#19 - Promessa

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Il giorno seguente, Umberto mancò di nuovo da scuola per andare a trovare suo padre e continuare con la recitazione del ragazzo cambiato.

Nel frattempo, Marco si era dato appuntamento con Dennis per discutere della seconda fase del piano. Si trovavano sulla stessa strada dove, prima, aveva parlato con Umberto.

"Sentimi bene Dennis...ti chiedo di fare una cosa per me. Per te non dovrebbe essere difficile. Ma siccome è un grosso favore io ti garantisco Samuele!"

"Ah si? Spiegati"

"Bisogna fare in modo che Samuele risulti positivo al test sull'HIV. Ho già parlato con Umberto. Per noi è una specie di infiltrato. Lui servirà per portare fisicamente a termine questa cosa. Tu sarai la mente".

Dennis lo guardava incredulo. Non sapeva cosa rispondere e non si preoccupava per questo.

"Ma sei impazzito sul serio?"

"So che all'inizio ti sembra assurdo. Ha fatto la stessa impressione a Umberto. Alla fine ha accettato"

"Lui è un idiota, io no!"

"Ascoltami, è indispensabile il tuo aiuto. Senza di te non riusciremo mai"

"No Marco. Scordatelo"

"Possibile che vedi solo il lato negativo? Avresti Samuele tutto per te!"

"Ma che cazzo stai dicendo? In che modo?"

"Se riusciremo, su di lui penderà una nomina che stavolta nessuno riuscirà a togliergli! Tommaso si allontanerà da lui e a quel punto, quando Samuele si sentirà abbandonato, tu ti avvicinerai a lui. Entrambi otterremmo quello che vogliamo!"

"Ma non esiste proprio...non fare assolutamente affidamento su di me".

Marco cambiò espressione facciale. Traspirava rabbia e odio. Dennis lo guardava sempre più incredulo.

Si avvicinò alla sua faccia, con con tutta la rabbia che cercava di trattenere gli parlò.

"Ascolta...io capisco che i deviati come te fanno fatica a capire le cose. Sei un fenomeno al computer ma dubito che nella vita reale tu possa arrivare a me...quindi te lo richiedo: sei in grado di fare quello che ti ho chiesto?".

Seguì una manciata di secondi di silenzio, dove Marco conservava la stessa espressione, prima che Dennis rispondesse.

"Va bene Marco" rispose impaurito.

Riprese l'espressione di sempre e si allontanò dal viso di Dennis.

"Allora, ho chiesto a Umberto l'iter degli esami del sangue. Mi ha detto che manderanno la provetta al laboratorio delle analisi. Da lì redigeranno il referto e inseriranno i dati ottenuti nei database, oltre che nel classico formato cartaceo da spedire a casa sua. Ho pensato a come potremmo fare. Bisogna che tu acceda a quei database, cambi i valori e aggiunga la dicitura sieropositivo alla voce HIV"

"Hai pensato a tutto questo da solo?"

"Fammi finire. Questo è solo metà del lavoro. Applicheranno una etichetta alla provetta con scritto solo il cognome di Samuele, ovvero Mancini. Riprenderemo questo più tardi. Devi cercare i modelli cartacei dei referti degli esami sanguigni, li stampi, cambi i valori inserendo quelli modificati nel database e darai tutto a Umberto. Ci penserà lui a prendere il referto originale e scambiarlo. Per quanto riguarda quella provetta, gli ho già detto di farla sparire una volta che il referto medico sarà arrivato a Samuele. Questo è tutto. Come vedi non metterai neanche piede nell'ospedale..."

"Perché vuoi distruggere la provetta?"

"Per evitare che effettuino controlli approfonditi. Il suo sangue non è realmente infetto. Dobbiamo depistare qualunque tipo di sospetto!"

"E se si farà delle domande sul motivo per il quale ha preso il virus? Sai benissimo che è vergine...e comunque non è neanche un tipo avventuriero"

"Sarà una reazione a catena e soprattutto uno spasso vedere come i fatti si susseguiranno uno dopo l'altro" rispose Marco con un ghigno

"Ovvero?"

"Lui rimarrà incredulo, non avrà neanche il tempo di farsi domande che la madre comincerà a urlargli contro, e poi anche il padre. Entrerà in un circolo in cui si calerà realmente nella parte di un sieropositivo"

"Ma quando pensi queste cose sei veramente sicuro che andrà così?"

"Certo! Ti spiego anche il motivo. Non avendo fratelli o sorelle, avrà già detto alla madre di essere gay. Questo mi ha evitato un sacco di fatica nel mettere il dubbio anche a Rossana"

"Non so che dire Marco, credimi"

"Infatti non devi dire niente. Vai a fare quello che ti dico e chiamami quando avrai finito".

Nel frattempo, Tommaso e Samuele stavano seduti sull'erba di un parchetto uno di fronte all'altro. La giornata di scuola era finita e siccome Marco si era assentato, Tommaso pensò di fare una cosa fuori dall'ordinario.

"A che pensi Tommy?"

"Non so cosa dire a Marco. È un tipo che sta molto male quando ha una delusione. Alcune volte è strano a è perché ha paura di essere ferito"

"Solo la verità. Io non posso dirtelo. Devi essere sicuro tu delle tue scelte. Solo così saprai cosa dire. Sai quello che sei e se è così non ti preoccupare di niente"

"Facciamoci una promessa"

"Una promessa?"

"Si. Diciamo per quando le cose vanno male"

"Aspetta aspetta!! Ho un'idea".

Samuele tirò fuori dalla tasta dei pantaloni un pezzo di carta che aveva strappato al diario per lanciarlo contro i suoi compagni. Questo però non accadde.

Prese una penna e cominciò a scrivere usando la gamba come appoggio, coprendo con la mano per non far vedere niente a Tommaso. Una volta finito, ripiegò il foglio e glielo diede.

"Che hai scritto?"

"Questa è una frase che mi ha sempre ispirato. Quando sarai giù di morale, ma intendo veramente giù, che le cose ti vanno storte e che tutto quello che vedi intorno non ha più senso, leggila"

"Che? Voglio vederla ora! Sono troppo curioso!"

"No! Questa ti può dare una carica assurda ma devi leggerla quando ce ne sarà bisogno"

"L'hai inventata tu?"

"Me l'hanno detta quelli del centro. L'hanno presa da qualche autore. Non so chi sia"

"Okay allora. Ti prometto che la leggerò solo quando ce ne sarà bisogno"

"Voglio vedere"

"Sembri tu quello che avverte i guai...dici che ce ne saranno?"

"Non lo so...ma la cosa più importante è avere vicino le persone che tengono a te".

Ci guardammo per qualche secondo, in quel momento mi accorsi che Samuele teneva veramente a me. Fui felice. Non so dire quanto. Accorgersi di una cosa simile ti fa capire tante cose, di tè stesso e del mondo. Ci abbracciammo appoggiando entrambi la testa sulla spalla dell'altro come fosse un cuscino. Mi sembrava la classica scena di un film: seduti in un parchetto con un sole luminoso. Per me era la persona che mai avrei fatto sparire dalla mia vita.

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