#82 - Guerra pt7

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Io e Samuele eravamo appena entrati in fretta e furia al centro. Non c'erano auto all'esterno, nessuno era ancora arrivato e la situazione sembrava apparentemente calma.

"Ma perché non mi hai permesso di parlarci? Avrei risolto e saremmo fuori da tutto questo!" disse Samuele

"Ma ti rendi conto di quello che ha fatto poco fa? Abbiamo rischiato di rimanere con brandelli di budella sui muri! Io non so davvero come fai a vederci un minimo di speranza in lui, specie dopo tutto quello che ti ha fatto"

"So di avere ragione! Potrebbe essere un grande amico se fosse diverso. Ci si potrebbe fidare di lui, ne sono sicuro"

"La devi smettere con questa storia. Sono stanco. Sembra che qui sia io quello che pensa a come salvarci e nel frattempo lui può girare liberamente, mentre noi ci dobbiamo nascondere! Che cazzo Samuè...possibile che non ci arrivi?".

Il suo sguardo era lievemente cambiato. Effettivamente si era reso conto che contava di più la nostra salvezza, piuttosto di quella di Marco. Non potevamo più aspettare un suo cambiamento. Era da fermare a tutti i costi.

"Hai ragione Tommaso. Mi spiace di averti fatto fare tutto da solo e mi dispiace anche per lui"

Marco era ancora per terra sul bordo strada, immerso in quella pozzanghera sporca.

Si era addormentato dopo la crisi di nervi che lo aveva stremato. Il vento soffiava e lui non dava il minimo cenno di svegliarsi. Sembrava un rifiuto umano.

Gli erano passati sul viso cartacce, confezioni di cibo marce e insetti.

Il suo volto era completamente privo di tutta l'ira che aveva provato poco tempo prima.

Lentamente, si riprese da quel sonno profondo. Aprì pian piano gli occhi e realizzò dove si trovava. Si mise seduto, rimanendo immerso nella pozzanghera con lo sguardo depresso e amareggiato. La tristezza aveva fatto ritorno.

Prese il pacchetto di fazzolettini che aveva nella tasca dei pantaloni, ormai anche quelli bagnati. Ne prese uno e cercò di pulirsi le lacrime che ormai erano già asciutte.

Continuò a strofinare il fazzoletto per togliere il fango che aveva in faccia, senza risultato. Lo lanciò per terra e rimase qualche secondo con lo sguardo abbassato verso terra, con un senso di impotenza che lo divorava.

Si guardò intorno avvilito. Non vedeva nessuna speranza per lui. Si sentiva perso.

Nessuno era lì a consolarlo e a chiedergli come stava. Era da solo con sé stesso.

Chinò nuovamente lo sguardo sulla pozzanghera e vide il suo riflesso nell'acqua.

Vide quello sguardo colmo di dolore di tanto tempo fa. Capii che la sua tristezza era stata generata dagli altri, che lo avevano ridotto in quelle condizioni. Ancora una volta, si aggrappò a quella parte di sé che lo faceva sentire al sicuro e lontano dalle delusioni.

Il suo sguardò mutò, divenne colmo di rabbia, ira e cattiveria.

Si alzò lentamente, coi vestiti che gocciolavano e capì subito cosa fare.

"Questa me la pagheranno cara"

Lanciai lo zaino per terra e girai le varie stanze del centro per trovare qualcuno a cui chiedere aiuto.

Non trovai nessuno! Il centro era vuoto!

"Samuele!"

"Cosa c'è?"

"Qui non c'è nessuno! Sono usciti, oppure qualcuno li ha chiamati"

"Cosa facciamo adesso?"

"Non lo so"

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