Capitolo 61

4.6K 202 8
                                    

Dal giorno in cui presentai Tyler a Marcus, cominciai a fidarmi sempre di più del mio ragazzo e una notte si e una no, andavo a dormire da lui.
Alice stava meglio, ma insisteva ancora che doveva conoscere Tyler.
La domenica successiva Simon partì di nuovo per Chicago e con lui andò anche Marcus ed il suo amico. Non ero riuscita a convincerlo a portarmi con lui così mi ero dovuta accontentare di accompagnarlo all'aeroporto.
Erano partiti tutti e due insieme e fu davvero difficile per me trattenere le lacrime, ma alla fine non piansi.
Mi feci promettere da Marcus che mi avrebbe tenuta informata e da Simon che mi avrebbe chiamata più spesso. Tutte e due annuirono alle mie richieste e poi salirono sull'aereo.
Il lunedì mattina ero stanchissima e non avevo la ben che minima voglia di andare a scuola, ma non potevo saltare.
Fortunatamente la giornata passò in fretta. Passavo da una classe all'altra senza mai fermarmi e non avevo ancora incontrato nessuno dei miei amici, Tyler compreso.
Avevo solo intravisto tra gli studenti Bea e Peter che parlavano in un angolino appartato, ma non mi ero avvicinata a salutarli perché pensavo stessero chiarendo la loro "situazione".
Infatti i giorni precedenti la tensione che si era creata tra loro era aumentata e cercavano sempre di evitarsi l'uno con l'altro. Durante la pausa pranzo non parlavano insieme e quando uscivamo da scuola uno dei due se ne andava appena vedeva l'altro in lontananza. Io avevo parlato con tutti e due, ma nessuno voleva fare marcia indietro e mettere da parte l'orgoglio per svelare finalmente cosa provava. Era inutile, e anche se io avevo cercato più volte di fare da intermediario, nessuno dei due aveva fatto la prima mossa. Per questo motivo avevo deciso di tenermi in disparte e lasciare che risolvessero da soli.
Stava andando tutto bene, la giornata di scuola era appena finita e stavo aspettando Tyler perché dovevamo passare la serata assieme quando il cellulare vibrò nella mia tasca pronto a distruggere tutta la mia serenità.
Sto per entrare in sala operatoria.
Avevo la cattiva abitudine di non leggere il mittente, ma capii subito di chi si trattava.
Sentii lo stress entrare nel mio corpo, l'agitazione stava salendo e ogni secondo che passava sentivo dentro di me l'ansia aumentare. Se qualcosa fosse andato storto Marcus avrebbe perso la vista e con lei anche tutto ciò che era abituato a fare. Avrebbe dovuto ricominciare una vita totalmente nuova con molte difficoltà e con molti ostacoli. Se qualcosa fosse andato storto io non avrei potuto abbandonarlo e quindi avrei cominciato una nuova vita anch'io con lui.
Non potevo però trasmettergli la mia tensione, sicuramente lui ne aveva già abbastanza.
Ok, appena esci dimmelo. Andrà tutto bene.
Cercai di convincere più me stessa che lui, ma questo non bastò.
Infatti appena inviai il messaggio qualcosa dentro di me si accese. La tensione era svanita e, non so per quale motivo, aveva lasciato il posto alla rabbia.
In quel momento arrivò Steve che, probabilmente notando il mio nervosismo, mi chiese se andasse tutto bene.
« Certo, mi sono solo ricordata che devo fare una cosa. Puoi dire a Tyler che dovevo sistemare delle cose e che ci vediamo da lui?» chiesi.
Lui annuì e non gli diedi nemmeno il tempo di indagare su quello che dovevo fare che ero già via.
Camminavo velocemente senza prestare attenzione a quello che mi circondava. Sentivo solamente le dita delle mani formicolare e la rabbia in corpo crescere sempre di più.
Non ci misi molto a raggiungere la mia meta e ancora meno a prepararmi.
Dovevo scaricare la tensione e l'unico modo che conoscevo era prendere a pugni un sacco da box fino allo sfinimento, fino a quando il mio corpo non avrebbe fatto altro che chiedere pietà e così feci.
Non mi riposavo, colpivo il sacco continuamente e sebbene la stanchezza si faceva sentire la rabbia era ancora tanta e anche i colpi che sferravo non diminuivano di intensità. Se avessi avuto davanti qualcuno da prendere a pugni quel giorno non avrei esitato a farlo.
