« Allora, perché non mi racconti qualcosa di te?» chiese Tyler.
« Non c'è nulla da sapere su di me.» dissi.
« Io credo di sì. Facciamo un gioco, io ti faccio una domanda e tu ne fai una a me.»
« Che razza di gioco è?» chiesi ridendo.
« L'ho inventato io. Bene, tocca a me.»
« Ehi, non vale quella non era una domanda!» dissi spingendolo leggermente.
Come se non lo avessi neanche toccato continuò a camminare e iniziò il suo gioco. Avevo il brutto presentimento che non sarebbe andata a finire bene.
« Quante volte ti sei fidanzata?» chiese.
« Vuoi davvero saperlo?»
Lui annuì e controvoglia risposi.
« Due se devo anche contare quando avevo cinque anni.» dissi ridendo.
« Sul serio?» chiese stupito.
« Non ci credi?»
« Pensavo molti di più, insomma hai tutte le caratteristiche per essere una ragazza "acclamata"» disse serio.
« Hai visto come mi comporto, non penso che qualcuno sano di mente si metterebbe mai con me. Poi io ero single per scelta non perché non avevo spasimanti.» Continuai.
« Mi stai dando del malato di mente?» chiese ridendo.
« Potrebbe darsi.» risi.
« Stai ferendo i miei sentimenti!» disse facendo l'offeso.
« Oh mio Dio, come farò a vivere adesso?» scherzai.
« Potresti farti perdonare.» rispose malizioso.
« Ah si? E come?» sapevo dove voleva arrivare.
Lo guardai sorridendo. Lui con un gesto fulmineo mi circondò la vita con un braccio e mi baciò appassionatamente. Per la prima volta non lo respinsi e mi lasciai andare totalmente.
Forse potevo riuscire ad abituarmi al contatto umano, ma solo con lui.

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