Epilogo

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Aspettavo una sua risposta da secondi, ore non lo sapevo. Avevo perso la cognizione del tempo a causa del suo silenzio. Decisi di interrompere quel terribile momento e anche il contatto con i suoi occhi.
« Ti prego, dimmi qualcosa. Ti ho appena detto che ti amo non stare lì immobile in silenzio.» dissi abbassando lo sguardo sulle mie scarpe.
Sentivo lo stomaco contrarsi e un groppo alla gola sempre più forte, speravo con tutta me stessa che ricambiasse, ma non si decideva proprio a parlare.
Quando vidi le sue scarpe entrare nel mio campo visivo sperai con tutto il cuore che mi dicesse che non c'era nulla da temere e che anche lui mi amava.
Quello che fece però fu tutt'altra cosa. Appoggiò le sue mani sulle mie spalle e mi tirò a sé stringendomi in un abbraccio. Non sapevo cosa volesse significare e avevo un brutto presentimento.
Non mi lasciò il tempo di parlare che le mie labbra furono catturate dalle sue in un bacio vorace e bisognoso. La sua lingua entrò presto in contatto con la mia danzando in perfetta sincronia. Mi lasciai coccolare da quella sensazione di casa che mi dava ogni suo contatto e dalle emozione che scaturiva ogni suo bacio.
« È stato il più bel ultimo bacio che ho dato in vita mia.» disse con la fronte appoggiata alla mia e un sorriso di rammarico sulle labbra.
« Cosa vuoi dire?» chiesi aprendo gli occhi per incatenare il mio sguardo al suo.
Si allontanò di nuovo da me e si sedette sul muretto facendomi segno di raggiungerlo.
« Non sono nella posizione di chiederti favori, ma per piacere prima di andartene lasciami finire.» disse.
« Cosa ti fa essere così sicuro che me ne andrò?» chiesi.
« L'incidente che ho provocato.» disse.
« Me lo hai già detto e sai come la penso.»
« Non ti ho detto tutto.» continuò sospirando.
Non capivo dove volesse andare a parare, ma non glielo chiesi perché lui cominciò a parlare.
« Non dovevo guidare, ma l'ho fatto comunque. Prima di me Josh, Steve e Pet avevano già provato ed era andato tutto bene. Non era la prima volta che guidavo, anzi ormai ero bravo, ma quel semaforo quel giorno non l'ho visto.»
« Vai al punto.» dissi non capendo le sue intenzioni.
« 2 agosto 2010, ore 7.30 e...» lo interruppi di colpo e mi alzai mettendomi di fronte a lui.
« Cosa cazzo stai dicendo?» sbottai innervosita.
« È colpa mia. Era presto e non c'era la polizia in giro per cui potevamo guidare senza essere beccati. Io non volevo, è successo così velocemente e non mi sono reso conto dell'auto che stavo per bocciare.» disse.
« No, non è vero. Stai mentendo. Non puoi essere tu.» risposi sentendo una lacrima che scorreva sulla mia guancia.
« Mi dispiace. Avrei dovuto dirtelo prima, prima che tu ti innamorassi di me. Sono stato io Élo, vorrei non esserlo, ma sono io il colpevole.» lo interruppi di nuovo.
« Prima? Da quanto lo sai?» non stavo capendo più niente.
Spostò lo sguardo davanti a sé senza rispondere.
« Dimmelo!» gridai.
« Da Natale.» cominciò e io mi misi le mani nei capelli, non potevo crederci.
« Cinque fottuti mesi?» sussurrai continuando a piangere.
Non ce la facevo più, mi aveva distrutta come nessuno aveva mai fatto prima. Mi aveva mentito per così tanto tempo che in quel momento persi tutta la fiducia nei suoi confronti.
Mi voltai e me ne andai. Cominciai a camminare e non mi fermai neanche quando mi parlò.
« Avevi detto che non te ne saresti andata!» urlò.
Non lo ascoltai e tornai a casa sperando che non mi seguisse
Arrivai nel mio appartamento in uno stato pietoso. Non riuscivo più a reggermi in piedi a causa dei singhiozzi dovuti al pianto e le lacrime avevano appannato la vista.
Mi lasciai scivolare lungo la porta d'ingresso una volta chiusa e continuai a piangere con la testa fra le ginocchia.
Alice lavorava per cui non dovevo preoccuparmi che qualcuno mi vedesse.
Non so quanto tempo rimasi lì e mi alzai solo per vedere chi aveva suonato al campanello.
Sentii mancare le forze quando vidi Tyler dall'altra parte della porta.
« Élo, fammi spiegare.» disse.
« Non chiamarmi così!» sbottai di nuovo.
« Io... mi dispiace. Avrei voluto dirtelo subito, ma avevo paura della tua reazione. Quando l'ho capito, Alice mi aveva detto di non mentirti, ma io avevo il terrore che tu mi lasciassi.»
Piansi di nuovo, ma questa volta fu un pianto silenzioso. Avevo aperto la porta solo di poco e, non so per quale motivo, non la chiusi appena capii che era lui.
« Ti prego, dimmi qualcosa.» mi supplicò.
« Non c'è niente da dire. Mi hai mentito. Dopo tutto quello che ti ho detto io, dopo tutto il tempo che ho impiegato a fidarmi di te tu hai pensato che io non potessi perdonarti per quello che hai fatto. Non ti sei mai fidato di me e non hai mai pensato che il mio amore fosse più grande di quello che ci è accaduto in passato. È finita Tyler.» dissi.
Capii solo allora il vero significato delle sue parole " sarai tu a lasciarmi". Era consapevole di quello, ma nonostante tutto in cinque mesi non aveva mai provato a smentirsi.
« Perdonami Élodie.» disse in un sussurro strozzato.
Se non lo conoscessi bene, potevo dire che stava piangendo, ma Tyler Miller non piangeva mai.
« L'amore era l'unica cosa che poteva strapparmi via da questa mia pazza vita, l'unica speranza che mi restava e tu l'hai buttata via.» dissi.
« Tyler? Cosa succede?» sentii la voce preoccupata di Alice.
Era tornata da lavoro e sicuramente non si aspettava di vederlo qui.
Non aspettai la risposta del mio ex ragazzo e andai a chiudermi in camera.
Era finita. Tutti i miei sogni, i miei progetti con Tyler erano svaniti. Ma quella volta non era colpa mia, non lo avevo chiuso fuori dalla mia vita era stato lui a decidere di chiudermi fuori da ciò che sapeva.
Lui aveva dato un po' di colore al mio mondo, ma si sa anche i colori più belli sbiadiscono. Ed ora eccomi lì, di nuovo sola nel mio triste mondo in bianco e nero.
Doveva essere la mia salvezza invece non è stata altro che la mia doppia distruzione.

Fine

Fight for youWhere stories live. Discover now