CAPITOLO 110

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«Fortunatamente la nave non era ormeggiata molto lontano.» Disse Dollarus, maneggiando abilmente il timone.

Avevamo raggiunto la nave in poco tempo, sia per la distanza effettivamente breve, che per l'andatura di Dollarus che, nonostante le gambe corte, era decisamente molto veloce.
Nonostante ciò però, l'affanno aveva alterato il respiro di Dollarus per molti minuti seguenti.

«Quanto ci metteremo?» Domandai dal ponte di comando.

«Dipende: le correnti, i mulinelli, i mostri marini... ci sono decisamente troppe variabili.» Dollarus era decisamente troppo disinvolto visto ciò che ci aspettava.

«M-mostri marini?» Ripetei perplessa, nella speranza di aver frainteso.

Da quando ero arrivata nel Regno dell'Altro Sole ne avevo viste così tante, che oramai nulla avrebbe più dovuto stupirmi.

Eppure...

«Non dovreste essere così meravigliata Principessa. È pur sempre il mare dell'Altro Sole.»

Scossi impercettibilmente la testa, come per scacciare la paura. «Ne ho avuto abbastanza di mostri marini.»

«Ti riferisci ad Ofelia per caso? Aerin e Gideon mi hanno accennato prima che riprendeste conoscenza. La trovo molto graziosa non credete anche voi? Soprattutto quella collezione di crani: vera arte.»

«Crani?! Lyra, cosa diamin-!»

La guardia, che seppure in disparte era stato al mio fianco per tutto il tempo, fece per afferrarmi il braccio e girarmi verso di lui, ma lasciò subito la presa, interrompendo la frase a metà, nel momento in cui notò la mia sorpresa.

«S-scusa...»

La luce nei suoi occhi si rabbuiò velocemente.
Avevo percepito il suo sguardo su di me per tutto il tempo da quando Gideon e Aerin se ne erano andati, ma quella era la prima volta che lo incrociava effettivamente con il mio.

«...ci metterò un po' ad abituarmi.» Continuò.

Sollevò le labbra in un sorriso amaro, forse in un tentativo di nascondere le mascelle serrate.

«Stai bene, Principessa?» Con quella domanda, con quel drastico cambio di tono ed espressione, riuscii a percepirlo prendere le distanze.

Mi sentivo incredibilmente a disagio.

«Ti ho salvato la vita. Direi di si.»

Il sorriso nervoso mi si spense in volto quando il mio tentativo di ironia fece rabbuiare ancora di più l'espressione del ragazzo.

«Si. Giusto.» Distolse lo sguardo, fissandolo in un punto non definito della nave.

«Mi dispiace... i-io-» Provai a dire quando lo vidi allontanarsi. Ma mi ignorò. «Rubyo-»

«Non!» Si girò di scatto, finalmente prestando attenzione alle mie parole.

Mi sentii oppressa dal suo sguardo: ora era raggelante.
Ma quando vide la mia esitazione nell'avanzare, nel rispondergli, e quando vide il mio sforzo, il mio tentativo di salvare il salvabile dei brandelli che rimanevano del nostro rapporto, la luce nei suoi occhi cambiò rapidamente.

Ma non in positivo, no.
Si erano svuotati. Da qualsiasi emozione, qualsiasi pensiero, qualsiasi parola. Non era rimasto nulla.

«Non... chiamarmi per nome. Ti prego.» La voce era supplichevole, e l'espressione cucita sul suo volto sembrava chiedere pietà.

Ma il suo sguardo era così apatico da ricordarmi quello di Markus.

A quell'associazione mi congelai sul posto.

Royal Thief IIHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin