#92 - Lascito finale

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Erano ormai le 9 passate.

I presenti circondavano il tribunale con il loro brusio assordante.

Il petto mi faceva male. Tutta quell'ansia non mi giovava affatto. Non era una cosa che amavo.

Alcuni che erano seduti dietro, non conoscevano nemmeno Marco, ma la legge permetteva anche a sconosciuti di osservare un processo penale in quanti devono essere presenti testimoni durante la lettura di una sentenza.

Sentimmo dei passi avvicinarsi, ma non dall'ingresso, bensì dal corridoio fatto di sbarre, al lato opposto al nostro.

La porta si aprì e da li uscì l'avvocato di Marco con la sua valigetta. Si mise al suo tavolo e prese i suoi fascicoli e documenti vari.

Dopo qualche decina di secondi, vedemmo Marco! Era trasportato dalle guardie.

"Oddio santo..." disse Samuele.

Era cambiato dall'ultima volta. Era dimagrito, aveva l'aria di chi non dormiva da ore. Le occhiaie erano talmente profonde da arrivare a metà zigomo.

Il suo sguardo era lo stesso di chi si era arreso alla vita. Ormai lasciava che gli eventi lo investissero.

"Hai visto Tommà?"

"Si...ho fatto fatica a riconoscerlo".

Samuele si trovava alla mia destra, e vedeva Marco molto bene, trovandosi anche lui al tavolo destro.

Lo osservavamo con attenzione. Stava parlando col suo avvocato. Quando finì, si guardò intorno.

Per un paio di secondi rivolse lo sguardo verso di noi. Era impensabile che tutto quello che avevamo vissuto fin'ora ci aveva portato fin qui.

La campanella suonò.

Di scatto, tutti i presenti si alzarono, inclusi noi.

Dalla porta in fondo la sala, uscirono il presidente della corte e altri due membri che si sedettero accanto a lei.

Il giudice era una donna sulla 30ina, parecchio giovane. Ben curata: truccata e con un tailleur da sotto la toga.

"Buongiorno. Potete sedervi, grazie"

"Presidente ho portato dinnanzi la corte tutta, un fatto criminoso che meriterebbe di essere analizzato" disse il pubblico ministero

"Certo. Mi sono pervenuti i fascicoli di indagine che lei ha redatto. Questo processo si terrà seguendo la procedura di rito abbreviato scelta dall'imputato Cassano Marco"

"Presidente, mi scusi. Il mio assistito vorrebbe dirvi qualche parola" disse l'avvocato di Marco

"Ah deve rendere dichiarazioni spontanee. Prego, ci dica" disse con attenzione il presidente della corte.

Marco si alzò in piedi. Diresse lentamente lo sguardo verso la corte, e cominciò a parlare.

"Le mie parole non potranno mai far comprendere il messaggio che voglio lanciarvi. Bisogna vivere sulla pelle determinati eventi. Il passaggio da ragazzo libero a imputato è stato graduale. Lentamente, ogni pezzo di me è andato in frantumi ed ecco che ora vedete me qui, in questo stato. Sono sempre stato un sognatore, ma purtroppo sono successi una serie di fatti che hanno distrutto i miei sogni. In tutto questo io sono una vittima signor giudice. Mi sono sempre trovato a combattere contro ingiustizie"

Samuele lo guardava, era girato verso di lui mentre mi dava le spalle. Capivo da come teneva i pugni chiusi, che i suoi occhi erano già lucidi.

"Non è una novità. Sono stato tradito da chiunque si sia professato mio amico e non solo. Ogni singola persona che conoscevo si è allontanata dalla mia vita. Ha usato i miei punti deboli per infierire su un ragazzo già debole di suo. Quello che è successo con questi ultimi due, è stato semplicemente il frutto di tanti anni di sofferenza, anni chiuso in mè stesso...anni in cui nessuno sentiva il mio dolore o comunque nessuno che si prodigava a darmi una mano. C'era chi si girava dall'altra parte. La mia vita non è esattamente quella di un ragazzo normale. Adesso quello che chiedo, è un po' di pietà verso chi ha perso tutto...anche la capacità di amare" disse ritornando seduto

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