Capitolo 63

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Vi siete mai chiesti cosa prova un bruco quando diventa farfalla? O cosa sente un uccellino la prima volta che prende il volo?
Pensavo che quella leggerezza che viene raccontata nei libri fosse tutta finzione invece, in quel momento, mi sentivo proprio così. Ero leggera, tremendamente leggera quasi che sentivo la mancanza di quel peso sulle spalle che mi portavo avanti da cinque anni.
Ero riuscita ad aprirmi con qualcuno, finalmente dopo tanto tempo avevo aperto le porte ad un'altra persona e non me ne pentivo.
Quella notte mi svegliai verso le due, ci misi poco a riconoscere la stanza di Tyler perché ormai ci avevo fatto l'abitudine.
Ero riposata e sentivo tutto il mio corpo più rilassato, era ormai da tempo che non dormivo più così.
Tyler era avvinghiato al mio corpo e perciò non riuscivo quasi a muovermi.
Non volevo svegliarlo, ma avevo un urgente bisogno di andare in bagno.
Dopo una serie di tentativi riuscii a sgattaiolare via dalle sue braccia, ma purtroppo falii nel mio intento perché lo svegliai.
Probabilmente non aveva più sentito il calore del mio corpo contro il suo quindi si era svegliato. Comunque quando uscii dal bagno era ancora sveglio e mi stava aspettando.
« È meglio se dormi, sarai stanco.» sussurrai gattonando sul letto verso di lui.
« Sto bene così. Tu, piuttosto, come stai?» chiese cingendomi la vita e facendomi sedere tra le sue gambe.
Mi accoccolai contro il suo petto appoggiando la schiena.
« Penso di non essermi mai sentita meglio.» risposi sinceramente.
Lo sentii annuire prima che cominciasse a parlare.
« Ho mandato un messaggio con il tuo telefono ad Alice per avvisarla che sei qui da me. Avevi detto che rimaneva in pensiero se non le dicevi dove andavi così ho preso l'iniziativa.»
Sussurrai un leggero grazie e chiusi gli occhi per bearmi delle coccole del mio ragazzo.
« Cosa ti frulla per quella testa?» gli chiesi ad un certo punto.
Sentivo che non era completamente rilassato e che qualcosa lo turbata. A differenza mia, non si era messo comodo sul letto, ma era rimasto con la schiena dritta.
« Stavo solo pensando.» mi rispose.
« Riguardo?» chiesi impaziente.
Sospirò leggermente e scrollando le spalle mi rispose.
« A te, a me. Mercoledì è un mese che stiamo assieme, sembra ieri che non ci sopportavamo e adesso guardaci. Il destino è una cosa strana.»
Annuii alla sua affermazione, era veramente passato velocemente il tempo e avevamo fatto un mucchio di cose.
« Non credo nel destino.» risposi.
« E a cosa credi allora?»
« Non lo so, ma non penso che la nostra vita sia già completamente scritta e che qualcuno conosca già le nostre scelte future. Penso che la storia ce la scriviamo noi volta per volta, giorno dopo giorno e le nostre scelte ci indicano la direzione che prende la nostra vita, non un qualcosa di già scritto.» risposi.
Era vero, ero abbastanza scettica riguardo il destino, ma fino ad allora non ne avevo mai parlato con nessuno.
« Non ne sono convinto, ma lasciamo perdere. Non è un discorso da fare alle due di notte.» mi rispose baciandomi la testa.
« E di cosa vuoi parlare?» chiesi.
Lo sentii scuotere la testa e mormorare qualcosa che non capii, probabilmente non sapeva neanche lui l'argomento che avrebbe voluto affrontare così mi feci avanti io.
« Perché non mi parli un po' di te?» chiesi.
« Cosa vuoi sapere?» mi rispose con un'altra domanda.
Non aveva ancora capito che non sopportavo quando qualcuno mi rispondeva con una domanda? O forse lo faceva apposta?
« Quello che non so. So che anche voi siete di Miami, perché vi siete trasferiti? E quando?» chiesi.
Lo sentii irrigidirsi, ma volevo davvero avere delle risposte, era da un po' che me lo chiedevo.
« Non da molto, circa un anno o un anno e mezzo.» mi rispose distaccato.
« E la tua famiglia? Anche loro sono qui?»
« No!» rispose secco.
Avevo toccato il tasto sbagliato, ma volevo sapere, volevo delle risposte.
« Hai fratelli o sorelle?» chiesi.
« Si, un fratello ha un anno in più di me.» rispose.
Annuii e non chiesi più nulla, sentivo dal suo tono di voce che si stava innervosendo perciò preferii lasciar stare. Avrei avuto le mie risposte un altro giorno.
Presi una sua mano e cominciai a giocare con le sue dita, erano molto più lunghe delle mie e la mano molto più grande.
Mi sorprese quando cominciò di nuovo a parlare.
« È sempre stato il migliore tra i due, aveva voti perfetti a scuola, era il migliore nella squadra di nuoto e il preferito dei miei genitori. Lui non sbagliava mai e quello che voleva lo otteneva sempre. Nonostante ciò mi voleva bene, si prendeva cura di me e mi aiutava sempre quando combinavo guai. Il giorno che feci l'incidente però qualcosa in lui cambiò. Sembrava stufo di me e dei miei casini e quando mia madre e mio padre mi cacciarono di casa lui li sostenne e mi mandò via. Dicevano che ero senza speranze, che non sarei mai servito a nulla.» disse.
Mi ero bloccata, tenevo la sua mano nella mia e sentivo la tensione crescere in lui.
« Ho lavorato a Miami fino quando ho potuto, poi ho chiesto se potevo scontare la condanna da qualche altra parte e mi hanno mandato qua. Josh e Steve mi hanno seguito, i loro genitori erano d'accordo dicevano che forse qua avrebbero potuto costruirsi un futuro e così è successo. Pet invece ci ha raggiunti solo a settembre perché i processi per lui che è minorenne erano più lunghi. Abbiamo trovato questa casa a basso prezzo, era praticamente tutta distrutta e l'abbiamo sistemata insieme. Non è venuta male e con i soldi che abbiamo da parte riusciamo a coprire tutte le spese.» concluse.
Non mi sarei mai aspettata un racconto del genere. Certo, avevo fatto alcune ipotesi su che fine avesse fatto la sua famiglia, ma mai mi sarei aspettata un passato così.
« Li hai mai più visti?» chiesi sottovoce.
« No, non voglio vederli. Ho chiuso con loro e mai più li rivedrò.» disse determinato.
Annuii anche se pensavo che riallacciare i rapporti sarebbe stato meglio, ma per quella volta era troppo.
Mi girai verso di lui in ginocchio e avvolsi le braccia intorno al suo collo.
« Loro sbagliavano, tu servi a qualcosa. Senza di te io non sarei nulla, sei la mia ancora di salvezza e pian piano mi stai riportando in salvo.» dissi sorridendo.
Prese il mio viso e cominciò a baciarmi. Stava rivendicando la proprietà che aveva su di me e mi stava dimostrando come riuscisse con un solo bacio a portarmi all'estasi. Le farfalle che svolazzavano nel mio stomaco non c'erano più, avevano lasciato spazio ad un fiume impetuoso di sentimenti ed emozioni.
Ormai era inutile, non potevo tornare indietro: ero innamorata di Tyler.

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