Capitolo 34

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Un tonfo.
La casa era avvolta dal silenzio pochi istanti prima che quella maledettissima sveglia cominciasse a suonare.
Non stavo dormendo naturalmente, ma mi ero dimenticata di aver lasciato la sveglia accesa.
Non appena questa suonò saltai in aria dalla paura e, con i piedi intrecciati tra le coperte, caddi a terra provocando un fortissimo tonfo.
Prima della fine dell'anno quella sveglia sarebbe finita fuori dalla finestra, in mille pezzi sulla strada sotto casa.
Mi alzai da terra diretta verso il bagno per lavarmi e vestirmi.
Come ogni mattina salutai le occhiaie che avevano preso residenza sotto i miei occhi e mi lavai.
La sera prima, dopo essere arrivata a casa, ero rimasta sveglia fino a tardi per parlare con Alice. Le avevo raccontato tutto quello che era successo dai nonni e anche quanto mi erano mancati. Prima delle due del mattino non ero andata a dormire e, tra gli incubi e la sveglia, non era cominciata bene questa giornata.
Andai in cucina per fare colazione. Stranamente Alice era già in piedi.
« Già sveglia?» chiesi.
« Il lavoro chiama!» disse.
Aveva una brutta cera, segno che anche lei aveva dormito poco.
Mangiai in fretta la colazione visto che ero in ritardo.
« Io vado!» urlai raccogliendo il mio zaino da terra e dirigendomi verso la porta.
Sentii Alice che mi salutava quando ormai ero fuori dall'appartamento.
Con mia grande sorpresa arrivai a scuola dieci minuti prima del solito, avevo letto male l'ora a casa così avevo dovuto fare tutto in fretta. Ed ora, eccomi lì ad aspettare l'inizio delle lezioni.
« Élodie» sentii Bea chiamarmi.
« Buongiorno.»
« Come stai? Ieri non sei venuta a scuola, pensavo non stessi bene. Va tutto bene?» chiese velocemente.
Risi. Non sarebbe mai cambiata, non avrebbe mai parlato normalmente.
« Sto bene. Sono dovuta andare a fare delle commissioni.» dissi tralasciando come sempre i dettagli.
« Ok. Allora abbiamo molte cose di cui parlare noi due.» disse maliziosa.
« Nello specifico?» chiesi non capendo.
Mi prese a braccetto e camminammo verso l'entrata della scuola.
« Solo tre parole: tu, Tyler, appuntamento.» disse.
Avrei riso per come l'aveva detto se non fosse un argomento delicato da discutere.
« Non c'è nulla da sapere. Mi ha dato buca.» dissi alzando le spalle.
« Cosa? Quello stronzo, dov'è adesso? Lo prendo a pugni li sotto se non viene a darmi una motivazione ragionevole. Come ha potuto? Giuro che...» Iniziò a parlare velocemente.
« Va tutto bene. Non fa niente, probabilmente ha trovato qualcun'altro di più divertente con cui passare il tempo.» dissi.
Mi guardò non capendo la mia tranquillità.
Sinceramente non capivo neanch'io come potevo restare così calma, dentro mi sentivo un uragano.
« Oh, ora ho capito. Ieri non sei venuta a scuola anche per evitarlo.» disse.
E brava la ragazza, aveva capito tutto.
« Forse.» dissi.
« Giusto perché tu lo sappia, ieri è venuto a chiedermi di te.» disse.
Alzai le spalle con menefreghismo mentre la campanella suonò.
« Non so come fai a stare così calma, ma se lo trovo un giro gliela faccio pagare io per te.»
« Conto su di te allora.» scherzai.
« Ci vediamo a pranzo.» disse Bea prima di allontanarsi.
Andai dritta verso il mio armadietto per posare quello che non mi serviva.
« Ehi Élo!»
« Ciao Pet»
« Come stai?» chiese.
« Sto bene. Tu?»
Annuì.
Avevamo la stessa lezione adesso perciò andammo insieme in aula.
Mi raccontò quello che aveva fatto il giorno precedente nelle lezioni in cui dovevo esserci anch'io.
Ci sedemmo nella fila più in fondo, nei due banchi vicino alla finestra.
In poco tempo arrivarono anche gli altri e il professore.
« Ecco il mio migliore amico.» dissi a Pet riferendomi al prof.
« Non è poi così male. Hood ha un suo stile.» mi rispose.
« Stai scherzando spero. È un concentrato di falsità, noia e odio verso di noi. Riversa tutto ciò che non gli va bene sui suoi allievi. È più che male, fidati.» dissi.
Lui scoppiò a ridere.
« Va bene, hai vinto! » disse continuando a ridere.
« Cosa c'è di così divertente Signor Anderson?» chiese Hood vedendo Pet ridere.
« Mi scusi.» rispose lui senza smettere di ridere.
« Non vorrei dirturbarla, ma preferirei che lei e la signorina Wilkins mi ascoltaste.» disse guardando me.
Avevo cominciato a ridere anch'io, ma non appena mi guardò smisi.
« Ci scusi.» ripetè Pet.
Il professore ricominciò a spiegare.
« Signorina Wilkins, deve smetterla di farmi ridere.» disse Pet imitando la voce del prof.
« Mi scusa Signor Anderson. Non volevo farla riprendere dal professore.» dissi a mia volta.
Continuammo così per tutta la lezione, senza però farci vedere da Hood.
« Arrivederci ragazzi.» disse il professore al suono della campanella.
