Capitolo 41

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« Io... io non posso.» dissi abbassando lo sguardo.
Non riuscivo a liberarmi dalla sua presa. Mi teneva un braccio intorno alla vita e con l'altra mano mi teneva ancora il polso. Avevo solo una mano libera, ma lui era troppo forte.
« Cosa vuol dire che non puoi?» chiese.
Ovviamente non bastava quella frase a farmi liberare e sapevo che non sarei riuscita tanto facilmente ad andarmene da quella brutta situazione.
« Non posso.» ripetei non volendo spiegare le mie vere motivazioni.
Non potevo raccontargli che avevo una promessa da mantenere e che non ero più in grado di affezionarmi troppo a nessuno, altrimenti avrebbe capito cosa doveva combattere per avermi.
Il punto era che per avere me doveva prima di tutto combattere quella parte di me, ciò significava che doveva staccarmi da quella parte di me stessa. E io non sapevo se sarei riuscita a sopravvivere senza essa.
Quello che disse dopo però mi stupì, pensavo che avrebbe dato di matto per il mio rifiuto invece non fu così.
Lasciò il mio polso lasciando ricadere il mio braccio lungo il fianco e con quella mano mi alzò il viso.
« Ho visto come ti comporti Élo. Ho visto cosa fai con gli altri e come ti approcci, ma ho la netta sensazione che con me non sia così. Lo dimostra il fatto che sei venuta fino a qui dopo quello che ho fatto.» disse dolcemente.
Lo guardai non capendo e lui continuò.
« Mi hai dato la possibilità di giustificarmi, di spiegare, cosa che di solito non avresti fatto, da come ho capito. Sei venuta fino a qui per me e, forse non vorrai ammetterlo, ma non lo avresti fatto se non fossi veramente legata a me. Tu mi hai dato un'opportunità di scuse ora lascia che io ti dimostri come posso ripagarti per questo.»
Forse ero strana io o poco attenta, ma non riuscivo a seguire il filo del suo discorso.
Non mi lasciò il tempo di ribattere o di capire le sue intenzioni che fece la sua mossa.
Spostò la mano da sotto il mio mento e la mise sulla mia guancia. Si avvicinò al mio viso e, in men che non si dica, le sue labbra furono sulle mie.
Misi le mani sul suo petto cercando di spingerlo via, ma lui era troppo forte e, inutile dire, che baciava da Dio.
Era una piacevole tortura, ma sapevo che se l'avessi lasciato fare avrebbe frainteso tutto.
Con la lingua continuava a chiedere l'accesso alla mia bocca, ma non lo lasciai entrare.
Lui però non si arrese e, non so come, riuscì a farmi schiudere le labbra quel poco che bastava.
Il bacio si fece subito intenso e non riuscii più a trattenermi. Mi lasciai andare, chiusi gli occhi e lasciai che la mia lingua danzasse con la sua.
Gioia, sollievo, rimpianto erano solo poche delle sensazioni che sentii appena si staccò dalla mia bocca mordendomi leggermente il labbro inferiore.
Aprii gli occhi e incatenai il mio sguardo al suo.
« Pensaci.» disse sorridendomi.
Mi diede un bacio sulla fronte e si allontanò verso la riva del lago.
Prima di essere troppo distante però disse ancora.
« Rimango qui fino al tramonto, se hai bisogno di qualcosa chiamami.»
Come faceva ad essere così tranquillo dopo quello che aveva fatto.
Io mi sentivo come un turbinio di emozioni, non sapevo più cosa fare o pensare. Mi aveva confusa ancora più di prima e, inutile dirlo, mi aveva allo stesso tempo resa felice.
Non riuscivo comunque a sorridere.
La mia pancia cominciò a brontolare segno che la fame non mi era passata.
Decisi di schiarirmi le idee davanti a un sandwich nel bar che avevo visto arrivando.
Tornai a riva e ripercorsi la strada verso il bar.
Ero con la testa altrove, non facevo altro che pensare a lui e al bacio. Aveva smosso qualcosa in me, qualcosa che non riuscivo ad ignorare come avrei dovuto.
Il nome del bar era noioso e poco originale, si chiamava "Al lago", ma entrai comunque. Avevo fame e i panini in vetrina non mi lasciavano scelta. Il mio appetito era troppo forte.
Appena aprii la porta una campanella suonò e un profumo che non riuscii ben a decifrare invase le mie narici.
Mi sedetti davanti al bancone come sempre, non mi piaceva occupare i tavoli se non ero in compagnia.
« Sa già cosa prendere?» mi chiese una cameriera.
« Un sandwich al formaggio e una coca con ghiaccio, grazie.» risposi sorridendole.
Lei se ne andò e mi lasciò di nuovo da sola con i miei pensieri.
Non potevo negare che quel bacio mi era piaciuto e che non era privo di significato per me, ma non riuscivo a convincermi di poter stare con lui. Avevo già baciato dei ragazzi prima di lui, non molti certo, ma nessuno baciava come Tyler e nessuno era mai riuscito a far scatenare quella moltitudine di emozioni dentro di me. Mi aveva letteralmente mandato in fumo il cervello.
Non riuscivo più a pensare lucidamente e a formulare un pensiero coerente. Sentivo il vuoto dentro e tutte le cose che avevo stabilito nei giorni prima erano svanite lasciandomi con una miriade di dubbi.
