#3 - Sensi di colpa

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Di solito il venerdì è il giorno più rilassante. Questo non sembra proprio dalla mia parte. Non voglio che Marco ce l'abbia con me. È la mia prima relazione. Saprò farmi perdonare.

Entro nella scuola, lui stava camminando verso l'aula. Gli prendo il braccio e mi scuso per ieri.

"Mark perché non mi hai aspettato fuori?"

"..."

"È per ieri?"

"Io non ti capisco dici di essere quello che sei e poi ti tiri indietro?"

"Lo sai che il motivo è un altro"

"Sei davvero sicuro di essere gay? Io lo sono e provo attrazione verso di te. Ma non sembra che sia lo stesso per te"

"Certo! Perché questo discorso? Questa settimana è stata magnifica e anche per te è la prima relazione omosessuale"

"Questo non c'entra niente"

"Si invece Mark. Forse tu pensi che tutti quello che si amano e vanno d'accordo consumano tutto subito ma non è così"

"No Tommaso. Sei tu quello che forse è rimasto fulminato quando non hai sentito niente per Giorgia. Ti conosco da più di 3 anni. Hai sospettato di essere gay e volevi la conferma per cui ti sei visto con lei. Il tuo cervello era già impostato per non provare niente perché tu volevi una conferma. Non ti ho visto versare una lacrima. Hai detto a te' stesso di essere gay. L'hai accettato e non hai perso tempo a dirlo a me. Nessun coming out è così facile come il tuo. Ti posso assicurare che quando provi un'attrazione gay le emozioni che si provano sono forti. Perciò invece di dare a me la colpa, fatti un esame di coscienza".

Le parole di Mark mi avevano spiazzato. Comiciai a pensare a un sacco di cose. La domanda che mi frullava in testa di continuo era: cosa ho fatto?
Passai la giornata senza parlare con Mark. Pensavo a tutto quello che era successo in quella settimana e più ci rimuginavo e più il discorso di Mark apriva una ferita dentro me.

Il pomeriggio fu drammatico.
Mi sedetti sul letto mettendomi le mani in faccia per bloccare i miei pensieri.

Pensavo e ripensavo. Il coming out e tutti i baci che ci siamo dati...

Tutto finto. Questa è stata tutta finzione? Mi sono lasciato trasportare da una emozione passeggera? Un mio capriccio o curiosità?

Cosa avevo fatto? Si poteva rimediare?

Cominciai a prendere quello che mi capitava sotto mano e lanciarlo contro la parete. Penne, quaderni, telecomando, power bank, qualsiasi cosa.

Quando ormai non rimase più niente sulla scrivania, mi accasciai sul pavimento piangendo.

Con la voce distrutta ripetevo

"Che cazzata ho fatto?"

Dopo non ricordo più niente. Passai così anche il sabato. Arrivò domenica e mi sentivo pronto per parlare con Marco. Gli mandai un messaggio. Ore 8 sotto casa mia. Saremmo andati in un posto isolato. Dovevo scusarmi. Mi sentivo una merda per averlo illuso così.

Una volta arrivato, entrai in macchina sua e senza dire una parola parti'. Aveva già capito che cosa gli avrei detto.

"Mark scusami per l'altra volta"

"Sei stato così per 2 giorni?!"

"Si ma ora senti quello che ho da dire. Siccome sto cercando di capire ancora una volta chi sono, ti propongo di rimanere ancora insieme. Se tu non vuoi sentiti libero di non farlo. Ho il cervello bacato"

"Sei stato uno stronzo questo te lo dico"

Mi scese una lacrima

"Però mi piaci ancora. Stai tranquillo, vedrai che risolveremo questa cosa"

Le parole di Mark mi fecero stare meglio. Lo baciai e lui mise una mano dietro la mia testa.

Andammo avanti così per un'ora alche' mi chiese se stessi meglio

"Si Mark grazie. Però voglio farti una domanda"

"Spara"

"Se tu fossi stato eterosessuale saresti rimasto mio amico?"

"Beh, non ho la mente da intenditore di fighe e da omofobo compulsivo però posso dirti che se tieni a un tuo amico di certo non lo abbandoni per una cosa simile"

"È vero. Poi un'altra cosa"

"Mi stai spaventando stasera sai? Hahaha"

"Non sono me' stesso abbi pietà"

"Vai spara sono curioso"

"Quando avevi intenzione di dirmi di essere gay?"

"Era da una settimana che ci pensavo. Ma a differenza tua io non ho la foga di spifferarlo ai quattro venti"

"L'ho detto solo a te"

"Già, grazie a me. E avevo ragione. Guarda come ti sei ridotto"

"Ti ho già chiesto scusa"

"E io ti ho perdonato ma a me importa che tu stia bene"

"Grazie Mark. Lo apprezzo tanto"

Finita la serata, Marco mi accompagnò di nuovo a casa. Ed eccolo di nuovo con me: il senso di colpa. Sapete quando fate una cazzata e sperate che non sia mai successa? Io provavo quella stessa sensazione.

Non ricordo con quanta velocità mi buttai nel letto. So solo che il mio cuscino era un lago di lacrime.

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