Io e Peter imitammo gli altri e uscimmo dall'aula.
Appena fuori sentimmo il prof richiamarci dentro.
« Signor Anderson, non voglio più avere un comportamento del genere da parte sua. Forse è meglio che la prossima volta si sieda lontano dalla Signorina.»
« Certo, mi scusi. Arrivederci.» disse Pet prima di andarsene.
Lo seguii e ricominciai a ridere.
« Benvenuto nel club, preparati all'anno più lungo della tua vita. Sei stato preso di mira.»
« Non c'è nulla da ridere!» mi rimproverò Pet.
« Oh si invece. Te lo dice un'esperta. Sono tre anni che lotto contro Hood per andare avanti con gli studi, non c'è niente di più divertente nel vedere la sua faccia quando mi promuovono.» dissi senza smettere di ridere.
Lui scosse la testa, ma rise con me.
Arrivammo agli armadietti.
« Cos'hai adesso?» chiesi.
« Matematica» disse sbuffando.
« Beato te. Io devo sorbirmi due ore di storia.»
« Sei l'unica persona che conosco a cui piace la matematica.» disse guardandomi strano.
« Questione di gusti.» alzai le spalle.
« Non farti odiare anche dal prof di storia, mi raccomando.» disse ridendo.
Gli feci il dito medio e mi allontanai.
Era strano per me ridere senza preoccupazioni, ma era davvero bello.
Pet, quando voleva, era davvero divertente. Certo, era anche molto lunatico, ma non si poteva avere tutto dalla vita.
Dovevo ancora chiedergli cosa gli era successo martedì visto che era proprio di malumore. Non mi aveva parlato quasi per niente durante educazione fisica e, prima di tornare a casa, non era neanche venuto a salutarmi.
Comunque sia, ero contenuta che fosse tornato il normale e simpatico Pet.
Arrivai davanti all'aula in anticipo come sempre, ma questa volta non entrai subito.
Una risata famigliare attirò la mia attenzione. Girai la testa spostando lo sguardo in direzione di quel suono.
Non ci misi molto a capire di chi era in mezzo a tutti quegli studenti.
Non dovevo restare lì immobile a fissarlo, sarei dovuta entrare e fare finta di nulla. Come ogni volta che si trattava di lui, il mio corpo non rispondeva ai comandi del cervello.
Continuai a fissarlo. Era in piedi in mezzo al corridoio che parlava con qualcuno, mi dava le spalle e non riuscivo a vedere chi fosse quel qualcuno.
Non avrei dovuto farlo, ma mi spostai leggermente per osservare meglio. Se solo avessi saputo chi era non mi sarei mai mossa da lì e sarei entrata in classe.
Sarah Becker, la ragazza più popolare e più bella della scuola, era al suo fianco. Aveva una mano appoggiata sul suo braccio e continuava a dire cose che facevano ridere Tyler.
Non mi era mai andata a genio quella ragazza, era il mio esatto opposto. Voleva sempre essere al centro dell'attenzione e faceva di tutto per portarsi a letto i ragazzi più belli della scuola. A me non aveva mai fatto nulla nello specifico, ma la odiavo comunque, adesso più che mai.
Aveva preferito lei a me?
Strinsi i punti lungo i fianchi e chiusi gli occhi a due fessure probabilmente ero diventata rossa dalla rabbia, ma poco me ne importava.
Non capivo come mai ero così arrabbiata, in fondo Tyler non era nessuno per me. Eravamo usciti insieme una volta sola e non c'era stato da parte di nessuno di noi due un atteggiamento da "più che amici", quindi perché reagivo in quel modo?
Iniziai a camminare verso la loro direzione. Questa volta gliene avrei dette quattro a quel ragazzo.
Avevo ancora i pugni stretti lungo i fianchi e la rabbia continuava a salire.
Niente e nessuno mi avrebbe fermata, gli avrei fatto un occhio nero.
Sebbene io ero contro la violenza, in quel momento me ne importò poco.
Li avrei raggiunti in poco tempo se non fosse suonata la campanella.
Iniziai ad imprecare mentalmente facendo dietrofront per raggiungere l'aula.
Mi sedetti in fondo come solito aspettando l'arrivo del professore.
« Posso sedermi qui?» chiese una voce stridula.
Alzai lo sguardo per vedere chi fosse stato a parlarmi e, appena capii chi era, spalancai gli occhi.
Da quando in qua chiedeva il permesso per fare qualcosa? Lei faceva quello che voleva, quando voleva e senza pensare agli altri.
« Certo, siediti pure.» dissi spostando la mia roba sul mio banco.
« Grazie.» mormorò.
Non risposi e tornai a guardare davanti a me.
Tra tutte le persone che potevamo sedersi vicino a me, proprio lei doveva chiedermelo?
Passai un'altra ora a non ascoltare il professore, ma programmai la mia vendetta nei confronti di quella ragazza seduta al mio fianco, Sarah Becker.

Spazio autrice
BUON ANNO GENTEEEE!
Passato un buona serata?
Volevo cominciare al meglio il 2016 perciò ecco a voi un nuovo capitolo.
Fatemi sapere che ne pensate.
Buona lettura, un bacio
Franci

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