#70 - Dubbi

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Matteo e Aurelio erano seduti per terra, ancora in quello stesso vicolo dove poco prima era avvenuto il loro primo bacio. Erano ancora entrambi scombussolati da quello che era successo. Aurelio aveva appena capito di essere gay e Matteo di avere sempre avuto accanto la persona che lo avrebbe reso felice più di quanto avesse fatto Enrico.

Nonostante fosse passata un'ora e non avevano ancora fatto la spesa, si erano comunque fermati a parlare.

"Da quanto andava avanti?" chiese Matteo

"Da un bel pò...direi anche da prima che arrivasse Marco"

"Non me lo hai mai detto perché ero fidanzato o c'era qualche altro motivo?"

"Non sapevo come avrei affrontato la cosa. Per me è la prima volta e non ti nascondo che sono spaventato"

"Capisco perfettamente come ti senti. Ho passato la stessa cosa anch'io"

"Si me lo ha raccontato"

"E' durata un pò ad essere sincero. Enrico aveva già avuto un ex prima che ci conoscessimo quindi era molto più spigliato in confronto a me. All'inizio era tutto strano e rifiutavo perfino il semplice bacio. Devi ancora scoprire al 100% cosa ti piace. E' un percorso lungo. Non pensare che con questo bacio che ci siamo dati hai scavato a fondo dentro di te"

"Dici?"

"Te ne accorgerai"

"Ma quindi non vuoi che stiamo insieme?"

"Io ti piaccio?"

"Si...molto"

"E allora dov'è il problema? Per me va benissimo. Sei un ragazzo d'oro".

Aurelio gli sorrise e Matteo, intenerito, lo abbracciò. Sarebbero voluti rimanere lì a per molto tempo.

"Si può sapere dove sono finiti quei due? E' passato fin troppo tempo e ancora non si decidono a tornare! Sta facendo buio" disse furente Marco

"Tra poco torneranno, stai tranquillo"

"Me lo auguro".

Il cellulare di Marco squillò: era Dennis.

"Che vuoi?"

"Che cazzo stai facendo?"

"Perché ti interessa?"

"Quanto tempo vuoi ancora torturarli così? Eh? Chi sta con te?"

"Samuele e Angela, perché?"

"Smettila una buona volta! E' inutile non vai da nessuna parte"

"Proprio tu stai parlando...ti ho affidato questo posto ma li hai lasciati a fare i cavoli loro...non immagino cosa sarebbe successo se i giorni fossero stati di più" concluse chiudendo la chiamata. Marco guardava il cellulare stranito. Cominciò a farsi qualche domanda. Probabilmente sapeva già la risposta.

La porta di ingresso si aprì e Marco vide che erano Matteo e Aurelio con 2 ore e mezza di ritardo. Si guardavano sorridendo.

"Finalmente siete qui razza di idioti"

"Abbiamo la spesa come volevi tu" rispose Aurelio

"Ok mettetela a posto...io devo uscire...ho bisogno di riflettere"

"Esci?!"

"Per un pò...poi torno, e al mio ritorno non voglio sentir volare una mosca".

Si alzò e senza guardare in faccia nessuno uscì dal centro sbattendo la porta.

"Che gli è preso?"

"Non so raga...mi sa che lo ha chiamato Dennis" rispose Samuele.

Marco avvertiva una rabbia dentro di sé. Voleva vendicarsi e avrebbe fatto di tutto per raggiungere il suo scopo.

"Dennis collabora con Samuele..." disse fra sé e sé.

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<<Il giorno successivo io e Marco ci incontrammo a scuola. Erano passati giorni senza di lui. Effettivamente già da un pò mi sembrava strano. Fino ad allora si era comportato in un modo che mi faceva porre qualche domanda, ma in quei giorni le mie domande aumentavano, esattamente come aumentava il mio desiderio di avere delle risposte>>

<<Le ottenne in poco tempo?>>

<<Assolutamente no. Fu una cosa graduale. Ero io che cominciai ad indagare a fondo>>

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La campanella stava per suonare e io mi accingevo ad entrare, quando d'improvviso vidi Marco venire verso di me. Mi sembrava quasi irreale! Dopo tanto tempo era tornato a scuola. Finalmente potevo avere le risposte a tutte le mie domande.

Eccolo...era quasi arrivato. Aveva una faccia strana, pensierosa.

"Ehy Mark! Da quanto tempo!"

"Ciao Tommà...tutto ok?"

"A me va tutto bene...la domanda la farei a te...sei sparito e non mi hai neanche scritto"

"Si scusami...è che ho avuto un pò da fare in questo periodo"

"Eh vorrei ben vedere...che hai fatto?".

Marco non fece in tempo a rispondere che la campanella suonò. Glielo avrei chiesto durante l'intervallo.

La lezione mi sembrava strana con lui al mio fianco. Il tempo sembrava non passare. Da solo, invece, riuscivo a concentrarmi meglio.

L'intervallo si decise ad arrivare e tutti cominciarono a mangiare e a parlare per conto loro.

"Beh allora? Che mi devi dire?" iniziai

"Non c'è niente da dire Tommà"

"Non penso proprio"

"Sono stato molto impegnato in questo periodo te l'ho già detto"

"Va bene...senti per caso oggi vuoi uscire?"

"No non posso proprio...facciamo un altro giorno"

"Prima eri sempre tu quello che proponeva di uscire e insistevi se ti dicevo di no...sicuro che è tutto ok?"

"Si Tommaso...fidati".

Era la prima volta che non mi fidavo delle parole di Marco. Sentivo dentro di me che qualcosa non andava e nessuno me lo voleva dire.

Avrei indagato a fondo per cercare la risposta.

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