Capitolo 38

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« Non penso di aver capito.» ripeté per la seconda volta.
« Te l'ho spiegato due volte!» dissi.
« Lo so, ma non ci posso credere. Ti ha veramente fatto un'imboscata?»
Annuii.
Durante tutta la mattinata non avevo visto nessuno, ero andata da un'aula all'altra senza guardarmi intorno per paura di incontrare lo sguardo, o a anche solo di vedere, Tyler. Perciò non avevo neanche incontrato Bea.
Appena finite le lezioni uscii subito e lei era già fuori, così andammo subito verso casa senza salutare gli altri.
Avevo bisogno di raccontare a qualcuno quello che era successo, per cui mi sfogai su di lei.
Le raccontai tutto una volta, ma lei faticava a capire più che altro per la strana situazione in cui mi ero trovata. Allora glielo rispiegai.
« Mai visto nessuno di così imprevedibile.» disse.
« Io non so che fare però.»
« Gli hai detto che non dai seconde opportunità perciò ti lascerà stare.» ragionò.
« Lui ha detto che mi dimostrerà chi è veramente.»
« Non pensarci adesso, vedrai cosa fare appena farà la prima mossa.»
« È difficile non pensarci.»
« Che fai più tardi?» mi chiese cambiando totalmente argomento.
« Dovrei studiare storia.»
« La studi domani, questo pomeriggio vieni con me!» disse.
La guardai confusa, non sapevo cosa volesse fare e questo mi intimoriva, ma accettai comunque. Forse riuscivo a distrarmi.
« Cosa vuoi fare?» le chiesi.
« Pomeriggio tra ragazze! Ovvero Shopping!!!» esclamò.
Scossi la testa per tutta l'euforia che aveva messo in quella frase è risi con lei.
« Non accetto rifiuti chiaro?»
Continuai a ridere e annuii.
« Dove si va?» chiesi.
« Devo comprarmi un abito per il matrimonio di mio cugino perciò andiamo in centro. Conosco un negozio davvero bello.»
Chiamai un taxi per non perdere tempo e andammo.
Passammo tutto il pomeriggio in giro, entrammo in tutti i negozi e ci divertimmo tantissimo.
Provai anch'io un paio di vestiti eleganti, ma non li comprai.
Presi solo un paio di leggins neri e due magliette davvero belle.
Inutile dire che Bea aveva quasi il doppio delle mie borse.
« Ok, mi mancano solo più le scarpe.» disse.
« Merda, non ti ho ancora restituito quelle che mi avevi prestato al ballo.» mi ricordai.
« Fa niente, puoi anche tenerle se vuoi. Ti stavano davvero bene.» disse.
« Tanto non le metterei mai.»
« Potrebbe essere una scusa per cominciare a metterle.»
Entrammo in un negozio che non avevo mai visto. C'erano scarpe di ogni genere, c'era veramente l'imbarazzo della scelta.
« Cerchi qualcosa in particolare?» chiesi.
« Devono essere rosa come il vestito» mi guardò.
Sembrava fosse entrata in paradiso.
Girammo per tutto il negozio, ma lei non trovò nulla che la soddisfacesse per cui uscì a mani vuote.
Io, al contrario, mi comprai un paio di stivaletti bassi neri. Era il tipo di scarpa che preferivo.
Per tornare a casa prendemmo un autobus, Bea diceva che i taxi non erano comodi e che quindi non valeva la pena spendere tutti quei soldi che ci chiedeva il tassista. I pullman invece non erano affatto comodi, ma costavano molto di meno.
« Ci sentiamo, fammi sapere cosa succede con Tyler.» disse.
Annuii.
« Spero si arrenda e mi lasci stare, ma non penso andrà così.» risposi.
La salutai e scesi dall'autobus.
Era già buio e, sebbene la strada fosse illuminata, avevo sempre paura di andare in giro da sola la sera.
Non dovetti camminare molto per arrivare a casa, per fortuna.
Quando entrai le luci erano tutte spente e l'appartamento era avvolto nel silenzio.
Eppure Alice doveva essere a casa.
Accesi una luce e girai tutta la casa per trovarla.
Alla fine, aperta l'ultima stanza la vidi.
Era seduta sul balcone di casa, sulla sdraio avvolta dalle coperte.
« Ehi! Cosa fai?» chiesi.
Lei sobbalzò.
« Vuoi farmi prendere un infarto?» scherzò.
Risi con lei e la incitai a spiegarmi cosa stava facendo.
« Non mi hai detto che saresti rientrata tardi.» disse.
« Mi sono dimenticata. Sono andata con Bea in centro, doveva comprarsi dei vestiti.» mi giustificai.
« State diventando molto amiche. Sono contenta che stai uscendo dal tuo guscio.» sorrise.
« Si, ma solo con lei. Non sono ancora pronta a farmi troppi amici e crearmi legami.»
« Lei e quel ragazzo.» mi corresse.
« Matt?- sorrisi al nome del mio primo amico- Sai si è fidanzato!» dissi felice.
Mi piaceva parlare con lei, era diventata quasi una seconda mamma, non le nascondeva mai nulla. O quasi.
« Cosa? E con te?» chiese sbalordita.
« Siamo solo amici! Quante volte te l'ho detto!»
« Si si, lo ripeti sempre. Comunque non intendevo Matt.» disse maliziosa.
« Non capisco.»
Se non parlava di Matt di chi stava parlando? Non conosceva nessun altro mio "amico".
« Oggi è passato un ragazzo che chiedeva di te. Ha suonato al citofono e ti cercava.»
« Ti ha detto come si chiamava?»
Non poteva essere lui. Eppure era l'unico che sapeva dove abitavo.
« No, ma mi ha lasciato una cosa da darti.»
Non la stavo più ascoltando. Mille domande si stavano formando nella mia testa.
