Capitolo 5

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Il suono fastidioso che emetteva la sveglia mi fece sobbalzare anche oggi. Guardai l'ora: erano le 6.30.
Ma perché l'avevo programmata così presto?
Ero in vacanza e mi alzavo a quell'ora?
Che cosa mi era passato per la testa il giorno prima?
Ci riflettei un istante poi capendo tutto sbuffai. Imprecai con la testa sprofondata nel cuscino per almeno dieci minuti.
L'avevo già detto che ero una persona strana? Beh, a quanto pare ero anche un po' imbranata.
Avevo dimenticato di spostare la sveglia per le 7.30.
Non riuscivo più ad addormentarmi così mi alzai.
Dovevo andare a correre, ci andavo ogni mattina per bruciare i grassi sulle cosce e sul sedere. Non amavo molto la corsa ma non volevo avere il sederone.
Mi misi dei pantaloncini della tuta fino al ginocchio e una canottiera rosa fluo. Indossai le mie Nike da corsa, presi le chiavi di casa e uscii dall'appartamento.
Mi diressi verso il parco. Mi piaceva vedere la città la mattina presto. Non c'era quasi nessuno in giro, dormivano ancora tutti.
I soli che giravano per le vie erano persone che, come me, andavano a correre.
Corsi per quaranta minuti. Quando mi fermai avevo il fiatone. Mi avvicinai ad una panchina e feci un po' di stretching.
Volevo fermarmi a fare colazione in un bar, però poi decisi che ero troppo sudata. Non volevo farmi notare come ieri dalle cameriere.
Tornai a casa. Mi diressi subito verso il bagno, odiavo stare con i vestiti fradici. Mi feci una rapida doccia e poi andai in cucina a mangiare qualcosa.
Erano solo le 8 e mi stavo già annoiando.
Presi il telefono e controllai messaggi che avevo ricevuto.
Uno era di Marcus, diceva di raggiungerlo in palestra per le 15 così avrei fatto la mia sessione di allenamento e alle 16 avrei cominciato il mio lavoro. Gli risposi con un semplice ok.
Notai che avevo ricevuto un altro messaggio. Era Beatrice, frequentavamo insieme educazione fisica e storia, ogni tanto pranzavo con lei e delle sue amiche per non mangiare da sola. Andavamo abbastanza d'accordo ma non ci eravamo mai viste fuori da scuola se non un paio di volte perché dovevamo fare un lavoro di storia insieme. Era stata per quella occasione che ci eravamo scambiate i numeri di telefono. Non mi aveva scritto per tutta l'estate, non che aspettassi un suo messaggio o di qualcun'altro, però era strano che mi scrivesse adesso. Ma perché ci stavo riflettendo così a lungo, dovevo solo aprire quel messaggio e leggerlo per capire cosa volesse. Così feci.
"Ehi Élodie! Come va? È da un po' che non ci sentiamo. Vado subito al punto. Io e le ragazze pensavamo di fare una giornata solo shopping tra donne. Che ne dici di venire anche tu? Sarebbe bello passare un po' di tempo assieme. Fammi sapere, ciao ciao"
Strano, di solito nessuno voleva passare del tempo con me: Élodie la ragazza associale e sempre in disparte.
Stavo per risponderle che non potevo. Che iniziavo a lavorare e che non avevo tempo. Poi, però, mi tornò in mente la conversazione che avevo avuto il giorno prima al cimitero con Crystal. Forse questa era la buona occasione per fare nuove conoscenze e per concludere qualcosa in questa mia triste adolescenza.
Cancellai il messaggio e ne scrissi un altro.
" Ciao Beatrice, io tutto bene e tu? Mi piacerebbe venire con voi, devo solo tornare per le 15 perché inizio a lavorare."
Inviai. La sua risposta non tardò ad arrivare.
" Grandioso ci vediamo alla fermata dell'autobus vicino al parco tra 20 minuti ok? Ci divertiremo, a dopo!"
Per fortuna facevo sempre in fretta a prepararmi. Misi degli shorts di jeans anche oggi e una canotta a righe bianca e celeste.
Indossai le infradito e andai verso il bagno. Mi lavai i denti, mi alzai i capelli in una coda alta e poi mi truccai. Visto che dopo dovevo andare in palestra misi solo la matita nera e un po' di correttore per le occhiaie non ancora svanite del tutto.
Presi la borsa sul letto, il telefono e il portafoglio. Urlai ad Alice che uscivo con delle compagne di scuola, lei si stupì un po' e mi diede dei soldi dicendomi di divertirmi. Presi la sacca per l'allenamento e uscii di casa.
Scesi le scale, lasciando la sacca in fondo ad esse così dopo avrei solo dovuto aprire il portone per prenderla.
Andai verso la fermata, per la prima volta nella mia vita ero puntuale, e vidi già lì le altre.
Beatrice mi venne incontro e mi abbracciò. Non ebbi nemmeno il tempo di rispondere al suo abbraccio che si staccò da me ed esultò.
« Ci divertiremo un mondooo!» allungò la 'o' sprigionando tutta la gioia.
Salimmo sull'autobus diretto al centro e in meno di cinque minuti fummo arrivate a destinazione.
Passammo da un negozio all'altro in un batter d'occhio. Mi comprai dei nuovi jeans e molte maglie. Bea, mi aveva costretto a chiamarla così perché il nome intero non le piaceva, aveva buon gusto nel vestire e mi consigliò molte cose carine. Pranzammo rapidamente per tornare alle compere. In pochissimo tempo avevo già le mani piene di borse.
Avevo dimenticato quanto fosse piacevole fare del puro e sano shopping. Era davvero rilassante.
Nonostante fossi la "nuova" del gruppo non mi lasciarono mai in disparte e mi coinvolgevano sempre nei loro discorsi. Forse solo per questo era stata una mattinata splendida.
Alle 14.30 prendemmo l'autobus per rientrare e alle 15 in punto ero davanti alla palestra col borsone in mano.
Avevo abbandonato le borse dietro al portone di casa chiedendo ad Alice di portarmele sopra lei.
Bea si era offerta di accompagnarmi fino in palestra e, sebbene le avessi detto che non ce n'era bisogno, mi aveva "scortata" lo stesso.
« Mi sono divertita moltissimo. Grazie per avermi invitata.»
Le dissi pronta ad entrare.
« Sai non pensavo saresti venuta, ti avevo vista sempre a respingere gli altri quando si avvicinavano troppo, così non ero sicura che avresti accettato. Sono felice che tu sia venuta e spero che ci sarà una seconda volta.»
Sorrise e io non potei fare altro che annuire. Ci abbracciammo e io entrai.
Marcus era seduto nel suo ufficio, era già pronto. Lo salutai velocemente e mi diressi verso lo spogliatoio.
Uscii fuori non molto tempo dopo e mi preparai ad una lunga ora di fatiche.

