Capitolo 45

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« Devi lasciare piano la frizione e poi acceleri, capito?»
Annuii, non sembrava difficile.
Eravamo in un parcheggio quasi completamente vuoto nella periferia di Orlando da dieci minuti. Io ero sulla moto e lui al mio fianco in piedi mi aiutava a tenerla su.
L'avevo accesa io ed ero riuscita anche ad inserire la marcia.
Lui si staccò dalla moto dandomi il permesso a partire.
« E se cado?» chiesi.
« Non cadi, ci sono io al tuo fianco.» sorrise.
Guardai di nuovo avanti e, sebbene fossi un po' titubante, partii.
All'inizio barcollai leggermente, ma poi trovai l'equilibrio e riuscii a fare il giro del parcheggio da sola.
Tyler mi lasciò da sola non appena capì che avevo il controllo della moto.
« Ce l'ho fatta!» Esultai entusiasta appena arrivai da lui.
« Adesso devi solo imparare a cambiare le marce e siamo a posto.» sorrise.
Annuii convinta e lui cominciò la sua spiegazione.
Quando il sole stava ormai tramontando, circa due ore dopo il nostro arrivo, sapevo quasi tutto su come si guida una moto.
« Ti è piaciuto?» mi chiese lui appena parcheggiò davanti casa mia.
« Si, moltissimo!» sorrisi.
Scesi dalla moto e gli consegnai il casco.
« Però preferisco essere tua passeggera.» aggiunsi.
« Anche a me piace averti appoggiata sulla mia schiena.» sorrise.
Ci fu un attimo di silenzio tra di noi poi lui parlò di nuovo.
« So che è ancora martedì, ma mi chiedevo se venerdì volessi venire ad una festa con me.»
« Una festa?»
Probabilmente non gli avevo mai accennato il fatto che io non ero da feste.
« Si, ovviamente ci saranno anche Josh, Steve e Peter e se vuoi puoi chiamare anche Bea.»
« Non lo so, non vanno a finire mai bene le feste per me.» dissi.
Lui mi guardò senza capire, ma poi, come se avesse compreso tutto, annuì.
« Pensaci e mi fai sapere, non c'è fretta. Va bene?»
« Non ti prometto nulla, ma ci penserò.» dissi.
Lo salutai e mi allontanai per entrare in casa.
Ero andata solo a due feste in tutta la mia vita e la prima era quella con Bea all'inizio dell'anno scolastico.
Il motivo per cui le evitavo era chiaro. Non avevo molti amici e quindi non avevo neanche la compagnia per andarci. Inoltre non sopportavo gli sconosciuti che cercano di ballare con te anche quando tu non ne hai voglia.
Ovviamente per Tyler avrei potuto fare uno sforzo, ma prima dovevo esserne convinta al cento per cento. E per questo avevo bisogno dell'aiuto di Bea.
« Sono arrivata!» urlai entrando in casa.
Nessuno mi rispose, strano Alice oggi non doveva lavorare.
Andai in cucina, ma non c'era nessuno. Mi guardai un po' attorno ma non c'era anima viva. Notai subito dopo un biglietto attaccato alla dispensa.
Ho avuto un emergenza al lavoro, torno più tardi.
Tirai un sospiro di sollievo, stavo già pensando in negativo.
Non la aspettai per cenare e, quando lei rientrò probabilmente dormivo già, perché non la sentii entrare in casa.

