#61 - Scheletri nell'armadio pt1

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Samuele aveva studiato il piano ideato da Dennis. Era solo. Portava con sé uno zaino, felpa, pantaloni e scarpe nere. Aveva al suo interno l'occorrente che gli serviva per il suo scopo.

La casa di Marco si trovava in zona periferica della città. Erano tutte ville costruite da zero. Nessun appartamento. Nessun via vai di automobili, un silenzio inquietante circondava la zona. Per arrivare aveva impiegato un'ora tra cambi di circolari e tratti a piedi. Aveva davanti a sé, il luogo peggiore dove si sarebbe mai immaginato di entrare.

Ore 1:48

Come già annunciato da Dennis, era una villa con un solo piano. Nel piazzale c'era un garage chiuso dove parcheggiare le auto. Un cancello elettrico scorrevole era dinnanzi a Samuele, ma di fianco c'era una recinzione più bassa. La scavalcò facendo attenzione a dive metteva i piedi. Non vedeva quasi nulla per via del buio. Una volta dall'altra parte diede un'occhiata in giro. C'era un portone chiuso accanto alla serranda del garage che conduceva a delle scale dove avrebbe raggiunto il piano, ma non era di lì che sarebbe entrato. Se ci fosse riuscito si sarebbe trovato davanti alla porta blindata. Impossibile oltrepassarla, nemmeno se fosse stato in grado di usare un grimaldello.

Al lato destro della villa vi era un piccolo giardino aperto con una recinzione bassa che saparava la parte del giardino da quella asfaltata. Era lì che si sarebbe diretto. 5 metri più in alto vi era il balcone con la veranda.

Salì sulla piccola recinzione e la distanza di accorciò di un metro. Prese lo zaino dalla spalla, lo aprì e tirò fuori una corda con all'estremità un grosso gancio a uncino, simile a quello dei macellai.

Prese la mira, e la lanciò contro il balcone di metallo facendo un rumore non troppo forte. Al primo tentativo si agganciò al parapetto. Mise nuovamente lo zaino in spalla. Il silenzio che circondava la zona aumentava l'ansia che provava. Tirò un paio di volte la corda per testare l'aggancio, guardò in alto, e cominciò a scalare la corda. Strinse i denti a causa dell'immane sforzo che stava facendo per salire.

Le braccia stavano per cedergli, ma mai come in quella situazione era intenzionato a scoprire la verità per fermare Marco.

Arrivò vicino al balcone, quanto bastava per afferrarlo e tenersi aggrappato.

Era riuscito a salire. Guardava dietro di lui ancora aggrappato al parapetto il vuoto sotto di lui. Aveva messo in pericolo la sua vita per i suoi amici. Questo gli faceva acquistare fiducia in sé stesso. Certamente non avrebbe mai rifatto una follia del genere, ma in quella situazione non c'erano alternative.

Piano piano alzò la gamba destra e scavalcò il parapetto per trovarsi dal lato sicuro e lasciare la corda per quando se ne sarebbe andato.

Si guardò intorno. Nello zaino aveva l'occorrente per quello che doveva fare.

Continuò a camminare. La veranda era molto grande. C'erano poltroncine, un tavolo con delle sedie, fiori e altre decorazioni varie. Trovò la porta finestra con alla sua sinistra la piccola finestra di cui aveva parlato Dennis. Era aperta diagonalmente verso l'interno. Anche se fosse riuscito ad aprirla, era comunque troppo piccola per entrarci. Samuele lo sapeva.

Cercò di osservare la maniglia all'interno della porta finestra. Faceva fatica, poiché la tenda chiusa e il buio peggioravano la situazione.

Mise lo zaino per terra. Prese la torcia a LED e un bastone per ciechi chiuso. La finestra era all'altezza di Samuele. Con la mano destra accese la torcia e la puntò conto la maniglia interna. Infilò il braccio sinistro all'interno della fessura aperta con in mano il bastone chiuso. Dennis sapeva che avrebbero lasciato una finestra aperta per l'aereazione. Quale se non quella di cui erano sicuri che non sarebbe mai passato nessuno a causa della sua grandezza?

Una volta che il braccio era all'interno, sdrotolò il bastone portandolo in posizione di passeggio, ma invece di usarlo per il suo scopo comune, lo girò prendendolo dal lato che poggiava per terra poiché sul lato che presentava l'impugnatura, c'era un laccetto.

Samuele cercò di posizionare al meglio la torcia perché puntasse nella direzione giusta. Non poteva sbagliare. Se il bastone gli fosse caduto all'interno, non sarebbe stato in grado di riprenderlo e avrebbe lasciato una traccia evidente di intrusione.

La maniglia della porta finestra no aveva una serratura ma una semplice maniglia interna che, una volta girata apriva il blocco.

Era a forma di T caduta di lato. Provò una volta, ma il laccetto non si agganciò. Provò una seconda volta, e rischiò di far cadere il bastone. Provò una terza e con il movimento giusto riuscì a far acchiappare il laccio alla maniglia. Con un semplice movimento di polso, tirò il bastone e la maniglia ruotò. Prima di lasciare la presa, provò a spingere la porta e notò che finalmente era aperta!

Tolse la mano dalla finestra e lasciò lo zaino lì portandosi solo la torcia.

Aprì la porta, fece il primo passo e realizzò di essere nella sala da pranzo di Marco.

Il buio era totale. Quella stanza era ben arredata, ma il pensiero di essere entrato in casa della persona che ti ha minacciato di morte, che aveva messo contro i suoi genitori e teneva sotto scacco i suoi amici, era per Samuele l'horror peggiore che potesse sperimentare dal vivo.

Passò dalla sicurezza di sé al terrore, ma non capì se era per quello che stava  facendo o per cosa avrebbe scoperto.

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