Capitolo 8

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« Fammi capire bene, tu sei rimasto seduto lì fuori per quattro ore aspettando che io uscissi?» chiesi incredula.
Lui annuì.
« Perché?» continuai un po' stupita.
« Ti avevo chiesto a che ora finivi di lavorare e tu non mi hai risposto così ho deciso di aspettarti.»
« Perché?» stavo facendo la figura del disco incantato ma non capivo proprio.
« Perché mi piacerebbe conoscerti, prima volevo chiederti di prendere un caffè o qualcosa insieme ma tu mi hai letteralmente buttato fuori.» sorrise.
Probabilmente ero un po' stupida ma non riuscivo a capire cosa intendesse.
« Perché?» ripetei.
« Perché cosa?» chiese Matt quasi scocciato dalla mia continua domanda.
« Perché vorresti conoscermi?»
« Perché non dovrei?»
« Rispondi alla mia domanda per piacere.» dissi ancora incredula.
« Sei un enorme punto interrogativo per me. Di solito io riesco a "classificare" le ragazze che incontro appena le vedo ma, con te, invece non ci sono riuscito. Sei diversa, in senso buono, dalle altre e questo mi piace.»
« Ti piaccio?»
« Allora mi stavi ascoltando, pensavo di parlare da solo.- sorrise ma io non ricambiai - No, mi piace la tua diversità e la tua persona. Non ci conosciamo abbastanza bene per dire che mi piaci.»
« Come fa a piacerti la mia persona?»
« Oh andiamo! Non vorrai mica farmi credere che non ti hanno mai invitata ad un appuntamento!»
« Si mi hanno già chiesto di uscire ma io non ci sono mai andata. Ma questo cosa centra con il fatto che ti potrei piacere?»
« Sembri quasi stupita che io ti abbia chiesto di uscire!- mi guardò - Allora facciamo domani alle 14 al bar vicino alla stazione?» chiese.
Come facevo a stargli lontana se lui si comportava così. Mi stava rendendo difficile mettere in atto quello che mi ero detta prima.
« Senti non voglio essere scortese ma forse hai frainteso quello che è successo prima in palestra. Io non mi sono messa a cavalcioni su di te perché ci stavo provando o perché mi interessi. Siamo finiti in quella posizione involontariamente!- mi fermai, ero arrivata davanti al portone del mio palazzo, continuai a parlare frugando nelle tasche alla ricerca delle chiavi. - Sempre senza offesa ma tu non mi interessi, non sono in cerca né di amicizie né di amore. Per questo tra noi ci sarà sempre e solo un rapporto allieva-allenatore ok?»
Forse ero stata troppo schietta ma non mi piaceva fare giri di parole per dire qualcosa.
« Se devo essere sincero, non sono per niente d'accordo. Forse adesso non ti interesso ma più avanti potrei piacerti. Permettimi di conoscerti e io mi farò conoscere facendoti cambiare idea.»
Avevo trovato le chiavi.
« Forse non hai capito! Élodie Wilkins non vuole amici, non vuole amore e non vuole nessuno. Ho preso la mia decisione quindi se domani vuoi uscire con qualcuno trovati qualcun'altro perché Élodie non vuole. - dissi iniziando ad arrabbiarmi - Nessuno vuole o deve conoscere Élodie Wilkins chiaro? Adesso sarei stanca quindi se non ti dispiace mi piacerebbe andare a dormire!»
Avevo alzato il tono di voce, se non lo voleva capire con le buone glielo avrei fatto capire con le parole cattive.
Aprii il portone entrai e feci per chiuderlo ma lui mise il piede per bloccarlo.
« Io non sono nessuno, e per questo voglio e devo conoscere Élodie Wilkins.» era rimasto calmo per tutta la conversazione a differenza mia che avevo perso la pazienza.
Detto questo tirò via il piede e mi lasciò chiudere la porta.
Ma perché doveva essere così difficile tenerlo lontano?