Ero estremamente in ritardo, stavo correndo per arrivare in orario a scuola, ma sapevo che era una sfida persa in partenza, non ce l'avrei mai fatta.
Alice mi aveva trattenuta troppo a lungo a casa, mi aveva fatto la predica perché il giorno prima non le avevo detto dove sarei andata e non avevo risposto alle sue chiamate o ai suoi messaggi.
Appena varcai la porta d'ingresso della scuola mi resi conto di quanto fossi veramente in ritardo. Per i corridoi non c'era più nessuno e le porte delle aule erano tutte chiuse.
Odiavo entrare in classe in ritardo.
Bussai leggermente all'aula del professore di filosofia ed entrai.
« Scusi il ritardo, ho avuto un contrattempo.» dissi prima che lui potesse dirmi qualcosa.
« Non si preoccupi, vada a sedersi.»
Era un tipo strano il prof di filosofia, non perdeva mai la pazienza e, anche quando era difficile, manteneva sempre la calma.
Mi sedetti nell'unico banco libero e ascoltai la lezione.
La mattinata passò in fretta e, per tutto il tempo, non incontrai nessuno dei miei amici.
Quando uscii da scuola però mi stupii di trovarli già tutti fuori ad aspettare me.
Li salutai tutti e loro ricambiarono. Tyler, per fortuna, non mi baciò davanti agli altri, non ero ancora pronta a dare spettacolo così.
« Hai pensato alla mia proposta?» mi chiese.
Dannazione, me ne ero completamente dimenticata. Probabilmente capì senza che io dovessi dirgli nulla e sorrise.
« Non fa niente, hai tutto il tempo che ti serve.»
« Mi dispiace, adesso ne parlo con Bea e ti faccio sapere.»
Mi girai di nuovo verso gli altri, come solito stavano discutendo ma non capivo su cosa.
« Questo pomeriggio ho da fare, rimandiamo le lezioni di guida?» mi chiese ancora Tyler.
« Si certo, non ne avevo neanche voglia oggi.» risposi.
« Muovetevi o faremo tardi!» urlò Tyler agli altri.
Tutti lo seguirono lasciando sole me e Bea.
« Abbiamo tante cose di cui parlare.» mi disse lei.
« Pranziamo insieme?»
Lei annuì e ci incamminammo.
Le raccontai come Tyler mi aveva chiesto di metterci insieme, di Logan e Micaela, delle lezioni di guida e persino della sua gelosia verso di Matt.
Ci avevano appena servito da mangiare quando tirai fuori l'argomento "festa".
« Non vuoi andarci?» chiese.
« Non lo so. Non vanno mai a finire bene per me le feste.»
« Ma Tyler vorrebbe che ti ci andassi.» ragionò.
« È questo il punto. Non me la sento di andare da sola per cui se venissi pure tu sarebbe più semplice.» la supplicai.
« Va bene, ma a una condizione.» sorrise maliziosa.
« Qualunque cosa.»
« Ti dovrai vestire come dico io!»
Sbuffai.
« Non accetto negazioni! O questo o ci andrai da sola.»
A malavoglia accettai e lei esultò felice.
Continuammo a parlare di tutt'altro e poi cominciò a descrivermi quello che sarebbe stato il mio abito per venerdì. Non potevo rifiutare per ciò cercai di convincermi che sarebbe andato tutto bene.

I giorni passarono e Tyler era davvero entusiasta che avessi accettato il suo invito. Io,al contrario, ero ancora abbastanza titubante, ma Bea era sempre lì che mi rassicurava.
Ben presto, forse anche troppo presto, arrivò venerdì sera.
Ero a casa di Bea da quasi due ore quando lei decretò che il suo lavoro era finito.
Mi aveva arricciato i capelli e mi aveva truccato leggermente. Il risultato non era male, non ero né troppo vistosa né troppo semplice.
Mi aveva prestato un suo vestito bianco. Mi arrivava a metà coscia, non era il mio genere, ma lo scollo a cuore me lo faceva apprezzare di più. Ovviamente mi fece indossare un paio di scarpe con il tacco che si abbinavano al vestito.
In fin dei conti non ero male.
Anche lei si mise un vestito simile al mio, solo che il suo era rosso e aveva uno spacco sulla schiena.
« Sono fiera del mio lavoro.» disse soddisfatta guardandomi.
Risi a disagio e la spinsi fuori da casa perché eravamo in ritardo. Prese le nostre due pochette e salimmo in auto.
Ero tremendamente in ansia, per fortuna non dovevo guidare io. Bea accese il motore e mi rivolse un ultimo sguardo.
« Rilassati Élo, è solo una festa.» mi sorrise.
Continuai a guardare davanti a me pregando con tutta me stessa che quella serata sarebbe andata a finire bene.

Spazio autrice
È da un po' che non scrivo più uno spazio autrice in fondo al capitolo, ma questo è necessario.
Allora innanzitutto ringrazio tutte le persone che votano la mia storia e che la leggono ♡♡
Poi, so che questo capitolo non è il massimo ma serviva solo da collegamento. Il prossimo (alla festa) sarà più bello, promesso.
Ora come sempre, vi chiedo cosa ne pensate?
Buona lettura, un bacio
Franci

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