Capitolo 6

12K 399 1
                                    

Ero nell'ufficio di Marcus, mi stava spiegando un paio di cose riguardo quello che avrei dovuto fare oggi. L'agitazione era aumentata rispetto a prima ma non volevo darlo a vedere.
« Devo solo spiegare come funziona questo sport, fare vedere gli attrezzi e farlieli provare. Niente di così complicato no?»
Dissi per tranquillizzarmi.
« Esatto. Ho pensato di lasciarti il gruppo con più ragazzi della tua età così sarà più semplice.»
Mi rispose incamminandosi verso la porta del suo ufficio.
Lo seguii e, lungo il corridoio che portava alla sala principale, continuò.
« In ogni caso se hai problemi o bisogno di aiuto puoi benissimo venire a chiamarmi.»
Annuii e lo ringraziai.
Varcammo la soglia della sala e tutti coloro che erano lì si girarono ad osservarci.
Non amavo essere al centro dell'attenzione. Guardai Marcus, lui era perfettamente a suo agio, così feci un profondo respiro e continuai a camminare verso di loro.
« Iniziamo subito l'allenamento. Per prima cosa vi dividerò in due gruppi: uno sarà allenato dal sottoscritto e l'altro da Élodie - mi indicò e io alzai una mano in segno di saluto, un gesto molto goffo. - Sarete divisi così per tutto l'anno e non potrete cambiare gruppo per nessuna ragione, NESSUNA!»
Perché avrebbero voluto cambiare gruppo? Non capisco!
Marcus iniziò a dire i nomi e quelli interpellati si spostarono dagli altri. Quando ebbe finito rimasero due gruppi.
Non era difficile capire che li aveva divisi per età e che quelli più giovani erano destinati a me.
« Voi - disse Marcus indicando i "miei" - Sarete allenati da lei. Mentre voi verrete con me»
Mi guardò ancora una volta, io gli sorrisi e lui si allontanò con il suo gruppo.
« Bene! Allora io sono Élodie e, come avrete capito, vi seguirò durante tutto il vostro allenamento.»
Osservai le loro reazioni poi continuai.
« Se non avete domande o osservazioni possiamo iniziare. - aspettai che qualcuno dicesse qualcosa ma nessuno parlò, avevo davvero un gruppo molto partecipe- Se volete seguirmi vi faccio vedere come funziona tutto.»
Iniziai a camminare verso un sacco da boxe. Magari se li avessi fatti interagire un po' si sarebbero sciolti.
« Questo è un sacco da boxe, credo ne abbiate già visto uno, serve per allenarsi a tirare pugni e calci. - detto così sembrava facile ma c'erano diversi modi per farlo - Che ne dici di provare tu?»indicai un ragazzino davanti a me, avrà avuto più o meno 15 anni.
« Non credo di esserne capace» disse.
« Siamo o non siamo qui per imparare?»
Lo feci posizionare di fronte al sacco e gli mostrai come mettere le mani. Lui tirò il primo pugno: era insicuro nei movimenti e non molto forte.
« Non male per essere la prima volta. - lo incoraggiai poi lo feci spostare e dissi - Vedete in questo sport bisogna avere delle qualità essenziali.»
Li guardai e quando meno se lo aspettavano tirai un pugno al sacco.
« Sicurezza nei movimenti, - un altro pugno - velocità, potenza, riflessi pronti e controllo di ciò che si fa.»
Conclusi con una serie di ganci e due calci.
Li guardai uno ad uno, visto che non si decidevano a parlare continuai.
« Vediamo come ve la cavate!»
Dissi ad una ragazza di avvicinarsi e poi uno dopo l'altro provarono.
Stavo dando consigli ad un ragazzo quando finalmente qualcuno parlò.
« Non ci credo! Élodie Wilkins allenatrice? Tu dovresti allenare me?»
Matthew Sullivan, per gli amici Matt era un mio allievo?
Detto tra noi, ero sollevata di avere lui come allievo, da come avevo capito, diceva tutto quello che gli passava per la testa e magari avrebbe dato un po' di vita al gruppo. Però era anche molto presuntuoso.
« Cos'è pensi di non essere in grado di stare al mio passo Matthew Sullivan, per gli amici Matt?» risposi io a tono.
« Piuttosto il contrario. Devo ricordarti chi ha i riflessi tanto pronti da finire addosso a qualcun'altro?» Rise.
Non poteva usare le mie parole contro di me. Mi venne un'idea.
« Ragazzi abbiamo un volontario. Adesso vi farò vedere cos'è in realtà la Kick-boxing. - guardai Matt - Sei pronto?»
Mi guardò senza capire.
Li guidai verso il ring al centro della sala continuando a parlare.
« Penso non ci sia modo migliore per capire come funziona uno sport se non quello di vedere una dimostrazione.»
Presi i miei guantoni personali appesi ad un chiodo a fianco al ring è un paio di guantoni per Matt. Gli lanciai i suoi.
« Infilateli e iniziamo.- salii sul "campo di battaglia" - Hai mai provato questo sport?»
Gli chiesi mentre mi raggiunse.
« No, ma non credo sia molto complicato.»
Lo guardai come per dire che si sbagliava.
« Perfetto. - rivolsi di nuovo lo sguardo verso gli altri - Regola numero uno: inquadrare l'avversario e mai sottovalutarlo.»
Mi spostai verso il mio angolo e lui fece lo stesso verso quello opposto. Diedi il via all'incontro.
« Guantoni all'altezza della bocca e pugni chiusi. Mai avanzare troppo velocemente. - dissi e a quel punto ero già difronte a Matt. - Guardare sempre negli occhi l'avversario, spesso dallo sguardo si capiscono le sue intenzioni.»
Tirò il primo pugno.
Lo schivai con facilità.
« Avevi appena guardato la mano con cui hai tirato il pugno.»
Mi guardò con faccia sbalordita.
Ora toccava a me.
Non gli lasciai il tempo di capire cosa volessi fare che cominciai.
Un pugno diretto dopo una finta, due ganci, un pugno dal basso ed era già a terra.
Forse ci ero andata un po' troppo pesante ma gli stava bene.
« Era questo che intendevo con velocità e sicurezza nei movimenti.»
Matt si alzò e gli chiesi.
« Vuoi che ti faccio vedere anche le tecniche del calcio?»
« No per carità mi basta quello che hai fatto!»
Un sorriso mi si aprii in volto, ero una persona che se la prendeva con poco e per quello che mi aveva detto prima non poteva passarla liscia.
« Bene, allora dimmi chi allena chi?»
Alzò le mani in segno di arresa e scendemmo.
« Se nessun altro vuole mettersi alla prova con me possiamo tornare ai sacchi.»
Nessuno parlò, neanche Matt e questo mi consolò leggermente.
Non potevo sapere cosa avrebbe detto o fatto questa volta e io odio non avere le situazioni sotto controllo.

