CAPITOLO 131

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La mattina seguente fummo risvegliati dal rumore delle onde e dalla luce dei soli che, non più nascosti dietro la montagna, colpivano i nostri volti senza che nulla potesse attutirli.

Silenziosi e ancora provati da tutti gli eventi dei giorni precedenti, ci incamminammo verso il lato opposto dell'isola dove era ancorata la nave di Dollarus. Nonostante l'attraversamento dell'isola durasse più di mezza giornata, il tempo mi sembrò trascorrere troppo velocemente.

La brezza mattutina aveva rapidamente lasciato il posto all'afa pomeridiana che, unita alle calde evaporazioni dal terreno in seguito all'incendio, rendevano l'aria asfissiante e polverosa.

Lungo tutto il tragitto avevo gettato fugaci occhiate a Rubyo che ero sicura fosse riuscito a percepire, nonostante stesse proseguendo davanti a me.

Non ero ancora pronta per abbandonarlo, eppure non avevo scelta.

A maggior ragione dopo aver notato di non essere l'unica a tenerlo sott'occhio. Girandomi più volte all'indietro, infatti, mi ero accorta come anche Aerin avesse ripetutamente lanciato occhiatacce a Rubyo. 

Sapevo quanto desiderasse ucciderlo, per sterminare finalmente tutta la famiglia degli Ivory, ma fortunatamente, grazie al contratto, glielo avevo impedito. Per ora.
Ma ero sicura che, con il tempo, avrebbe trovato un modo.

«Eccoci.» Disse improvvisamente Dollarus, accelerando il passo e raggiungendo il fianco della piccola scialuppa arenata in spiaggia con cui eravamo sbarcati sulla riva. «Giovanotto.» Richiamò l'attenzione di Rubyo, dandogli una pacca sulla spalla. «Vieni a darmi una mano.» E, insieme, la spinsero nell'acqua.

Pochi minuti dopo, eravamo a bordo della nave.

Dollarus, come prima cosa, ci portò in sottocoperta, recuperando così scarpe e vestiti.

«È davvero preparato a tutto.» Dissi una volta che io e Rubyo fummo soli, più come frase di circostanza che per iniziare realmente una conversazione.

Stavo cercando di rompere quel muro di imbarazzo che si era creato tra di noi.

Non ci eravamo scambiati più una parola dal discorso della sera precedente e, la consapevolezza che presto ci saremmo separati, ci impediva di iniziarne di nuovi che, probabilmente, sarebbero rimasti incompiuti o avrebbero creato nostalgie.

«Già.» Mi rispose soltanto.

Era dietro di me e entrambi ci davamo le spalle mentre ci cambiavamo. Lui lo aveva sempre fatto, io invece, fino a pochi mesi prima, non me ne curavo più di tanto. Ora però, al solo pensiero, mi sentivo incredibilmente a disagio.

Infilai l'ultimo stivale e mi assicurai alla vita la cintura con la spada.

Una volta che entrambi ci fossimo cambiati, uscimmo dalla sottocoperta, facendo per raggiungere Dollarus e gli altri. 

Ma fu l'omino a venirci incontro non appena ci vide, porgendomi un mantello.

«Credo questo possa servivi, Principessa.» 

Sorrisi a quella premura. «Grazie, ma credo sia arrivato il momento per me di non nascondermi più.» 

A quella dichiarazione vidi con la coda dell'occhio Rubyo voltarsi verso di me. Lessi lo stupore nei suoi occhi sbarrati e la preoccupazione nei suoi muscoli tesi. Immaginai anche le parole che avrebbe voluto dirmi, ma tacque.

Quel suo silenzio fu un'altra crepa al mio tentativo di autocontrollo: ero perfettamente consapevole di come si stesse forzando al silenzio, non credendo di avere più il diritto per espormi le sue motivazioni. 

«Chi si occupa del timone se tu sei qui?» Chiesi, cercando di cambiare argomento e ignorare la morsa asfissiante dei sensi di colpa. 

«Oh, non preoccupatevi, Principessa. È in ottime mani.» Il petto di Dollarus si gonfiò, fiero della sua scelta.

