#30 - Situazione disperata

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"Ma perché non posso andare da lui?" disse Samuele

"Lo so io come lo sai anche tu" rispose Dennis

"Lui non bada alla nomina o altre stronzate simili! Vuole solo parlarmi!"

"Non c'entra affatto lui! Marco, i genitori e tutti i tuoi amici sono contro di te! Qualunque cosa tu faccia verrai visto sempre con malizia. Se vai da lui hai la coscienza pulita di tuo, mancosa potrebbero pensare i suoi genitori?"

"Non mi è mai importato di quello che dice la gente"

"E ti dò pienamente ragione su questo, ma se vuoi rivederlo ancora una volta...se vuoi che i suoi non ti impediscano di avvicinarti a lui, allora fai come dico. Fidati"

"Ma porca puttana!" disse gettando con forza sul pavimento, una lattina di alluminio

"Ora non sei molto lucido, quindi è meglio se resti qui e ti rilassi"

"Ma non è giusto" dosse con voce piangente.

Dennis lo aiutò a sedersi e fece appoggiare la testa di Samuele sulla sua spalla sinistra. Era visibilmente stanco per quello che era accaduto in quella giornata.

"So benissimo come ti senti. Impotente di fronte a una cosa che credi ti stia sfuggendo di mano e che non puoi controllare"

"Come fai a dire questo? Non hai mica con qualcuno che non riesci a raggiungere"

"Ora no, ma prima sì"

"Chi era?"

"Una ragazza. Ero talmente preso da lei..."

"Non ricambiava, giusto?"

"Siamo stati insieme...però in quel periodo stava affrontando la separazione dal suo ex e io ero l'espediente per non farla sentire sola. Quando me ne accorsi, ci rimasi male, e ancora adesso ci penso e sto male"

"Che stronza"

"Però ho imparato a essere superiore a queste cose. La gente perfida la odio. Da allora decisi che avrei fatto di tutto per aiutare le persone brave e avrei usato le mie capacità solo per questo"

"Beh sei un po' incoerente visto che sei amico a Marco"

"Beh si...hai ragione"

"Il tuo discorso non sta in piedi" disse Samuele senza ottenere una risposta da Dennis.

Avete mai visto quei classici film americani, dove il buon fidanzatino si presenta alla casa dei genitori di lei tutto sorridente e con un mazzo di fiori in mano? Ecco, quella stessa scena si avverò quando Marco bussò alla mia porta per vedere come stavo, con l'unica differenza che era senza fiori.

Anch'io come Samuele abito in un condominio, solo che il mio è più piccolo ed è al primo piano.

Mia madre gli aprì la porta e lo fece accomodare. Il tutto mentre io dormivo.

"Ciao Marco. Scusa per il pigiama" disse mia madre.

"Non ti preoccupare...posso parlare con Tommaso?"

"Sta dormendo adesso. C'è voluto un po' di tempo per farlo calmare"

"Capisco..."

"Marco, possiamo parlare? Sediamoci in cucina"

"Sì, assolutamente" rispose Marco.

Era abbastanza pensieroso per quello che gli avrebbe detto. Non voleva darlo a vendere, per cui si sedette con naturalezza.

"Vuoi un po' di caffè, una bevanda, qualcosa?"

"No grazie sono apposto così".

Si sedette anche lei, di fronte a Marco con aria sfinita.

"Mi dispiace entrare nelle vostre questioni, ma sono preoccupata per Tommaso, quindi devo chiedertelo. Come va tra di voi?"

"Ci sono stati momenti difficili. Lo sto aiutando al meglio e continuerò a farlo"

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<<Marco fu uno stratega in questa discussione. Mia madre era preoccupata per me, ma non collegò minimamente il fatto che era dovuto a lui. Sapeva questo e fece leva sui luoghi comuni e sui pregiudizi. Esattamente come faceva con tutti. Erano i suoi assi nella manica affinché mia madre gli diede tutta la fiducia possibile, anche perché non era ancora aperta mentalmente e quindi vedeva Marco come l'unico ragazzo giusto>>
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"Non so se gli fa bene tutto questo"

"Lo so benissimo. È un mondo difficile e specialmente in queste categorie di relazioni, che non sono mai ben viste"

"Quando mi disse che si era messo con te ho pensato il peggio"

"Come è giusto che sia. Vuoi bene a tuo figlio e vuoi proteggerlo da questa cosa che sta affrontando. Io stesso non mi fido delle persone e l'ho messo in guardia su questo. Gli ho detto che Samuele ha una brutta reputazione a scuola e che viene evitato da tutti".

Pensando a tutto questo, si mise a piangere. Pensare che suo figlio si stava incamminando su una cattiva strada e che questo lo stava consumando dentro la fece sentire con le spalle al muro.

Era tutta una manipolazione di Marco. Il dolore di mia madre, la mia reazione, ma sopratutto, la sfiducia dei genitori di Samuele e la sua nomina.

"Posso fare qualcosa per te?" chiese Marco

"No ti ringrazio...devo andare a fare la spesa"

"Vai tranquilla. Rimarrò io con Tommaso"

"Ok ma non lo svegliare. Se c'è ancora bisogno, i calmanti sono nella credenza affianco al frigo"

"Tranquilla. Mi occuperò io di tutto".

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