CAPITOLO 116

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«Lyra!» Sentii due braccia scuotermi. «Lyra!» 

Aggrottai la fronte, aprendo gli occhi lentamente e sbattendo le palpebre più volte per ritrovare la focalizzazione. Focalizzazione che, pochi attimi dopo, accompagnò un forte mal di testa, probabilmente causato da un colpo preso in seguito alla caduta. 

Sussultai. La caduta! Quel varco nella terra che mi aveva risucchiata...
Dove ero finita?

Il mio sguardo vacillò su tutto ciò che mi circondasse, finché non incontrò due brillanti occhi verdi.

«Dove siamo?» Chiesi a Rubyo, mentre mi aiutava a sollevarmi. 

Eravamo circondati da pareti rocciose, come se fossimo finiti in una grotta sotterranea. 

«Non lo so, ma dobbiamo uscirne il prima possibile.» Si guardava in giro con circospezione, nonostante la zona fosse deserta.

Non mi servivano i nostri ricordi insieme per capire che avesse i nervi a fior di pelle. 

«Tutto be-?» Feci per toccargli il braccio, ma si girò di scatto, sussultando a quell'improvviso tocco.

«M-mi dispiace. Scusa.» Disse quando si rese conto dell'eccessività della sua reazione. «Non sono in me.» Lo sguardo era buio, le pupille tremanti. 

Era come se in un istante avesse perso tutto il coraggio e la determinazione che lo caratterizzava.
Sembrava come un bambino impaurito sull'orlo di un pianto. 

Per un attimo, mi sembrò una persona completamente diversa.

«Sono claustrofobico.» Ammise, evidentemente notando la mia apprensione. «Tu lo sapevi.» Aggiunse poi. «Eri l'unica, oltre a Coline.» 

Rimasi zitta, divorata dai sensi di colpa. 

Rubyo si stava aprendo con me, sforzandosi di andare oltre nonostante l'importanza che le nostre memorie assieme avessero per lui. E io? Io gli stavo accanto, incapace di aiutarlo e tenendogli nascosta la morte dell'unica persona a cui teneva.

«Ma ora non è la mia claustrofobia ad essere l'unico problema.» Continuò poi, riempiendo il momentaneo silenzio. «Da quando siamo qui sotto ho perso il conto del tempo e non so quanto Dollarus possa ancora resistere senza Chrysius. Dobbiamo ancora trovarlo.»

«Credo di averlo fatto.» Dissi io, raccogliendo la grossa pepita d'orata che avevo usato come appiglio. «Corrisponde alla descrizione di Dollarus, giusto?»

La cedetti a Rubyo, che la osservò rigirandosela tra le mani. «Si. È questa. Ora non ci resta che capire come uscire di qua.» Un brivido gli scosse la schiena.

«Potremmo provare di qua...» Lo vidi indugiare a sinistra. «... no, no. Quando eravamo fuori il sole era di fronte a noi. Poi io sono stato trascinato in qua...» Disse iniziando a camminare. «E mi sono svegliato qui... quindi dovremmo andare-» Iniziò a rigirarsi più volte in tutte le direzioni, senza capire quale fosse quella giusta.

Tentò lo stesso ragionamento più e più volte, camminando avanti e indietro, ma ottenendo sempre una risposta diversa.

«No, no... se non è qui allora deve per forza ess-»

«Rubyo.» Lo fermai, afferrandogli l'avanbraccio.

Aveva la mascella serrata e delle gocce di sudore gli imperlavano la fronte. 

«Lascia fare a me.» Lasciai che la mia presa sul suo braccio scivolasse fino alla sua mano, che afferrai. 

Annuì, deglutendo a fatica.

Rimanemmo immobili, in silenzio, al centro di quella grotta sotterranea finché un leggerissimo e quasi impercettibile soffio d'aria mi accarezzò il collo.

Royal Thief IIWhere stories live. Discover now