#16 - L'arcobaleno di tutti

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<<Non ho capito una cosa: lei sapeva del profilo modificato di Samuele?>>

<<No. E di certo se l'avessi saputo non mi sarebbe venuto un mente in quella situazione. Comunque mentre noi due parlavamo seduti sul marciapiede, Dennis rimetteva la porta al suo posto. Non stava facendo un favore a Marco. È certo che questa cosa gli avrebbe fatto comodo: era in grado di vedere Samuele quando voleva. A Dennis serviva per osservare Rossana. Il suo intento era di rubare informazioni riservate all'istituto di vigilanza dove lavorava lei>>

<<Perché scelse proprio lei?>>

<<Avete mai sentito parlare di Social Engineering? Ecco. Dennis è un hacker molto bravo. Quando hai un talento del genere, le aziende ti chiamano per studiare le falle del sistema e prevenire attacchi. Lui fu incaricato dall'istituto della madre per trovare delle falle nei loro sistemi. È stato autorizzato legalmente . Non avendo trovato nessuna falla, studiò il personale e scoprì che l'anello più debole della catena era proprio Rossana! Da lei avrebbe ottenuto dati sensibili>>

<<Questa storia ha dell'assurdo>>

<<Benvenuti nel mio mondo>>
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"È per questo che oggi non parlavi con nessuno?" chiese Samuele

"Si. Lo voglio lasciare. Abbiamo fatto di tutto ma mi rendo conto di non provare assolutamente niente".

Samuele mi guardò sorridendo. Lo trovai stupendo. Avevo una gran voglia di abbracciarlo.

"Vieni con me, ti porto in un posto"

"Cosa? E dove? Non sei in punizione?"

"Non più. Domani torno a scuola. Dai non farti pregare, secondo me ti piacerà"

"Va bene, andiamo" dissi sorridendogli

"Aspetta un attimo, fammi avvisare Dennis"

"Okay".

Entrato di nuovo, salì le scale e raggiunse il suo appartamento al quarto piano. Suonò il campanello e Dennis lo aprì. Aveva già messo in ordine la cucina. Non se ne sarebbe mai accorto nessuno.

"Denny io esco un attimo con Tommaso. Se vuoi possiamo vederci domani, che me dici?"

"Certo. Non è un problema. Scendiamo insieme".

Dopo essere scesi al piano terra, si salutarono e Samuele tornò da me.

"Ok ora possiamo andare"

"Ma dove mi porti?"

"Fidati e basta".

Iniziammo a camminare. Durante il tragitto, il silenzio era tombale. Ero emozionato. Ogni tanto lo guardavo. Lui se ne accorse e mi prese la mano. I miei ormoni erano fuori giri. Quel semplice gesto aveva creato un vero e proprio incendio in me.

Questo andò avanti per quindici minuti. Quando mi avvertì che eravamo arrivati mi guardavo intorno per cercare il posto. Eravamo in pieno centro.

"Non vedi niente eh?" chiese Samuele

"Un aiutino sarebbe utile"

"Vieni con me".

Eravamo sul marciapiede sul lato sinistro della strada. C'era un portone alto, di legno, con una porta più piccola socchiusa. Tendomi per mano entrammo insieme. Dentro c'erano solo scale. Salimmo al primo piano. Vidi due porte, sul lato sinistro c'era scritto "Studio legale", mentre su quello destro "LGBTQIA Center". Appena vidi la scritta con annessa bandiera arcobaleno mi salì l'ansia. Non sapevo il perché, ma Samuele si.

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