#34 - Certezze

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"Marco?! Non dovevi andare a scuola?!" chiese mia madre

"L'ho saltata"

"Perché? Che è successo?" rispose facendolo entrare

"Beh...tra me e Tommaso non va affatto bene"

"Racconta su..." replicò facendolo sedere sul divano di fronte alla porta di ingresso

"Non c'è molto da raccontare Teresa...abbiamo parlato un po'...gli ho detto come la pensavo su Samuele e su tutto quello che è successo. Alla fine ho detto che se voleva...poteva lasciarmi e andare da lui"

"Quindi vi siete lasciati?"

"Mi farà sapere, ma di certo non posso tenerlo al guinzaglio se non mi vuole. Se mi lascia, allora amen"

"Non so più che fare con quello...ogni giorno che passa mi sembra stia andando dalla parte sbagliata..."

"Non lo costringerò a fare niente, però se rimaniamo insieme mi servirà anche il tuo aiuto per farlo stare meglio. Non ce la faccio da solo, nonostante ce la stia mettendo tutta"

"Assolutamente si Marco, non ti preoccupare"

"Beh...ora vado. Volevo dirti solo questo. Spero che la prossima volta che ci vediamo sia in circostanze migliori"

"Puoi rimanere qui se vuoi. Non crei affatto disturbo"

"Grazie, però non me la sento sinceramente".

Mia madre non fece in tempo a rispondere, che sentì il citofono suonare: ero io.

Dopo aver visto quella scena davanti a me, decisi di tornare subito a casa. Mi sarei fatto qualche pianto per sfogo, ma almeno mi sarei sentito meglio.

Quella mattina però, in casa trovai Marco. Quando entrai in casa e lo vidi, non parlai. Vidi mia madre che guardava noi due aspettando che qualcuno iniziasse a parlare. Io ovviamente mi sentivo in colpa, perché mi accorsi che effettivamente avevano ragione su tutto. Ammetto di avere sbagliato quando faccio un errore, ed era quello che avrei fatto in quel momento. Poco prima di iniziare a parlare, sapevo già cosa dovevo dire.

Il pensiero di quello che avevo visto quella mattina e lo sguardo di mia madre mi fece arrabbiare sul fatto di aver speso tanto tempo a stare così male per Samuele, di credere che lui mi volesse ancora e di illudermi che tra noi ci sarebbe stato qualcosa nonostante le difficoltà che avevamo in quel periodo.

"Che hai Tommà? Non sei andato a scuola oggi?" chiese mia madre mentre continuavo a fissare Marco

"Ho visto Samuele che si abbracciava al tuo amico Dennis"

"Che?!" rispose lui

"Gli ha dato anche un bacio sulla guancia e lui è rimasto immobile senza fare niente"

"Mi dispiace" rispose Marco

"Avevate ragione: ho solo perso tempo. Ho creduto a una fantasia idiota e adesso quel bastardo sta con Samuele...ma non fa niente...almeno so che la verità è venuta fuori. D'ora in poi non mi farò fregare più" dissi con tono deciso

"Sei incazzato e ti capisco...ma invece di concentrarti su quello che avresti fatto se avessi saputo la verità, pensa a quello che provi dentro: ti interessa Samuele?" chiese Marco

"Ovviamente no"

"E perché stavi per lasciare Marco?" chiese preoccupata mia madre

"Perché stavo male, logicamente"

"Hai preso una decisione quindi? O vuoi pensarci ancora un po'?" interruppe Marco

"Penso di aver deciso"

"E quindi?"

"Rimango con te Marco"

"Alleluia! Qualcosa di buono almeno lo hai fatto!" rispose euforica mia madre.

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<<Ne era convinto, oppure voleva fare marcia indietro?>>

<<Ero sicuro di quello che dicevo, ma non perché mi piacesse Marco o volessi davvero cancellare Samuele, più che altro il pensiero di rimanere solo era più terrificante di quello che avevo visto quella mattina>>
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"Sono contenta per voi due...speriamo che risolvete una volta per tutte i vostri problemi...che poi tra l'altro mi sono ricordata che tra poco è il compleanno tuo Tommaso"

"Eh si"

"Hai scelto quindi la torta che dobbiamo fare?"

"Si e penso che ti piacerà un botto"

"Che hai pensato?" chiese Marco

"Eh no...devi aspettare"

"E dai...una torta è"

"Lo so ma quella che ho scelto è particolare"

"Come vuoi...però io ora devo andare a casa"

"No! Apettate...non vi date neanche un abbraccio?" chiese mia madre

"Beh...va bene" risposi.

Non esitai un secondo in più e abbracciai Marco, il quale aveva già raggiunto la porta di casa.

Ormai avevo capito che Samuele non si sarebbe mai interessato a me e che avremmo chiuso i rapporti. Insomma, la situazione era chiara. Ero convinto che con quel gesto si sarebbero risolti tutti quei pensieri che mi assillavano così tanto. Pensavo che avrei privato qualcosa.

Niente.

Non provai alcuna emozione.

Capii che ero ancora in gioco. Ancora una volta avrei dovuto fare i conti con mè stesso.

Ho riflettuto a lungo su questo. Ho sempre pensato che i problemi della vita reali sono ben diversi da quelli che hai in testa. Nella vita reale, puoi scappare, puoi nasconderti e fare finta che il problema non esista, ma quando ce l'hai in testa, non esiste mascondiglio dove tu possa andare.

È strano.

Ho appena descritto la mente di Marco.

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