Capitolo 29

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Quella domenica non feci niente se non evitare il cellulare e le chiamate insistenti di Tyler.
Quel ragazzo non lo avrei mai capito. Perché un giorno gli interessava di me e quello dopo no?
Anche quella notte non dormii molto. Feci di nuovo lo stesso incubo, ma questa volta mi ritrovai in cucina. Fortunatamente non svegliai Alice.
La mattina successiva ero messa male. Due grandi occhiaie e gli occhi rossi dal pianto facevano quasi paura. Neanche il trucco riuscì a sistemarmi, ma poco me ne importò.
Andai a scuola a piedi, rifiutando il passaggio che Matt mi aveva offerto. A scuola riuscii ad evitare Bea fino allora di pranzo, ma in mensa non ci riuscii. Per fortuna però non mi chiese nulla di cosa era successo sabato.
« Non hai dormito?» chiese.
« Si nota tanto vero?»
« Solo leggermente. Come mai?»
« Storia lunga.» tagliai corto.
Lei annuì.
« Oggi non ho visto Peter e gli altri.»
« Arriveranno» dissi.
Anche se speravo il contrario. Non avevo le forze per affrontare Tyler.
Iniziammo a mangiare e lei mi raccontò come era andata a finire la serata sabato. Mi finsi interessata solo per farle un favore, ma ogni secondo il mio sguardo si spostava verso la porta per vedere se arrivava quel ragazzo da evitare.
Bea se ne accorse.
« Stai aspettando qualcuno?»
« No, certo che no, perché?»
Alzò le spalle cercando di leggermi lo sguardo, ma io lo distolsi subito.
Sentii la porta della mensa aprirsi e, colui che non volevo vedere, entrò.
Presi il mio vassoio e mi alzai.
« Devo fare una cosa. Ci vediamo dopo?» chiesi.
Annuì e me ne andai senza farmi vedere da Tyler.
Ripresi fiato solo quando uscii nel cortile della scuola. Era strano, ma ogni volta che avevo bisogno di andarmene mi ritrovavo sempre lì, seduta sul mio muretto.
Mancava ancora molto prima dell'inizio delle lezioni e io non sapevo cosa fare. Mi guardai intorno, ma non c'era nessuno.
« Sapevo di trovarti qui.» disse una voce famigliare.
Non risposi, ma come ero solita fare quando lui era nei paraggi, sbuffai.
« Cosa vuoi?» chiesi dopo un momento di silenzio.
« Mi stavi evitando prima?»
« E bravo il nostro Sherlock, vedo che non ti fai sfuggire nulla.» dissi ironica.
Lui sorrise, quel suo maledettissimo e fantastico sorriso gli si aprì in volto. Si sedette al mio fianco, molto vicino a me.
Mi spostai leggermente per aumentare la distanza tra noi, ma lui mi seguì.
« Cosa ti ho fatto?» chiese.
Risi amaramente.
Niente, non mi hai fatto nulla, sei solo riuscito a farmi arrabbiare per l'ennesima volta facendomi urlare i miei problemi ad alta voce. E in più mi guardavi come se fossi stata malata. Pensai.
« Sul serio, non capisco.» disse.
« Niente.»
« Non hai risposto alle mie chiamate e ai miei messaggi. Te ne sei andata dalla festa senza un motivo e adesso mi eviti. Ho fatto qualcosa di sbagliato?»
« Perché ti interessa tanto?»
« Rispondi alla mia domanda e io risponderò alla tua.»
Non ci potevo credere, stava usando le mie affermazioni contro di me!
« Ricordo come era andata a finire l'ultima volta che ho usato questa frase. Quindi no grazie, rimarrò senza risposta.»
Mi alzai per tornare dentro.
Lui mi prese il polso, come faceva sempre.
« Non andartene di nuovo.»
Di nuovo?
Feci un'espressione perplessa, ma lui non la vide visto che ero girata di spalle.
Tirò leggermente il mio braccio e, credendo che volesse farmi di nuovo sedere al suo fianco, assecondai i suoi movimenti.
Quella volta però non mi fece sedere accanto a lui. No, mi ritrovai seduta sulle sue gambe.
« Cosa stai facendo?» iniziai ad agitarmi.
Cercai di scendere, ma lui era più forte di me.