Con gli altri non avevo nemmeno dovuto urlare con lui invece non riuscivo a non arrabbiarmi. Perché?
Feci le rampe di scale fino al mio appartamento ripensando a ciò che gli avevo detto e che lui aveva detto a me.
Forse non avrei dovuto dirgli che nessuno voleva avere a che fare con me, con quella frase avevo peggiorato la situazione però ormai l'avevo detto e lui voleva lo stesso conoscermi. Sarebbe stato difficile tenerlo lontano ma l'avrei fatto a qualunque costo.
Aprii la porta del mio appartamento ed entrai pronta a lasciarmi tutti i miei problemi fuori da lì. Buttai il borsone davanti alla porta della mia camera e andai verso la cucina.
Alice mi aveva preparato un piatto di pasta per la cena e aveva lasciato un foglietto sul tavolo con scritto che oggi aveva il turno di notte ma se avevo bisogno di qualcosa di chiamarla.
L'ho già detto che era una persona protettiva?
Mangiai la mia pasta e andai in camera raccogliendo il borsone da terra. Presi i vestiti sporchi che avevo usato per allenamento e andai verso il bagno. Li misi in lavatrice e poi mi svestii per farmi una doccia.
Rimasi sotto l'acqua per molto tempo, pensavo di potermi lavare via la conversazione con Matt e tutti i miei problemi ma non fu così.
Mi tornò in mente quello che avevo detto ad Alice e dovevo contattare subito qualcuno di esperto. Ma chi?
Mi venne un'idea così uscii dalla doccia e mi avvolsi in un grande asciugamano. Mi pettinai velocemente i capelli andando verso la camera, mi vestii in fretta e mi coricai sotto le coperte del mio letto con il laptop sulle gambe.
Alice aveva un nipote che studiava psicologia da due anni all'università, era sempre stato bravo ad ascoltare i problemi degli altri per questo aveva deciso di intraprendere quella facoltà. Aveva tre anni in più di me.
Molto probabilmente era in giro per il mondo.Tutte le estati seguiva degli stage e viaggiava in altri paesi per capire gli usi di altre civiltà. Decisi comunque di mandargli una mail, così iniziai a scrivere.
" Ciao Simon, come stai?
Ti starai chiedendo perché ti contatto dopo tanto tempo che non ci sentiamo più. Vado subito al punto.
Io penso che Alice non abbia superato il trauma legato all'incidente e che possa commettere l'errore di David.
Le ho parlato, lei ha detto che non è vero ma è disposta comunque a farsi aiutare da qualcuno se questo mi può far star meglio.
È qui che entri in gioco tu! Non voglio farla vedere da un perfetto sconosciuto ed ho pensato che, visto che tu studi per diventare psicologo, potresti aiutarci. Abbiamo bisogno di te più che mai, non riesco a gestire questa situazione da sola. Fammi sapere.
Un abbraccio, Élodie"
Simon era simile a sua zia, sia fisicamente che caratterialmente.
Anche lui era molto altruista e aiutava sempre gli altri. Per questo sapevo che sarebbe venuto da noi.
Come Alice anche lui era biondo e aveva gli occhi azzurri, l'unica differenza era che Simon era più cicciottello di sua zia.
Eravamo sempre andati d'accordo, sin da piccoli. Per me e Crystal era un esempio da seguire, gli volevamo molto bene e lui a noi. Ci aiutava sempre, ci sosteneva e spesso ci copriva quando Crys ed io finivamo nei guai.
Da quando aveva cominciato l'università a Chicago ci eravamo allontanati un po', non ci sentivamo molto per telefono e ci vedevamo raramente. Sebbene non fossimo parenti di sangue per me lui era come un cugino e per questo mi fidavo ciecamente di lui come di nessun altro.
Ero stanchissima, chiusi il PC e spensi la luce della camera. Mi ricordai anche di staccare la sveglia, il mattino dopo non sarei andata a correre.
Mi addormentai non appena posai la testa sul cuscino.

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