Capitolo 43

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« Non dirai sul serio,spero? Come fa a non piacerti la Nutella?» mi chiese scioccato.
Risi ancora di più, era la milionesima domanda che ci facevamo e lui era venuto a conoscenza che non mangiavo Nutella.
« È nauseante.» dissi.
Lui mi guardò male ancora una volta.
« Cambiamo domanda altrimenti me ne vado.» disse scherzoso.
« Tocca a me! Perché lavori a scuola se non ti piace?» chiesi.
Mi era venuta in mente quella domanda quando lui mi aveva chiesto che college volevo frequentare.
Aveva detto che non vedeva l'ora di andarsene da lì e quella era l'occasione giusta per scoprire il perché.
« Non ho mai detto che non mi piace.» disse.
« Si capiva da come ne parlavi. Rispondimi!»
Tutto d'un tratto si fece serio, l'atmosfera tra di noi divenne cupa e per un istante pensai che si fosse arrabbiato, ma poi parlò.
« Ci sono cose nella vita che devi fare per necessità anche se queste non ti piacciono particolarmente.»
Lo guardai senza capire.
Necessità? Non aveva trovato altri lavori, magari più di suo gradimento? Aveva così tanto bisogno di soldi che si era accontentato di così poco?
Non capivo.
« Che tipo di necessità?» chiesi curiosa.
Un ghigno gli comparve di nuovo in viso. Era davvero bellissimo quando sorrideva così.
« Non barare! Una domanda a testa.» rise.
La tensione e la serietà che c'erano fino a qualche secondo prima erano sparite e Tyler era tornato il solito.
Sbuffai, volevo davvero saperne di più su quella faccenda, ma da come avevo capito non voleva parlarne.
Mi appuntai mentalmente di riparlarne e mi concentrai di nuovo su di lui preparandomi alla sua prossima domanda.
« A chi si riferiva quel discorso sul bere che mi avevi fatto al ballo della scuola?» chiese.
Sapeva perfettamente dove colpire.
« A nessuno.» risposi freddamente.
Non ne volevo parlare. Non ero ancora pronta a raccontargli di David, altrimenti gli avrei dovuto raccontare anche dei miei e di Crys e non eravamo ancora abbastanza legati per quello.
« Andiamo, io ho risposto alla tua domanda. Ora tocca a te!»
Sospirai e, facendomi forza, parlai.
« Diciamo che c'è stata una persona a me molto cara che mi ha lasciato a causa di quello.» dissi abbassando lo sguardo sulle mie scarpe.
Sentivo il suo sguardo bruciare su di me allora lo guardai.
Lui aprì la bocca per dire qualcosa, ma all'ultimo decise di tacere.
Gli fui veramente grata per quello. Se solo avesse cercato di indagare me ne sarei andata via oppure sarei scoppiata a piangere.
« Possiamo andarcene da qui?» chiesi non volendo più continuare quello stupido gioco.
« Non vuoi restare fino al tramonto?»
« Ho delle cose da fare.» risposi.
« Ok, andiamo.»
Sussurrai un grazie e, nel totale silenzio, ci incamminammo verso la sua moto.

Mi feci portare di fronte alla palestra, volevo salutare Marcus e farmi aggiornare sul suo intervento. Inoltre avevo un estremo bisogno di sfogarmi.
Scesi dalla moto e porsi il casco a Tyler.
« Sicura di stare bene?» chiese.
Me lo aveva chiesto prima di partire e al mio sì non sembrava convinto.
Ero rimasta un po' scossa dalla sua domanda, come ogni volta parlare del passato non mi faceva bene, ma non volevo fargliene una colpa.
« Sto bene.» sorrisi.
« D'accordo. Ci vediamo domani a scuola?» chiese.
Annuii e mi ricordai di una cosa.
« Puoi ancora non dire a nessuno del nostro... riavvicinamento?»
« Non vuoi che sappiano che stiamo assieme?» chiese quasi scocciato.
« È solo che la situazione è un po' complicata e devo abituarmi prima io. Inoltre diciamo che a Bea non vai tanto genio.»
« Mi odia?» rise.
« Quasi, non sopporta il fatto che mi hai dato buca e che stai appiccicato a Sarah.» alzai le spalle.
« Va bene, non dirò nulla. Ma sai che ora non dovrai più preoccuparti di Sarah, vero?» chiese.
Annuii e lo ringraziai.
Prima di entrare in palestra mi baciò di nuovo e poi se ne andò.
Mi ritrovai a sorridere senza un motivo e a convincermi che forse era stata una buona scelta mettermi con lui.

