Capitolo 19

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Avevo la testa piegata verso il basso, stavo raccogliendo i miei libri e non avevo il coraggio di alzare lo sguardo per vedere cosa stessero facendo i ragazzi.
Avrei voluto scappare e nascondermi ma sapevo che era impossibile e che non era un comportamento da persona matura. Presi un respiro profondo e, con tutto il coraggio che avevo, mi alzai.
La prima cosa che vidi furono due occhi verdi fissarmi, erano gli occhi più belli che avessi mai visto. Mi smarrii in quello squardo, ero come pietrificata.
Mi obbligai a distogliere lo sguardo e così feci. Guardai Peter che mi sorrideva. Josh mi guardava male e Steven, appena posso lo sguardo su di lui, mi fece l'occhiolino.
Ma perché nessuno parlava?
Decisi di farmi forza e feci il primo passo.
« Avete bisogno di qualcosa?» chiesi facendo finta di non aver sentito il loro discorso di prima.
Non parlarono ma il ragazzo dagli occhi verdi sorrise. Oltre che dei bei occhi aveva anche un bel sorriso.
Ma a cosa stavo pensando! Mi maledissi mentalmente per quella mia stupida affermazione.
Ma perché non si decidevano a rispondere?
Stavo per parlare quando qualcuno chiamò il mio nome. Mi girai verso quella voce e appena riconobbi chi era la ringraziai per avermi salvata da questa situazione imbarazzante.
« Élodie Wilkins! Cosa ti è saltato in mente! Lo sai quanto ero preoccupata per te! Pensavo ti avessero rapida o peggio. Sono veramente arrabbiata, potevi avvertirmi o mandarmi un messaggio. Sono stata in pensiero per te tutto il tempo. Non dovevi andartene via così, mi hai fatta veramente infuriare e...» smise di parlare quando si accorse del gruppetto di ragazzi alle mie spalle.
« Ciao anche a te Bea.» dissi.
Divenne rossa dall'imbarazzo e io non potei far altro che ridere.
Il suo sguardo saettò subito nella mia direzione e i suoi occhi vidi trasparire molta rabbia.
Le sorrisi, ma lei non si lasciò intenerire.
« E loro chi sono?» chiese indicando i ragazzi alle mie spalle.
Mi piaceva la sua schiettezza.
« Lo vorrei sapere anch'io.» dissi cercando di spostare l'attenzione da me a loro.
Mi spostai al fianco di Bea e li fissai incuriosita fingendo di non conoscerli.
Peter fece una faccia strana.
« Che cosa stai dicendo?» chiese quest'ultimo.
« Volete spiegarmi cosa sta succedendo?» chiese innervosita Bea.
« Loro sono Steven e Josh. Affiancano il professore di educazione fisica per un'attività di "difesa".- dissi mimando le virgolette con le dita - Lui è Peter, il mio vicino di armadietto.» conclusi indicandolo.
Il ragazzo dagli occhi verdi tossì per farsi notare.
« Oh lui non so chi sia.» dissi rivolta a Bea.
Ora che non ero più sola mi sentivo meglio a parlare con quei ragazzi. L'imbarazzo però non era svanito del tutto.
Guardai di nuovo negli occhi il ragazzo misterioso per invitarlo a presentarsi, ma lui non parlò.
« Hai dimenticato un dettaglio importantissimo!» disse Peter.
Feci un'espressione interrogativa.
« Cosa?» chiesi.
« Hai atterrato Josh come niente. L'hai messo con il culo a terra senza il minimo sforzo.» mi rispose esultando.
Sorrisi poi guardai Josh e smisi subito. Aveva uno sguardo omicida e mi faceva paura.
« Tu cosa?» chiese Bea.
« Lascia stare.» tagliai corto io.
« No, adesso me lo dite.» disse mettendo un broncio adorabile.
« Era una dimostrazione su come difendersi. Josh era l'aggressore e Élodie doveva essere la vittima, ma poi i ruoli si sono invertiti e Josh è finito a terra.- questa volta fu Steven a parlare - In poche parole ha sconfitto l'aggressore e si è guadagnata la nostra stima.» terminò ridendo.
Josh tirò un pugno sulla spalla del suo amico.
« É stata solo fortuna!» rispose.
Risi anche io.
« Oh no mio caro. La fortuna è dei principianti, la mia è stata solo bravura!» risposi.
Il suo sguardo divenne ancora più cupo.
« Ci sono andato piano solo perché sei una ragazza e poi non ero in forma.» mi puntò un dito contro.
