Capitolo 68

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« Tyler! Muoviti o faremo tardi!» urlai dalla sua camera.
Era da quasi mezz'ora chiuso in bagno e sembrava non volesse uscire.
Io dopo essermi fatta una doccia veloce per lasciare il posto a lui mi ero vestita, truccata e acconciata in camera sua perché lui non usciva.
« Sto arrivando!» urlò in risposta facendo fare due scatti alla serratura della porta del bagno.
« Finalmente.» dissi prendendo il bracciale che mi aveva regalato e la pochette dal comodino.
Mi voltai verso di lui e rimasi senza fiato ad ammirare la sua bellezza.
Indossava una camicia bianca e un paio di pantaloni neri eleganti abbinati ad un paio di scarpe nere.
« Smettila di sbavare o faremo tardi.» disse ridendo e prendendo la giacca nera.
« Come fai ad essere figo con qualsiasi cosa tu indossi?» chiesi scuotendo la testa perché non me ne capacitavo.
« E tu come fai ad essere sexy con qualsiasi cosa addosso?» sussurrò al mio orecchio provocandomi dei brividi lungo tutta la schiena.
Mi diede una pacca sul sedere per farmi muovere, io squittì per la sorpresa e lo fulminai con lo sguardo.
« Non farlo più.» dissi seria puntandogli l'indice al centro del petto.
« Cosa? Questo?» e prima che me ne accorgessi mi aveva dato un'altra sberla sul sedere.
Sbuffai alzando gli occhi al cielo e uscendo dalla camera.
Prima che potessi anche solo formulare una frase per ribattere al gesto del mio ragazzo, un altro ragazzo mi tolse le parole di bocca.
« Oddio, vai subito a vestirti Peter!» gridai vendendo il mio amico in giro per la casa nudo.
Grazie al cielo era girato di schiena e non avevo visto nulla di compromettente, ma era comunque senza vestiti.
Sentendo la mia voce si girò senza preoccuparsi minimamente del suo look. A quel punto, dopo avermi coperto gli occhi, fu Tyler a parlare.
« Copriti e muoviti, non vorrai fare tardi al compleanno della tua fidanzata spero?» disse conducendomi verso l'uscita di casa.
« Ancora non ci credo che finalmente si sono fidanzati» dissi appena fummo fuori.
« Ormai sono tre mesi, o sbaglio?» chiese.
Annuii in risposta e salii in macchina.
« Mi manca andare in giro in moto.» dissi allacciandomi la cintura di sicurezza.
« Ormai è di nuovo ora di tirarla fuori dal garage.» mi rispose appoggiando una mano sul mio ginocchio e partendo.
Non aspettavo altro, era da tanto che pensavo alla sensazione che mi dava andare in giro per le strade di Orlando aggrappata alla schiena di Tyler. Mi dava un senso di sicurezza e sembrava che ci mantenesse più uniti. Nell'ultimo periodo infatti, dopo la cena della vigilia, tendeva a chiudersi più in se stesso e a volte pensavo che la colpa fosse mia. Cercava di non tornare più sull'argomento "famiglia" sia mia che sua e ogni qualvolta cercassi di parlare dei suoi genitori lui mi chiudeva fuori.
Era anche successo che una notte, dopo uno dei miei soliti incubi, era diventato freddo e si era dato la colpa di quello che mi era successo. Aveva detto che se avevo ancora gli incubi era solo colpa sua che non riusciva a farmi sentire protetta e al sicuro.
Ero rimasta perplessa, ma il giorno seguente non ne aveva voluto parlare perciò non avevo ottenuto risposte riguardo il suo comportamento.
Quella stessa notte mi era tornata la paura che lui potesse andarsene lasciandomi lì sola senza più nessuno scopo di vita.
« Va tutto bene?» chiese interrompendo i miei pensieri.
« Stavo solo pensando.» dissi notando che eravamo arrivati.
Non mi ero neanche resa conto che avevamo già percorso tutta la strada.
« Posso sapere a cosa?»
« Nulla di importante. Spero che Bea non abbia fatto le cose troppo in grande.» dissi vedendo il cartello riservato vicino all'insegna del locale che aveva affittato per quella sera.
« Ne dubito, lei e Sean volevano qualcosa che non si dimenticasse tanto facilmente.» mi rispose porgendo i nostri inviti al buttafuori.
Sean era il migliore amico della mia amica, si conoscevano da quando frequentavano l'asilo è, essendo che compivano gli anni a due giorni di differenza, avevano deciso di festeggiare i loro 18 anni assieme affittando questo locale.
« Ehi noi ci siamo già visti?» chiese il buttafuori guardandomi.
Lo osservai, ma non mi ricordava nessuno perciò scossi la testa.
« Ah si, a settembre eri con Beatrice alla festa nel pub qui a fianco.» cercai di ricordare anch'io ed ad un tratto capii chi era.
« Ed, se non sbaglio.» dissi.
Lui annuì felice che mi fossi ricordata di lui.
« E tu sei Emily?» risi alla sua domanda.
« No, c'eri quasi. Sono Élodie.»
Si tirò una pacca sulla fronte in modo teatrale e mi chiese scusa dicendo che lui ed i nomi non andavano d'accordo.
« Buona serata, ho visto Bea prima e non era messa bene. Tienila d'occhio.» mi salutò guardando le mani mie e di Tyler incrociate.
Annuii e lo salutai.
« Chi era?» chiese appena entrammo il mio ragazzo.
« Un amico di Bea, l'ho visto una volta a settembre prima dell'inizio della scuola e sinceramente non pensavo si ricordasse di me. Io lui non me lo ricordavo.» risposi alzando le spalle.