Il giorno seguente sembravo uno zombie. La sera prima ero tornata a casa tardi perché Marcus mi aveva trattenuta più del previsto e poi Alice aveva cominciato a parlare e non mi aveva lasciato andare a dormire. Ovviamente gli incubi non cessavano e quella mattina mi ero ritrovata accovacciata per terra davanti al mio armadio.
Insomma, la giornata non era cominciata nel migliore dei modi.
« Buongiorno!» mi salutò Bea.
Era troppo raggiante per essere mattina al contrario della sottoscritta.
« Ciao.» risposi.
« Svegliata male?» chiese.
« Non ho dormito.» dissi alzando le spalle.
Lei annuì e cominciò a parlare. Non so bene di cosa, ero troppo stanca per ascoltarla, ma lei sembrò non farci caso.
Ci salutammo non appena raggiunse la sua classe e io continuai per la mia strada da sola.
La campanella suonò e le lezioni cominciarono.
Fortunatamente la mattinata passò in fretta e, non avendo più molti pensieri per la testa, ascoltai tutte le spiegazioni dei professori. Certo, una o due volte mi ero distratta pensando a Tyler, ero proprio curiosa di sapere cosa faceva e con chi era. Non volevo ammetterlo, ma mi mancava già.
Appena entrai in mensa Bea e Peter erano già seduti al "nostro" tavolo. Quei due mi stavano nascondendo qualcosa, erano sempre insieme e si lanciavano sguardi strani. Sicuramente stava succedendo qualcosa e io non vedevo l'ora di scoprirlo.
« Ciao!» li salutai.
Alzarono lo sguardo insieme e mi salutarono.
« Che combinate?» chiesi.
« Pet mi stava raccontando che lui viene da Miami e parlava della bellezza di quel posto.» mi spiegò Bea.
Miami? Arrivavano da Miami? E se quello centrasse con quello che Tyler mi aveva detto il giorno prima? Necessità, si era trasferito anche per quello?
Sapevo davvero così poco del mio ragazzo(?)
« Solo tu sei di Miami o anche gli altri?» chiesi per capirci meglio.
« Tutti. Dovreste venire con noi un giorno che torniamo là, è davvero una bellissima città. Ci siete mai state?»
« No, dovevo andarci la scorsa estate, ma alla fine ho rimandato. Tu Élo?»
Nessuno sapeva che arrivavo da Miami e nessuno sapeva che cosa era successo là. Per cui cosa dovevo fare? Mentire ai miei amici?
« Sì, un paio di volte. Ho dei parenti che vivono lì.» dissi.
« Ah sì? In che zona?» chiese Pet.
Dovevo immaginarlo che avrebbe voluto sapere di più. Feci per parlare, ma Bea mi precedette, per fortuna.
« Ecco i tre dispersi. Dove eravate finiti?»
Erano arrivati Josh, Steven e Tyler.
« A fare conquiste.» rise Josh.
Lo guardai male, odiavo quando faceva battutine che non facevano ridere.
Si sedettero con noi e inutile dire chi si sedette al mio fianco.
« Di cosa parlavate?» chiese Steven.
Bea gli spiegò tutto e, dicendo che avevo dei parenti a Miami, tutti si girarono a guardarmi. Probabilmente non avevo la faccia di una ragazza di Miami, ma loro sembravano proprio scioccati.
« Potremmo organizzare qualcosa per quest'estate.» propose Bea.
« Siamo ancora a settembre, con calma.» dissi.
Lei rise e si imbarazzò leggermente.
I ragazzi iniziarono a parlare di tutt'altro e io persi il filo del discorso. Ad un certo punto sentii la mano di Tyler sulla mia coscia. Mi girai a guardarlo, si era fatto serio.
« Possiamo parlare?» chiese.
Lo guardai non capendo, sembrava quasi impaurito.
« Certo.» sorrisi per rassicurarlo.
Ci alzammo da tavola insieme e, dopo aver avvertito gli altri, uscimmo nel cortile.
Bea mi lanciò degli sguardi indagatori e io ricambiai facendole capire che le avrei spiegato.
In quel momento però la mia priorità era Tyler. Mi aveva guardata come se avesse capito che non c'era possibilità per noi, come se ci avesse ripensato. Stavo iniziando a preoccuparmi, ma decisi di non lasciare il posto al nervosismo e mi rilassai.
Anche se fosse stata una brutta notizia, non avrei lasciato che Tyler si allontanasse da me. Ormai era tardi per tornare sui miei vecchi passi.

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