CAPITOLO 94

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Salimmo rapidi, ma silenziosi, scalando la parete rocciosa che si snocciolava a forma di scala a chiocciola verso l'esterno.

Dentro il mio petto il cuore ancora batteva forte. Non per la fuga, ma per Gideon. Riaverlo lì, vivo, davanti ai miei occhi. Lo avevo toccato e pure stentavo ancora a crederci.

Nel momento in cui la nostra testa fece capolino dal cratere, un vento tiepido iniziò a graffiarci i volti, trasportando della sabbia. Ora che la catena rocciosa non faceva più da scudo, eravamo in balia del freddo vento dell'isola d'inverno che, arrivando fin qua, era mitigato dai vapori dell'isola d'estate.

Uno stridio assordante ci fece scattare sull'attenti. Contemporaneamente, sia io che Gideon sollevammo lo sguardo al cielo.

«Sono arpie. Scappa!»

Senza farmelo ripetere due volte, lo seguì. Iniziammo così a correre in bilico sui pendii dei vulcani.

Aerin era ancora svenuta tra le braccia del figlio, con una mano che pendeva oltre la spalla di Gideon, oscillando al ritmo della corsa.

Improvvisamente smise di correre e io per poco non gli andai a sbattere contro.

«Che succed-»

Ma non riuscii a finire la frase, che ci ritrovammo circondati. Sopra di noi le arpie gridavano, raccapriccianti, con il loro volto umano e ali da uccello al posto delle braccia. Con il loro stridio allertavano tutti gli altri esseri dell'Altro Sole. In un attimo, vedemmo sbucare fuori da ogni cratere, lontano o vicino, spento o attivo, Fyrae e quelli che riconobbi essere Salamandre velenose.

Vidi il panico negli occhi di Gideon mentre si voltava frenetico da tutti i lati in cerca di una via di fuga, ma nulla sembrava convincerlo.

Improvvisamente si girò verso di me, affidandomi la madre.

«Io troverò un modo per distrarli, voi scappate.»

Finì a malapena la frase, che era già pronto a combattere, ma lo fermai.

«Credi davvero che dopo essere arrivata fin qui a salvarti, ti lascerei morire così? Non fraintendere: non lo faccio per te, ma per tua madre.»

Gideon si voltò nuovamente verso di me, raggiungendomi ad ampie falcate. Si fermò a pochi centimetri dal mio volto, facendomi ombra con il suo corpo. Sentivo il suo respiro sugli zigomi, mentre gli occhi accigliati mi guardavano severi.

«Credi davvero che la mia vita mi importi più della vostra?»

Stava per andare di nuovo ma, ancora una volta, lo fermai.

«L'abbiamo rischiata per salvarti, non puoi rendere i nostri sforzi inutili così.»

Lo vidi alzare il mento e gonfiare il petto, ancora più corrugato, ma in fine cedette.

«Cosa dovrei fare allora? Hai un altro piano?»

«Corriamo. Corriamo verso il mare.»
Indicai la secca distesa di terra che avevamo attraversato all'andata.

Ma Gideon scosse la testa.

«Troppo lontano, troppo rischioso. E io non ho le forze per trasformarmi. Le arpie ci catturerebbero in un secondo.»

In quel momento la terra tremò sotto i nostri piedi e, inerme contro quella forza della natura, il corpo di Aerin iniziò a scivolare giù dal pendio.

Non appena me ne accorsi, mi gettai verso di lei, afferrandola per il polso. Alla seconda scossa però, la mia presa sulla roccia ustionante venne meno e, se non fosse stato per Gideon che mi afferrò al volo, sarei scivolata giù dal pendio assieme ad Aerin.

Royal Thief IIWhere stories live. Discover now