#57 - Destini incrociati

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Matteo ed Enrico erano fuori dal centro, in un vicolo vuoto a parlare tra di loro di quello che pensavano l'uno per l'altro.

Marco stava tornando al centro carico d'odio. Non ci avrebbe messo molto ad arrivare.

"Quindi ci ha visti..."

"Si. Se lo è tenuto dentro per un po'. Sono stato io a scoprirlo" disse Matteo

"Immaginavo sarebbe saltato fuori prima o poi"

"Che ti senti dentro? Eh? Lo sai benissimo tutto quello che abbiamo passato per arrivare qui e vivere tranquillamente. Ti giuro che faccio fatica a credere a tutto questo. Da te non me lo sarei mai aspettato. Ti consideravo veramente il ragazzo giusto per me. Pensavo saremmo rimasti insieme a lungo e invece..." disse con tono calmo nascondendo la rabbia che provava

"Lo so Matteo"

"Queste frasi scontate e il tono da pentito che usi mi danno proprio fastidio. Non ti dovrei chiedere questa cosa, ma è solo per confermare una mia teoria. Se davvero provavi qualcosa per me, prima di questo, devi dirmi chi è quel ragazzo"

"Chi è?!"

"Si. Voglio saperlo"

"D'accordo te lo dico, per rispetto tuo. È il figlio di Maria"

"L'ex proprietaria?!"

"Si"

"Immaginavo. Quello che pensavo era giusto. Ora mi tornano davvero tante cose...sei sempre stato avido di soldi. Sicuramente ti sarà interessato lui solo perché la madre è benestante. Non te ne rendi conto...ma imponendomi di mantenere quel segreto ci hai fatti condannare tutti a Marco"

"Come potevo sapere che sarebbe divenuto il proprietario?"

"Guarda, lasciamo perdere questo discorso...è da giorni che ci sto male. La finiamo qui?"

"Mattè non c'è bisogno di arrivare a tanto!"

"Non dipende da me. Se ti interessa lui, automaticamente non puoi stare con me. Le cose stanno così. Mi spiace, ma io e te non siamo più niente".

Per Matteo fu un colpo durissimo. Nella sua testa scorrevano ricordi del passato, momenti di gioia e dolore. Pensava al legame intenso che avevano e capì che gli sarebbe servito del tempo per cancellare quel dolore dentro di lui.

"Cos'è questo disastro?" disse Marco appena entrato al centro

"Ma se abbiamo messo in ordine tutto quanto?" intervenne Angela

"Fammi capire...qual è precisamente, il tuo concetto di ordine?"

"Esattamente quello che vedi"

"Si certo...vedo che ancora fai fatica a gestire il nuovo stile di vita. Dov'è Samuele? Siamo usciti nello stesso orario, eppure ancora non c'è"

"È andato a fare un servizio. Non so se oggi starà a casa sua"

"Lo conosco troppo bene, vuole passare più tempo possibile con voi per i sensi di colpa, e tu lo sai quindi questi inganni non funzionano con me. Dove è andato?"

"A breve tornerà. Non ti preoccupare"

"Non ti ho chiesto quando torna, ma dove è adesso"

"Perché ti interessa?"

"Tu sei strana forte...quando devi parlare non parli. Vedi quella?" disse indicando la boccia di vetro con i bigliettini sopra la liberia, accanto al divano

"Se non mi dici dov'è andato, la prendo di nuovo. Chissà, magari sarai tu la fortunata".

Angela lo guardò arrabbiata. Non aveva altra scelta che dire la verità.

"È in biblioteca"

"Che è andato a fare?"

"Per comprare libri personali forse? In questo periodo la lettura lo riesce a calmare"

"Se quello che mi hai detto è una stronzata, non perderò tempo con l'estrazione. Tu sarai quella scelta"

"Tranquillo è la verità. Che hai intenzione di fare ora che lo sai?"

"Niente. Lo aspetterò".

Dove andare? Avevo bisogno di cambiare aria. Era da circa un quarto d'ora che camminavo per strada in cerca di qualcosa che potesse farmi distrarre. Il cellulare ormai non mi faceva alcun effetto e nè tantomeno parlare. Sarei solo entrato in un discorso dal quale io ne sarei uscito colpevole di tutto quello che mi stava capitando. Sono davvero stanco...

Il mio sguardo ricade sulla mia sinistra, la biblioteca.

Riuscirebbe un banale libro a farmi distrarre da tutta questa storia? Chi lo sa.

Entro e mi guardo intorno. Non c'è nessun titolo che mi attiri particolarmente.

Sento una strana sensazione dentro di me. Questo posto...ci sono già stato, ma non ricordo con esattezza. Era successo qualcosa di particolare qui o sbaglio?

Non so ma...mi giro e vedo di fronte a me, girato di spalle, la persona per la quale avevo quella sensazione.

Proprio qui, conobbi Samuele! Ora ricordo! Capì subito che quella era una di quelle situazioni in cui il destino è l'unica cosa che può rimettere a posto le cose.

Esattamente come fece lui tempo fa, mi avvicinai cominciando il discorso.

"Ciao Samuele"

"Cosa?! Tommaso?!" disse girandosi

"Che casualità, no?"

"Come hai fatto a sapere che ero qui?"

"Non lo sapevo infatti"

"Beh sono contento. Ora continua il tuo giro"

"Non ti va di parlarmi neanche per un secondo?"

"Ancora insisti? Me ne devo andare anche di qua porca troia" disse allontanandosi.

In quel momento, il mio istinto si ribellò da quella realtà. Volevo abbattere tutti quei muri che si erano innalzati. D'istinto, gli presi il braccio.

"Oh...ma che cazzo fai?"

"Ti ricordi questo posto? L'altra volta ti sei avvicinato a me perché vedevi che stavo male e mi hai consolato. Ora sono io che ti vedo disperato".

L'espressione di rabbia era sparita. Non aveva fatto caso a quel particolare così importante.

"Ascolta Samuele...io non ti costringerò a dirmi cosa hai. Non sono più niente per te e questo lo so. Vorrei solo non litigare più".

Non sapeva cosa dire. Si sentì totalmente spaesato in quella situazione. Gli lasciai il braccio e fece cenno di sì con la testa. Se ne andò subito dopo.

È vero. Non parlò, ma per me quello che era appena successo, fu davvero tanto. Si poteva considerare l'inizio di qualcosa.

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