#56 - Ricordi lontani

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Una nuova mattina era arrivata. La mia solita routine si era attivata. Docciato vestito ed annoiato, mi dirigo a scuola.

Ieri Marco non c'era. Non mi ha detto cosa aveva da fare. Lo vedo davanti l'ingresso.

Mi avvicino a lui per parlare un po' prima del suono della campanella.

"Ciao Tommà!"

"Ehy Mark! Chi si rivede eh?"

"Che vuoi dire?"

"Ieri non sei venuto. Quella di italiano ha assegnato per oggi un tema, e si aspetta che scriviamo la prossima divina commedia"

"Hahahah...beh non ho avuto il tempo per farlo. Sono sicuro che il mio caro Tommaso mi concederà di ricopiarlo, giusto?"

"Come sempre direi..."

"Prima o poi ricambierò il favore"

"Si come no...".

La campanella suonò. Io e Marco entrammo.

Si preannunciava una giornata noiosa, ma pensavo che con lui sarei stato meglio.

"Raga dobbiamo pensare a qualcosa 0er quando torna" disse Chloe

"Non pensiamo proprio a niente. Aspettiamo come ha detto Dennis e basta" rispose Angela

"Tu riesci sempre a essere così ottimista? Era programmato che Samuele dovesse solo darsi la colpa per la torta distrutta e invece è successo ben altro. Non mi sembra che Dennis possa davvero aiutarci"

"Per dire questo dobbiamo sentire Samuele. Aspettiamo che torni da scuola e ci dirà cosa fare"

"Raga, abbiamo appena finito di fare colazione in tranquillità. La mattina è l'unico spazio libero senza Marco. Potete parlare d'altro?" intervenne Matteo.

Tutti erano seduti in sala da pranzo, compreso Aurelio.

"Scusatemi tutti. È che non posso credere che ci ritroviamo in questa situazione" disse Chloe

"Sei riuscito a dormire Andy?" chiese Matteo

"Si ma per poco"

"Vuoi riposarti per qualche altra ora? Ti chiamo prima che torni Marco, che dici?"

"Va bene".

Accompagnò Aurelio nella seconda camera. Si sdraiò sotto le coperte e Matteo chiuse la finestra.

"Va meglio ora rispetto a ieri?" chiese sedendosi sul letto

"Si ma ti volevo chiedere...come hai fatto a scoprire il fatto del tradimento?"

"Ti ho sentito che ne parlavi con Samuele"

"Ah...e adesso che vuoi fare con Enrico...ceh non fraintendere..."

"Tranquillo. Me la vedrò io".

La lezione proseguiva senza pause. La mia mente chiedeva pietà.

"Prof, posso andare un attimo in bagno?"

"Va bene, ma non spiegherò nuovamente questi concetti"

"Ok"

"Perché esci Tommà?" chiese Marco

"Ho bisogno di staccare. Non ce la faccio più. Prendi tu appunti per me?"

"Si certo..."

"Grazie".

Marco mi sembrava strano. In fondo si trattava di una piccola pausa, una cosa che facevo spesso.

Mi dirigo nell'androne, dove si trovano i bagni e mi sento subito più rilassato dal silenzio che regnava. Tutte le porte della aule erano chiuse. Non passava nessuno, nemmeno i bidelli. Mi sembrava come se potessi fare tutto quello che volevo.

Proprio quando stavo per arrivare alle porte del bagno vedo con la coda dell'occhio, alla mia sinistra, Samuele!

Era seduto per terra. Le mani gli coprivano il volto, ed erano appoggiate sulle ginocchia alzate. Mi sembrava parecchio stressato, o triste per qualcosa. Probabilmente entrambi.

In quel momento, cancellai dalla mente la litigata in quel bar. Mi faceva pena, e volevo consolarlo al meglio che potevo.

Non mi sentì arrivare, eppure il rumore dei miei passi era abbastanza alto. Pensai che fosse completamente immerso nei suoi pensieri.

"S..Samuele...".

Riconobbe immediatamente la mia voce e mi guardò di scatto. Quando mi riconobbe, assunse un'espressione terrorizzata.

"Che vuoi?!"

"Ti senti bene?"

"Si sto bene. Vai ora"

"Ok scusa...se non vuoi parlarne va bene"

"Perfetto"

"Ti posso chiamare qualcuno se vuoi"

"Porca miseria...te ne vai?"

"È evidente che c'è qualcosa che non va"

"Che ne vuoi sapere tu? ME NE VADO IO CAZZO" urlò facendo uno scatto verso il bagno.

Non era una novità vederlo triste, ma così non mi era mai capitato. Continuava a farmi pena. Avrei tanto voluto aiutarlo, ma evidentemente è ancora arrabbiato con me per averlo abbandonato. Non c'è da stupirsi. Sono un disastro vivente. Cerco di sistemare una faccenda già morta in partenza.

Eppure mi manca così tanto. Mi manca quella felicità che provavo quando stavo con lui. Tutto questo mi sembrava così lontano e irraggiungibile. Mi era rimasto solo un vuoto dentro e la sensazione che lui se la passi meglio, che magari abbia trovato qualcun altro, anche se era così triste.

Non potevo entrare in bagno. L'unica cosa che potevo fare era tornare in classe.

Marco vide la mia espressione scoraggiata. Non perse tempo a farmi delle domande.

"Sei stato via parecchio...che hai?"

"Niente...ho incontrato Samuele nell'androne. Era seduto per terra e sembrava così disperato..."

"Ah...lo hai incontrato...e cosa ti ha detto?"

"Beh niente, anzi mi ha urlato contro e se n'è andato"

"Capisco..."

"Penso si sia trovato un altro"

"Vabbè, e a te cosa importa?"

"Niente, è solo che..."

"Cosa?"

"Lascia stare. Che fai oggi pomeriggio?"

"Mi tocca parlare con una persona...".

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