« Non andartene di nuovo.» ripeté.
Sembrava quasi impaurito.
« Va bene, ma lasciami scendere!» dissi scocciata.
« Sai quante ragazze vorrebbero essere al tuo posto?»
« Ti prego non ricominciare»
Con un movimento rapido scesi dalle sue gambe e rimasi in piedi davanti a lui.
« Se hai qualcosa da dire dilla ora o me ne vado.»
Picchiettò con la mano sul muretto al suo fianco, ma io scossi il capo. Non volevo sedermi vicino a lui, mi sentivo più sicura di me in piedi.
Tyler ci rinunciò e iniziò a parlare.
« Mi dispiace per sabato. Non volevo farti stare male, ma tu mi hai fatto quel monologo molto personale e ho avuto bisogno di tempo per assimilare quello che avevi detto.»
Alzai gli occhi al cielo.
« Davvero, non pensavo dicessi qualcosa del genere. Ti ho sempre vista come una ragazza sulla difensiva e chiusa con gli altri e, quando hai fatto vedere quella parte umana di te, ne sono rimasto colpito.»
« Ho visto come mi guardavi. Tu stavi provando pena per me. Avevi quello sguardo che conosco molto bene. " Povera Élodie", " Aiutiamola che ha bisogno di aiuto" " Povera bambina, sarà difficile per lei dopo che ha perso...» mi bloccai.
Stavo per fare un altro errore. Lui non se ne accorse.
« Io non ho mai provato pena per te. Non so come ti ho guardata, ma non ho provato compassione per te. Solo tristezza. Non so cosa ti sia successo, ma da come ne parlavi sembrava qualcosa di orribile e, - si alzò- come ho già detto, non mi aspettavo una rivelazione del genere. Scusa se ti ho fatto credere altro.» disse avvicinandosi sempre di più.
Mantenni lo sguardo puntato nei suoi occhi ed annuii.
« Pace?» chiese.
« Quando mai tra noi c'è stata pace?» sorrisi.
« Da adesso!» rise con me.
« Va bene. Pace da adesso.»
« Se ti invitassi a cena per accordare la nostra nuova "amicizia".»
« Quando mai ho parlato di amicizia?» scherzai.
« Per me pace è sinonimo di amicizia.»
« Per me pace è sinonimo di pace e basta.»
« Quindi? Niente cena?» chiese.
« Proprio così» dissi seria.
« Pranzo?»
Scossi la testa.
« Colazione?»
Rifiutai ancora.
Sembrava disperato e risi.
« Stai ferendo i miei sentimenti.»
« È quello che riesco a fare meglio.» sorrisi.
« Allora ti porto a fare merenda appena finisci lezione.» disse.
Non ebbi il tempo di obiettare che parlò di nuovo.
« Niente no. Se non vieni di tua spontanea volontà, ti ci porterò di peso.»
Risi di nuovo.
« Come vuoi. Non oserei mai mettermi contro di te, il grande capo Tyler... Aspetta ma come fai di cognome?» chiesi.
« Te lo dico se accetti il mio invito.»
« Come se avessi scelta.»
« Bene, allora lo saprai più tardi.» rise facendomi l'occhiolino.
Scossi la testa per l'ennesima volta, ma risi anche io.
Cambiò argomento e parlammo ancora per molto.
« Come mai queste due brutte occhiaie? Non hai dormito?»
Chiede ad un certo punto indicando i miei occhi.
« Per niente.»
« Come mai?»
« Incubi.» dissi senza pensare.
Non capì e io mi resi conto solo in quel istante cosa avevo detto.
Maledetta la mia linguaccia. Cercai subito di cambiare argomento, ma la campanella suonò e mi salvò da quella brutta situazione.
« Ci vediamo dopo, Élodie!» disse Tyler mentre mi allontanavo.
Sorrisi ed entrai in classe.
Dovetti ammettere che la compagnia di Tyler mi piaceva e che non vedevo l'ora che finivano le lezioni.

Spazio autrice
Buona sera!!!!
Come va? Io benissimo, non vedo l'ora che sia Natale!
Non so come sono riuscita, ma oggi ho aggiornato die volte. Mi merito un applauso no?
Ringrazio ancora tutti i voti e commenti.
Come sempre vi chiedo che ne pensate?
Fatemi sapere.
Buona lettura, un bacio
Franci

Fight for youWhere stories live. Discover now