Non sapevo come mai ero così arrabbiata e di certo non mi sarei fermata a chiedermelo, l'unica cosa che volevo era distrarmi.
Forse ero arrabbiata perché Marcus era la persona più brava che conoscessi e quella che meno si meritava di perdere la vista. Oppure perché avevo paura che potesse accedergli qualcosa e che io non avrei potuto fare nulla per aiutarlo come lui aveva fatto con me anni prima.
« Sapevo che eri qui.» disse una voce che riconobbi subito alle mi spalle.
« Non è il momento.» dissi fermandosi per un istante, ma ricominciando a picchiare subito dopo quel sacco.
« Dovrei lasciarti qui a farti del male?» chiese ironico.
Sbuffai e non gli risposi. Quando ero arrabbiata non bisognava rivolgermi la parola.
« Lascia stare quel povero sacco.» disse e capii che un ghigno divertito gli era spuntato in volto.
« È a questo che serve.» risposi fredda.
Sussurrò qualcosa tra sé e sé che non capii e poi venne verso di me. Non mi sarei fermata, avevo bisogno di questo, dovevo stancarsi per poi riuscire a dormire senza pensare a Marcus.
Tyler però non voleva lasciarmi tranquilla, infatti mi caricò su una sua spalla e mi portò sul ring.
« Marcus è entrato in sala operatoria immagino.» disse mettendosi in ginocchio davanti a me.
Io incrociai le braccia sotto il seno e gli lanciai un'occhiataccia.
« Perché fai così? Non serve a nulla, ti stai solo facendo del male da sola.» continuò asciugandomi il viso bagnato con un asciugamano.
Per quanto volessi spostarlo e continuare ad allenarmi non feci nulla.
« Tu fumi, io prendo a pugni un sacco da box, ricordi?» dissi.
Si lasciò scappare una risata amara e scosse la testa.
« Io non fumo più. Ora lascia che ti aiuti.» disse.
Non mi diede neanche il tempo di chiedergli il perché avesse smesso che si alzò. Prese un paio di guantoni per lui e ritornò da me.
Mi prese per mano e mi condusse sul ring.
« Pronta?» chiese.
« Vuoi combattere con me?»
« Sono un avversario migliore di quel sacco.» rispose.
« Oh.» rimasi sorpresa dal suo comportamento.
Non avevo mai combattuto con Tyler, a scuola ero sempre riuscita ad affrontare qualcun'altro al posto suo. Non volevo combattere contro il mio ragazzo, non ce l'avrei mai fatta in una situazione diversa, ma in quel momento l'unica cosa che volevo era sfogarmi e se lui era disposto ad aiutarmi allora non lo avrei fermato.
« Va bene, ma non lamentarti se poi ti faccio male.» dissi preparandomi.
« Forse il contrario tesoro.» mi rispose avvicinandosi.
Era quasi uno scherzo tra noi, non facevamo sul serio e di certo non ci stavamo impegnando al massimo. Nonostante ciò però riuscii a scordarmi presto di Marcus e dell'ansia che mi creava il pensare a lui.
Tyler era davvero bravissimo, combatteva come se fosse una vita che si allenava e sembrava quasi che non facesse altro che allenarsi.
Avevo capito fin da subito che sarebbe stata una battaglia persa in partenza perché lui era cento volte più bravo di me, ma non mi ero lasciata scoraggiare e avevo voluto provare comunque.
« Chi doveva fare male a chi?» mi chiese il mio ragazzo a cavalcioni su di me.
Non ricordavo di preciso con che movimenti era riuscito a farmi cadere in quella posizione, ma in quel momento io ero con la schiena appoggiata al ring e lui sopra di me.
« Ho vinto, merito un premio.» sorrise trionfante, ma senza accennare ad alzarsi.
« E che premio vorresti?» chiesi.
« Oh, ce ne sarebbero molti, alcuni dei quali ti metterebbero troppo in imbarazzo, ma per ora mi accontento di un bacio.» sorrise avvicinandosi.
Sorrisi per le sue parole e quando stava per baciarmi aggiunse ancora una cosa.
« Però un bacio come dico io.» e detto questo mi trasportò di nuovo nel vortice in cui io e lui diventavano una cosa sola, in cui le mie emozioni si scambiavano con le sue e in cui mi sentivo al sicuro.
Era riuscito a farmi calmare, a rilassarmi e a farmi tornare il sorriso sulle labbra, non potevo rimanere indifferente a questi aspetti così finalmente deciso che era giusto parlargliene.

Fight for youWhere stories live. Discover now