Finimmo 10 minuti prima del solito, Marcus disse che così mi sarei riposata un po' prima di cominciare a lavorare ma, secondo me, era lui che aveva bisogno di riposo.
Tornai nello spogliatoio e mi cambiai la maglietta visto che avevo sudato non poco. Mi sistemai la coda e uscii.
Ero un po' agitata. Avevo paura di non essere ancora pronta.
Proseguii lungo il corridoio e girai verso destra all'angolo.
Ero sovrappensiero.
Andai a sbattere contro qualcosa. Sbattei in pieno la testa su qualcosa di duro.
Ecco come iniziare alla grande, con un bel bernoccolo in fronte. Non potrebbe andare peggio.
Da quando avevo urtato quella cosa, il muro probabilmente, avevo tenuto gli occhi chiusi.
Feci un passo indietro, avevo la testa bassa e un ciuffo sfuggito alla coda mi copriva la visuale quando aprii gli occhi. Mi toccai il punto della fronte dove avevo sbattuto e solo allora mi resi conto di una persona di fronte a me.
Non avevo il coraggio di alzare lo sguardo dalle sue scarpe, non volevo sapere chi aveva assistito a questa mia figuraccia. Rimasi con la testa china per molto tempo, a me parvero passare ore, finché non sentii una voce.
« Ehi,tutto a posto? »
Avevo l'impressione di aver già sentito quella voce. Presa dalla curiosità alzai lo sguardo.
Indossava delle scarpe da ginnastica argentate con i lacci arancioni. Aveva le gambe strette da pantaloni lunghi e scusi molto attillati. La maglia bianca, quasi trasparente, che portava lasciava ben poco all'immaginazione. Spostai lo sguardo più in su.
Labbra carnose, naso perfettamente dritto e occhi…
Oh mio Dio! Aveva degli occhi stupendi! Non erano celesti e non erano blu. Erano come se il celeste del cielo e il blu dello spazio si fossero uniti e avessero dato alla vita la tonalità di azzurro più bella in assoluto.
Per concludere in bellezza aveva i capelli castani scuri con riflessi grigio perla tagliati corti sui lati e alzati con del gel al centro.
Quel ragazzo era un dono della natura. Era la prova vivente di perfezione.
« Va tutto bene?»
Ero rimasta a fissarlo senza dire una sola parola. Mi aveva sicuramente presa per ritardata e come se non bastasse per rispondergli balbettai. Mi ero appena fatta tre figuracce una di seguito all'altra con il ragazzo più bello che avessi mai incontrato.
« S-si, t-tutto a p-posto.» mi schiarii la voce.
Solo allora capii tutto. Non ero andata a sbattere contro il muro. Ero finita addosso a lui. Ma quanto potevo essere sfortunata?
« Scusami se ti sono finita addosso, non stavo guardando dove andavo.» dissi diventando paonazza.
Ero sicura di averlo già visto.
« Non preoccuparti. Non è stato poi così male.» disse con malizia.
Non potevo credere che l'avesse detto seriamente. Diventai ancora più rossa d'imbarazzo. O scappavo a gambe levate o cambiavo argomento.
Optai per la seconda opzione, non potevo sempre scappare.
«Ci siamo già visti? Mi sembra di averti già incontrato. »
Cercai di ricordare dove avevo già visto quegli occhi. Lui non disse nulla ma glielo si leggeva in volto che sapeva.
Ora ricordai tutto.
« Tu sei il ragazzo di sabato sera fuori dalla porta!»
La conferma arrivò subito.
« Ero curioso di vedere quanto tempo ci mettevi a riconoscermi.»
Non seppi cosa rispondere, non mi ero mai trovata così in difficoltà a parlare con qualcuno.
Lui però non aveva ancora finito, allungò la mano.
« Sono Matthew Sullivan, per gli amici Matt.»
« Élodie Wilkins.» "e non ho amici" pensai.
Gli strinsi la mano.
« Allora… Avevi detto che non ti eri iscritta o sbaglio?»
« No infatti, non vado ai corsi.»
« Beh e allora che ci fai qui?»
Sorrisi, finalmente ero io ad essere un passo avanti a lui.
« Lo scoprirai a tempo debito Matthew Sullivan, per gli amici Matt.»
Così dicendo mi allontanai in direzione della sala principale con un sorriso stampato in volto.

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