#31 - Verità soppressa

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"Che hai Denny?" chiese Samuele

"Sto pensando"

"A cosa?"

"Alla situazione"

"Alla situazione?"

"Si. Mi fa rabbia che ti faccia stare così"

"E tu pensi a me? Lascia stare. È meglio non entrare nella mia testa"

"Perché? Credi che nella mia si stia meglio?"

"Non so. Non ti conosco abbastanza"

"Beh è un casino"

"Per cosa nello specifico?"

"Beh...sbaglio sempre. Ho sbagliato con la mia ex e non mi accorgo di chi potrebbe davvero essere la persona giusta per me"

"Non ti preoccupare...arriverà"

"Spero che questa persona riesca a sopportarmi"

"Perché ho l'impressione che non vuoi parlare al maschile o al femminile?"

"No niente sta tranquillo"

"Ti interessa un ragazzo? Puoi dirmelo se vuoi"

"Beh non saprei"

"Chi è? Uno di quelli che ti ho fatto conoscere? Anche se mi sembra strano che in due minuti, tu abbia già adocchiato qualcuno...forse è uno della scuola"

"Può essere"

"Dai...dimmelo!"

"No...è peggio se te lo dico"

"Aspetta...forse ho una mezza idea"

"Non te lo voglio dire...sarebbe peggio"

"Sono io, per caso?"

"Sapevo che sarebbe stato peggio...sì, sei tu".

Una volta che mia madre, cambiatosi i vestiti, uscì di casa, Marco rimase da solo in casa con me.

Cominciò a girovagare camminando lentamente, guardando l'arredamento. Lo trovava comune: soliti mobili di legno scuro e soliti elettrodomestici non molto costosi.

Andò nel corridoio situato di fronte la porta di ingresso, dove a destra si trovava la mia camera, più avanti quella dei miei e a sinistra il bagno.

Aprì la camera dei miei genitori. Il letto era in disordine e alcuni cassetti mezzi aperti. Vide le foto di famiglia sui comodini e capì che eravamo una famiglia comune, non tanto facoltosa come quella di Samuele. Faceva ancora fatica a capire cosa ci legasse.

Cosa ci trova in lui? Come starebbero insieme? Cosa pensa Samuele? Come vedevamo il mondo? Come mi vedono loro due?

Queste sono le domande che si poneva Marco, mentre continuò il suo giro di perlustrazione.

Entrò lentamente in camera mia con tutte le luci spente. Non si aspettava di vedere niente di diverso altri ragazzi. Manga, fumetti, bluray e giochi sparsi un po' di qua e là. Un laptop e una tv da 32 pollici.

Posò lo sguardo su di me, restando fermo in piedi, nel buio. La camera veniva lievemente illuminata dalle luci dei lampioni che filtravano dalla finestra.

Mentre mi guardava dormire, pensò a quanto ero tranquillo in quel momento, e in quanti secondi avrei ripreso quel nodo nello stomaco se mi avesse svegliato.

Voleva farlo. Si avvicinò lentamente e mise le sue mani sul mio braccio, ma poco prima di chiamare il mio nome, gli venne in mente di guardare nel mio cassetto del comodino accanto a me.

Aprì lentamente il cassetto e trovò un quaderno di scuola. Sfogliandolo, notò che era un comune quaderno di matematica, che non era finito.

Sfogliò le ultime pagine, e vide scritto qualcosa che non c'entrava con la matematica. Si avvicinò alla finestra per farsi luce e leggere quello che era scritto.

È bastato un giorno qualunque per cambiare la mia vita. Ero in biblioteca e in un momento difficile vidi lui. Un ragazzo biondo, stupendo. Non mi sarei mai sognato di conoscerlo. Era troppo elevato a me. Entrare nel suo mondo fu stupendo. Vedere il modo in cui vive la vita, mi fece riflettere sulla mia. Io, tipo pessimista e chiuso, per la prima volta, mi sentivo piccolo di fronte a lui. Arrivai al punto di capire quanto fu semplice mettermi con Marco. Con lui, mi sento come in gabbia, una gabbia che fece allontanare Samuele da me. Alcune volte penso che stia pensando a me, che ci soffra e che vorrebbe correre da me, altre volte penso si sia dimenticato di tutto. Sono sicuro che se mi parlasse in faccia, io lo bacerei. Non mi importa se mi vuole o meno. Sono davvero stanco di reprimermi su tutto e che tutti pensino che sia solo un capriccio e sono stufo di scrivere quello che penso su fogli di carta che butto in giro perché non posso dire questo a nessuno.

Marco era incredulo nel leggere quei pensieri perché sapeva che erano tutti veri. Anche se stavo dormendo, non riuscì a trattenere il suo pensiero

"Ami così tanto quel ragazzo, vero?" disse Marco.

Capì cosa ci legava. Capì che grazie a lui vedevo la vita con altri occhi, e che non avrei voluto far parte di nessun altro mondo, se non del suo.

In quel momento si sentì spiazzato, ma una parte di lui ribolliva. Era pieno d'odio e di disprezzo. Ad alimentare tutto ciò era l'immagine di noi due insieme.

Aveva una sola e unica certezza: non si sarebbe fermato davanti a niente.

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