«Quelle di Gideon?» Domandai scettica.

«No, no. Non sono così folle. Quelle di Aerin.»

Strabuzzai gli occhi. «Oh, ora si che sono decisamente più tranquilla.» 

Dollarus rise. «Riconosco che non sia particolarmente socievole, ma quella donna è più abile di quanto voi crediate.»

E questo era ancora meno rassicurante.

«In ogni caso, questa sera ho pensato a dei festeggiamenti.» Dollarus sembrava particolarmente euforico. «Ho del buon vino in stiva. Lo conservo per delle occasioni speciali.»

«E cosa staremmo festeggiando?» Domandò Rubyo, dalla cui voce traspariva un sentimento contrastante all'euforia di Dollarus.

Come biasimarlo.

«L'essere usciti vivi dall'Arcipelago delle Quattro Stagioni.»

«Non sono in vena.» Ammise Rubyo, e fece per andarsene, ma Dollarus lo fermò. «Suvvia, giovanotto, dopo tutto quello che abbiamo passato serve un po' di svago.» Poi, improvvisamente il suo tono si fece più serio. «È anche una giusta occasione per salutarsi.»

Ero grata a Dollarus per tutto quello che aveva fatto, ma come era capace lui di rigirare il coltello nella piaga, non lo era nessuno.  

Lo guardai di traverso. 

«Mi ringrazierete dopo.» Disse solo, e poi entrò in sottocoperta stringendo ancora il mantello in mano.

Non appena Dollarus scomparve oltre la porta, Rubyo si avviò verso la prua senza voltarsi indietro.

Io, invece, dopo averlo guardato allontanarsi, feci per dirigermi verso l'albero maestro al centro dell'imbarcazione, quando, improvvisamente, una voce proveniente dalle mie spalle mi chiamò.

Mi girai, notando come dalla poppa, sopraelevata, della nave stesse scendendo Gideon.

Raggiunse rapidamente il mio fianco, saltando alcuni gradini.

«C-Ci sarai questa sera?» Chiese, grattandosi nervosamente la nuca. «Alla festa, intendo.»

A quella domanda mi accigliai perplessa.

«Non potrei diversamente anche se non volessi. La nave è una.» Dissi.

Gideon abbozzò una finta risata. «G-Già.»

Era raro vederlo così nervoso e il perché era abbastanza facile da dedurre.

Visto che non pareva volesse aggiungere altro, mi voltai, facendo per andarmene, ma Gideon mi prese il polso.

Non riuscii a trattenere una smorfia di sofferenza quando mi strinse quel punto, dolorosamente livido, in cui mi aveva afferrata sotto l'effetto dell'Ortica Vermiglia.

Un brivido mi percorse il corpo al ricordo di quel momento.

Notando la mia reazione, Gideon lasciò subito la presa. 

«Cosa c'è?» Domandai. «Se hai altro da dire parl-» 

«Riguardo a quello che è successo...»
Disse, ancor prima che potessi finire la frase. «So che avrei dovuto parlartene prima, ma non mi sembrava mai il momento giusto.» Vidi i suoi occhi indugiare sul legno del ponte.

Ma quella era una conversazione che non mi sentivo di affrontare lì e ora.

«Io-» Provò a dire Gideon, ma la voce di Dollarus lo interruppe.

«Kelpie, vieni ad aiutarmi con i tavoli.»

«Questo discorso non è ancora chiuso.» Disse Gideon, prima di lanciarmi un'ultima occhiata e scomparire nella sottocoperta.

Lo guardai allontanarsi, poi mi sedetti alla base dell'albero maestro, concentrando la mia attenzione alle stelle.

Non mi ero neppure accorta di come stesse calando la sera. Quel colore così scuro del cielo, pizzicato da tutte quelle stelle, figlie di una mezza luna, era il segno di come fossimo oramai lontani dalle coste del Regno dell'Altro Sole.

Presto, troppo presto, mi sarei separata dalla persona che avevo avuto al mio fianco per tutta la mia vita.

Royal Thief IIWhere stories live. Discover now