« Andiamo a cercare Bea.» disse stringendo più forte la presa alla mia mano.
Lo seguii per tutto il locale e, quando pensai che non l'avremmo mai trovata, vidi la sua chioma bionda.
Presi io il comando e condussi Tyler verso di lei.
« Auguri!!!» urlai abbracciandola.
Lei ricambiò il mio abbraccio e mi ringraziò di essere venuta.
« Pensavi che mi sarei persa la mia migliore amica che diventa maggiorenne?» chiesi facendole l'occhiolino.
Lei rise e scosse la testa. Solo allora mi resi conto che Peter era alle sue spalle.
« Come fai ad essere già qui?» chiesi sorpresa della velocità con cui si era preparato.
« Non potevo arrivare in ritardo al compleanno della mia ragazza.» disse prima di abbracciare Bea da dietro e lasciarle dei baci sotto l'orecchio.
Lei si voltò subito e congiunse le loro labbra.
« Ok, noi togliamo il disturbo.» disse Tyler prendendo di nuovo la mia mano e portandomi in un posto più tranquillo.
« Sai cosa mi piacerebbe?» chiese una volta che fummo in un luogo più isolato.
Scossi la testa e lo incitai a continuare. Avvolsi le braccia intorno al suo collo e gli baciai la mascella.
« Toglierti questo vestito.» disse con voce roca prima di baciarmi.
Mi sentii subito avvampare e potevo giurare di essere diventata rossa per l'imbarazzo.
Si allontanò di poco da me, ma non troppo perché quando parlò sentii il suo respiro caldo ancora sulle mie labbra.
« Andiamo a prendere da bere?» chiese.
Come faceva a cambiare argomento così facilmente?
Io dovevo ancora riprendermi dalla sua precedente affermazione.
« Vai, ti raggiungo, io ho bisogno di un bagno.»
Vidi una scintilla che non riuscii a decifrare nel suo sguardo, ma prima che potessi chiedere cosa gli frullasse nella testa, mi diede un bacio a fior di labbra e se ne andò.
Fortunatamente non ci misi molto a trovare la toilette e in poco tempo fui di nuovo immersa nella festa.
Corpo che si strusciavano gli uni sugli altri e gente che ballava con un bicchiere in mano mi rendevano difficile raggiungere il bar, ma alla fine grazie ad un paio di spintoni ce la feci.
Riconobbi subito il mio ragazzo, era girato di spalle e teneva in mano una birra mentre parlava con una ragazza mora al suo fianco. Cercai di capire se la conoscessi, ma ero troppo lontana e la debole luce non mi aiutava.
Mi avvicinai a loro e, quando finalmente fui abbastanza vicina, quasi non svenni per la sorpresa.
Sbarrai gli occhi e feci due passi indietro. Cosa ci faceva lei qui? E perché stava parlando con il mio ragazzo?
Ad un tratto la rabbia prese il posto della paura. Quando la ragazza appoggiò una mano sul bicipite del mio ragazzo l'ira prese possesso del mio corpo.
Mi aveva rovinato il mio passato, era meglio se teneva le mani lontane dal mio presente.
Mi avvicinai furibonda ai due e, prima che si rendessero conto della mia presenza, presi il braccio della mora e lo tirai via da quello di Tyler.
« Ma che ti prende?» chiese con quella voce stridula.
Non risposi, mi limitai a serrare gli occhi a due fessure e incrociare le braccia al petto aspettando che mi guardasse.
« Wilkins?» chiese guardandomi negli occhi.
« Chi ti ha invitata?» chiesi senza neanche rispondere alla sua domanda.
Un sorrisetto si fece spazio nel suo viso e prima di parlare si alzò in piedi.
« C'era bisogno di un invito?» chiese come se volesse sottolineare il fatto che lei poteva fare ciò che voleva.
« Vattene. È una festa privata e tu non sei la benvenuta.» dissi.
« In effetti io e il ragazzo qui presente stavamo per togliere il disturbo.» disse guardando Tyler.
Oh, non aveva capito proprio un cazzo.
« Io penso invece che te ne andrai da sola.» dissi indicandogli l'uscita.
« E chi te lo dice che lui non vuole venire con me?» chiese.
« Fidati, non vuole venire via con te.» dissi avvicinandomi di più a lei.
« Da quando in qua hai tutto questo coraggio a sfidarmi, piccola ragazzina orfana?» chiese ghignando e facendomi stringere i pugni.
Se non chiudeva subito quella fottuta bocca che si ritrovava le avrei spaccato tutti i denti a suon di pugni.
A quel punto Tyler si alzò, si mise tra noi due e allungò una mano verso la mora. Vedere il mio ragazzo mi tranquillizzò e decisi di non usare la violenza.
« Beh vedi Susan, ti presento Tyler il mio ragazzo.» dissi prendendo la mano di quest'ultimo.
Sul suo viso si formò un'espressione sorpresa e la sua bocca formò una "o".
« Tyler, lei...- cominciai pensando a come presentarla- lei non è nessuno.» dissi prima di trascinarlo verso l'uscita.
« Salutiamo Bea e portami via, per piacere.» dissi guardandolo negli occhi.
Annuì e insieme andammo a cercare la mia migliore amica.
Sapevo che aveva un sacco di domande da farmi e gli fui grata che non mi chiese nulla in quel momento. Speravo di non rivedere mai più Susan e se avessi dovuto incontrarla speravo fosse maturata, invece era sempre la stessa.
Era rimasta la stessa ragazza stronza e senza scrupoli pronta a attaccarti alle spalle per i suoi fini personali, senza curarsi minimamente di ciò che poteva farti.

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