Finimmo l'allenamento alle 18.
Potevo vedere dai loro volti che i miei allievi erano stanchi morti. Se aspettavo ancora un po' prima di lasciarli tornare a casa si sarebbero sicuramente buttati a terra e avrebbero riposato. Non volendo vedere quella scena li lasciai andare verso gli spogliatoi.
Dovevo ammettere che anch'io non ero nella mia forma più smagliante. Ero lì da tre ore, ero sveglia da quasi dodici ore e dovevo rimanere in palestra fino alle 22. Non pensavo potesse essere così faticoso.
Dovevo ricordarmi di rompere la sveglia appena arrivata a casa così da non avere più inconvenienti la mattina.
Mi ero seduta sulla poltrona fuori dell'ufficio di Marcus, avevo una pausa di dieci minuti prima che arrivassero altri ad allenarsi.
Per mia fortuna a loro non dovevo insegnare. Venivano qua tutti i giorni e io dovevo solo controllare che non rompessero nulla e che non si facessero del male.
A quel punto iniziarono ad uscire dagli spogliatoi quelli che avevano appena finito l'allenamento. Mi passarono davanti ed uno ad uno e mi salutarono.
Ma allora sapevamo parlare!
Arrivò anche Marcus. Mi chiese com'era andata e io, non avendo molta voglia di parlare, dissi che era andata. Lui capii che non ero in grado di portare a termine una conversazione così si chiuse nel suo ufficio dicendo che doveva compilare dei moduli.
Erano quasi usciti tutti e non era ancora arrivato nessuno del secondo allenamento.
Decisi di chiudere un attimo gli occhi, solo un attimo. Appoggiai la testa al muro dietro di me e mi riposai.
Non passò molto tempo che iniziò a piovere, gocce di pioggia mi cadevano sul viso, avevo ancora gli occhi chiusi.
Aspettate un secondo!
Come faceva a piovere in palestra?
Oh merda, magari c'era un incendio e si erano attivati i presidi antincendio, ma non sentivo nessun allarme.
Ma a che cosa stavo pensando, come poteva essere così contorta la mia mente?
Aprii gli occhi.
Non ci potevo credere.
Eh no questo era troppo!
Élodie Wilkins aveva esaurito la pazienza.

Fight for youWhere stories live. Discover now