Appoggiai i gomiti sul bancone e misi la testa fra le mani.
Dovevo pensare e non ci riuscivo. Avevo bisogno di un consiglio su cosa fare o anche solo uno spunto di consiglio. Mi sarei accontentata con poco. Purtroppo però l'unica che era in grado di farmi ragionare come si deve non c'era più.
Basta, non potevo lasciarmi andare anche alla malinconia dei tempi passati.
« Va tutto bene?» sentii.
Alzai lo sguardo per capire se quel ragazzo stava parlando con me. Ovviamente si, non si può mai ragionare in santa pace.
« Certo.» dissi sperando di farlo andare via.
« Il panino e la coca sono tuoi?» chiese.
Solo allora mi accorsi che aveva in mano le mie ordinazioni. Mi spostai e lui le appoggiò sul bancone.
« Grazie.» dissi.
Presi il panino tra le mani e aspettai che lui se ne andasse per poterlo addentare, ma non accennava proprio ad andare via.
« Allora, cosa c'è che non va?» chiese.
Lo guardai male, cosa credeva di fare?
« Non mi sembra il caso di parlarne con uno sconosciuto.» dissi più educatamente possibile.
Lui mi guardò ancora e sorrise.
Era un bel ragazzo, aveva all'incirca 22 o 23 anni non di più. Aveva i capelli neri raccolti in un piccolo codino dietro alla testa e aveva tutta l'aria di uno che sapeva come si viveva alla grande la vita. Sembrava uno di quei ragazzi che colgono l'attimo, ma non ne ero sicura.
« E perché no. A volte non c'è persona migliore a cui raccontare i propri problemi di uno sconosciuto.»
« Ah si?» chiesi.
« Certo. Io non ho posizione riguardo l'argomento, immagazzino le informazioni e do un consiglio senza essere di parte.»
Sembrava un pazzo, ma mi piaceva per cui decisi di parlare.
« Un ragazzo.» dissi come se bastava per capire la mia situazione.
« Ahia, problemi di cuore?» chiese facendo una smorfia che mi fece ridere.
« Non lo so, non l'ho ancora capito.- dissi tornando seria- Lui prova qualcosa per me, credo, mi ha baciata e aspetta una mia risposta, ma non penso di essere pronta.»
« Cosa vuol dire quel "credo"?» mimò con le dita.
« Che me l'ha quasi detto, ma non in modo diretto.»
« E tu?»
« Io cosa?»
« Cosa provi per lui?»
« Non lo so.» dissi sconfortata.
« Oh si che lo sai. Forse non vuoi ammetterlo a te stessa ma lo sai.»
« Non lo so, davvero.»
« Senti, non posso leggerti nella mente, ma posso dirti una cosa. Prova a spegnere il cervello e per una volta prova ad ascoltare il cuore.» sorrise ancora.
Lo guardai incuriosita.
« Cosa sei tu? Uno psicologo esperto in sentimenti travestito da barista?» chiesi ridendo.
« Ho solo avuto un inizio di storia travagliata con la donna della mia vita e non voglio che altri facciano i miei stessi errori.» disse.
Lo guardai con ammirazione. Per essere solo un barista ci sapeva fare con le parole e, forse, potevo ascoltare il suo consiglio.
Lo stavo per ringraziare quando parlò di nuovo.
« Eccola!» disse.
Guardai nella sua stessa direzione e vidi la ragazza che prima aveva preso la mia ordinazione arrivare verso di noi.
Era bella anche lei, un po' più bassa del ragazzo, ma aveva un suo stile che me la fece piacere subito.
« Logan, cosa stai facendo?» chiese.
Lui la prese per mano, le fece fare un giro su se stessa facendola appoggiare infine con la schiena sul suo petto.
« Stavo aiutando una ragazza a risolvere dei problemi amorosi.» disse.
« Oh no caro. Non ascoltarlo, è pessimo a dare consigli su questo tipo di argomento.» disse la ragazza.
Risi.
« A me è sembrato il contrario.» risposi.
Logan mi fece l'occhiolino e baciò la sua ragazza sulla guancia.
« Se posso allora voglio dire anch'io la mia. Non ascoltare questo imbecille, devi solo ascoltare il cuore. Poi sei una bella ragazza se questo ragazzo non ti sembra quello giusto ne troverai un altro.» disse lei.
La ringraziai senza dirle che quel consiglio me lo aveva appena dato il suo ragazzo.
« Oh, comunque io sono Micaela.» disse porgendomi una mano.
« Élodie.» risposi sorridente.
Erano davvero una bella coppia, sebbene fossero molto diversi.
« Beh, che ci fai ancora qui? Vai da lui!» mi disse Micaela.
Logan annuì e mi spinsero letteralmente fuori dal locale.
« Ehi, devo ancora pagare il pranzo!» dissi.
« Te lo offriamo noi. Ricordati: se ora non sai cosa dirgli appena lo vedrai ascolta solo il cuore.» continuò.
Li ringraziai e, nonostante volessi pagare il mio pranzo, me ne andai.
Avevo una vaga idea di dove trovare Tyler, ma ero veramente piena di dubbi riguardo ciò che gli avrei detto.
Forse dovevo realmente ascoltare il consiglio di quei due, forse per una volta dovevo spegnere il cervello e ascoltare il cuore.

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