« Tutte scuse! Accetta la pura e semplice verità: sei stato battuto da una ragazza.» dissi senza smettere di ridere.
Vidi Steven e Peter ridere. Bea non aveva ancora capito, aveva una faccia stranita e Josh divenne rosso dalla rabbia.
Non fece in tempo a rispondermi che il ragazzo dagli occhi verdi parlò.
« É proprio per questo che siamo qui!»
Mi ero dimenticata quanto fosse bella la sua voce.
« Puoi spiegarti meglio?» chiese la mia amica al mio posto.
« Non ti sarai mica dimenticata della scommessa dell'aereo vero?» chiese guardando me.
Lo sapevo! Sarebbe stato troppo semplice se nessuno se ne fosse ricordato, ma come ogni volta la fortuna non era dalla mia parte.
« Aereo?» chiese Bea.
Ci mancava solo quello. Non avevo voglia di portare a termine la sfida. Quel giorno in aeroporto era stata la parte più irrazionale di me a parlare e, adesso che me ne rendevo conto, anche la più stupida.
Guardai Peter, Steven e Josh. Stavano ridendo, come sempre.
« Non ho dimenticato nulla!- dissi, non volevo fare la figura della codarda - Ma non mi sembra che questo sia il luogo e il momento più opportuno per portarla a termine.» terminai cercando di essere più convincente possibile.
Speravo gettasse la spugna e mi dicesse di lasciar perdere, ma non fu così.
« Dovevi pensarci prima di intrometterti nel nostro discorso ragazzina!» disse il ragazzo dagli occhi verdi.
Stavo iniziando a innervosirmi. Nessuno poteva dirmi quello che dovevo o non dovevo fare.
Strinsi i pugni.
« Mi sembra che per oggi possa bastare! Élo ha già fatto abbastanza quindi o la lasciate stare subito o la lasciate stare subito. Chiaro?» mi difese Bea.
Aveva sicuramente sentito la tensione che c'era nell'aria.
« Non ho capito cosa deve fare, ma questo lo chiederò dopo a lei. Adesso se volete scusarci ho bisogno di parlarle di quello che ha fatto ieri. E se non mi lasciate subito parlare con lei riverserò la mia rabbia su di voi!» disse.
Sorrisi per la sua determinazione.
« Ci vediamo in giro ragazzina.» disse il ragazzo misterioso con un ghigno disegnato in volto.
Ci votarono le spalle e se ne andarono.
Adesso arrivava la parte più difficile: affrontare Beatrice.
Continuai a guardare avanti, nella direzione in cui se ne erano andati quei ragazzi.
Rimase in silenzio ancora qualche minuto. Non era un bene, era come la quiete prima della tempesta e sapevo che non sarei scappata tanto facilmente da questa tempesta.
« Sono molto arrabbiata!» disse a bassa voce.
Non risposi ed annuii soltanto. Pensavo si fosse scagliata contro di me e avesse iniziato a urlarmi contro. Invece no, aveva detto solo quella semplice frase.
« Posso spiegarti.» dissi mantenendo lo stesso volume di voce.
« Sarà meglio per te!» disse girandosi verso di me.
Mi voltai anch'io e la guardai dritto negli occhi.
I suoi occhi azzurri mi stavano mettendo in difficoltà. Leggevo rabbia, tristezza e desolazione nel suo sguardo. Dovevo scegliere bene le parole da dire altrimenti quella ragazzina, che solitamente era pacifica, non mi avrebbe perdonato tanto facilmente.
« Scusa.- dissi per cominciare.- Avrei dovuto avvertirti che me ne stavo andando, ma è capitato tutto troppo velocemente e tu eri ubriaca. Non sapevo dove cercarti e un quel momento volevo solo andarmene. Non sono il tipo da feste e, come avrai notato, non sono neanche molto socievole, ero come un pesce fuor d'acqua ieri e allora me ne sono andata.» dissi tutto d'un fiato.
Lei annuii e poi aggiunse.
« Non dovevi andartene così, ho notato che non sei quel genere di ragazza che esce e si diverte ma non fa niente, riuscirò a farti divertire come si deve prima o poi. Adesso però devi spiegarmi che erano quelli e cosa volevano da te!» disse autoritaria.
Sorrisi e la ringraziai mentalmente per aver cambiato discorso. Non volevo si facesse domande sul perché non andavo alle feste o sul perché ero così.
Mi prese sotto braccio e ci incamminammo verso casa.
Le raccontai tutto e, per la prima volta dopo anni, credetti di aver trovato qualcuno con cui confidarmi.

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