« Cosa voleva?» chiesi.
« Mi ha chiesto dove poteva trovarti, ma gli ho detto che non lo sapevo.»
No, non era capace si tanto. Non si sarebbe presentato sotto casa mia per cercarmi. Era impossibile.
« Élo, va tutto bene?» chiese preoccupata.
« Si, sto bene.» la rassicurai.
Mi resi conto solo in quel momento quello che mi aveva detto Alice.
« Cosa ti ha dato?» chiesi.
Si alzò dalla sdraio ed entrò in casa.
Io rimasi lì ad aspettarla, guardai il cielo continuando a farmi domande su domande.
Avevo cercato di distrarmi per tutto il pomeriggio, ma era stato tutto inutile. Ero di nuovo al ou moto di partenza con tutte le miei questioni irrisolte.
Alice tornò fuori e mi porse una busta. La presi ma non la aprii.
« Com'era?» chiesi riferendomi a Tyler.
« Non l'ho visto. Ha lasciato quella nella buca delle lettere e se ne è andato via prima che potessi vederlo. Sei sicura di stare bene?»
Annuii.
Non volendo aprire la busta con lei cambiai argomento.
« Ho anch'io una cosa per te.» dissi sorridente.
Cercai di lasciare un attimo da parte tutte le mie domande ed entrai a prenderle l'oggetto che le avevo comprato.
Andai in camera mia, dove avevo lasciato le borse, e posai la busta sul mio letto.
Presi il pacchettino e tornai da Alice.
« Per te.» dissi porgendoglielo.
Lo prese tra le mani e lo scartò.
« Grazie, ne avevo proprio bisogno!» disse abbracciandomi.
Sorrisi.
Non ero molto brava a fare i regali, ma quella volta avevo trovato la cosa giusta. Non era preziosa, ma era utile.
« Ho visto che il tuo era tort1o, così ti ho preso un portafoglio nuovo.» dissi.
Era a motivi floreali con colori non troppo accesi, era perfetto per lei. Appena l'avevo visto non avevo potuto fare a meno di comprarlo.
« Grazie. In occasione di cosa?» chiese.
« Volevo farti un regalo, a te serviva e con tutto quello che fai per me pensavo che ti avrebbe fatto piacere.» dissi alzando le spalle.
Lei mi sorrise ancora e mi ringraziò per l'ennesima volta.
Mi disse anche che non dovevo sentirmi in dovere di ripagarla per quello che faceva perché lei lo faceva perché voleva non perché era costretta.
Parlammo ancora per un po', poi cominciò a fare freddo allora entrammo.
« Hai già cenato?»
« Si ho mangiato prima con Bea.»
Guardai l'ora, erano le 22 e, benché non fossi stanca, andai comunque in camera mia.
Volevo assolutamente vedere cosa conteneva la busta.
« Ci vediamo domani.» dissi.
Alice annuì e si sedette sul divano con un libro in mano.
Non mi chiese nulla sulla busta e nemmeno sul ragazzo misterioso, probabilmente aspettava che le parlassi il. Era sempre stata così, non era curiosa e lasciava sempre che fossero gli altri ad aprirsi con lei, senza forzare nessuno. Era esattamente il mio opposto e anche quello di sua figlia.
Mi sedetti a gambe incrociate sul mio letto e presi in mano la busta di carta con molta cautela, come se potesse esplodere da un momento all'altro. Non capivo perché ero tanto intimorita da quella busta, ma non avevo il coraggio di aprirla.
« Dov'è finita la tua curiosità Élodie?» mi chiesi sottovoce.
Strappai lentamente il lato superiore e tirai fuori un foglio piegato a metà.
Non c'era scritto all'esterno nulla perciò lo aprii.
Le persone non cambiano, si rivelano.
Il foglio era completamente bianco, c'era solo scritta quella frase al centro.
Sapevo che era stato Tyler a scriverla anche se non c'era niente che me lo lasciasse capire direttamente.
Rilessi quella frase ancora e ancora. Se sperava di farmi cambiare idea solo così si sbagliava di grosso.
Presi la busta che avevo buttato sul letto e mi accorsi che conteneva ancora qualcosa.
Tirai fuori un secondo foglio.
Non era una foglio normale, era una foto.
Una foto che mi ritraeva. L'aveva scattata al nostro appuntamento, in riva al lago. Ero girata di spalle, ma si vedeva quanto ero sorpresa dal bellissimo panorama.
Sorrisi all'idea di come era riuscito a farmi sorridere con poco.
Girai la foto. Anche lì c'era una frase.
Sarò quel pensiero che ti farà sorridere per strada senza un motivo.
Quella frase contava molto più di quello che si potesse pensare, era come se sapeva che appena avessi visto la foto avrei sorriso. Sapeva molto più di quello che mi aspettassi su di me e sapeva anche l'effetto che mi provocava quando mi stava troppo vicino o troppo vicino a altre. Eppure non lo avrei mai perdonato, non gli avrei dato ancora un'altra occasione.
Avrei dovuto farlo, probabilmente qualsiasi altra l'avrebbe fatto, ma avevo imparato a tenere protetto il mio cuore da chi non lo meritava e da chi, quasi sicuramente, se ne sarebbe andato.

Spazio autrice
Comincio con il chiedervi scusa se ci sono degli errori, ma sto scrivendo di fretta e non ho il tempo di rileggerlo. Per ciò scusatemi.
Comunque, tornando alla storia, cosa pensate farà ancora Tyler per sedurre Élodie? Lei lo perdonerà o continuerà ad essere ostile nei suoi confronti?
Io non dico nulla, cosa vi aspettate?
Fatemi sapere!
Buona lettura, un bacio
Franci

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