CAPITOLO 153

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Dalla proposta di matrimonio, se così poteva essere definita, erano passate due settimane.

Due settimane, durante le quali le mie notti non erano più state tranquille.

Due settimane, durante le quali non avevo messo piede fuori dalla stanza in attesa che la mia ferita si rimarginasse del tutto e che gli ultimi animi si calmassero dopo l'avvenuto.

Due settimane, durante le quali le mie preoccupazioni per Rubyo non avevano fatto altro che crescere.

Tutto quel tempo in solitudine, segregata tra quattro mura di paglia pungente, avevano dato modo alla mia mente di viaggiare, incappando ed incastrandosi in ostacoli impossibili da superare, sprecando energie vane per poi vedersi obbligata a tornare indietro, stanca e sanguinante.

Ed era così che, lentamente, avevo iniziato a scavarmi da sola un fossa di disperazione, una tomba di preoccupazione.

Come un cane, che si morde la coda, creavo scenari, mi perdevo in visioni, prive di lieto fine, che costringevano la mia mente a spingere di più, a usare più ingegno, a creare altre fantasie pur di uscire da quel buco.

Ma invece, anziché spalare terra per accatastarla sotto i miei piedi e riportarmi in superficie, la lanciavo lontano, dove mi era impossibile recuperarla.
E la fossa si faceva sempre più profonda.
E la luce sempre più lontana.

Perfino la compagnia di Dollarus, che speravo potesse arrecarmi sollievo come in passato, non aveva fatto altro che spingermi più in profondità, portandomi a conoscenza di cose che avrei preferito non sapere, ma che purtroppo non potevo ignorare.

Come Tanya, ad esempio.

Lei, che in quanto Banshee era sempre stata vista di mal occhio, aveva trovato in me la fautrice delle sue sfortune.

Andata nella sua Tribù con l'intenzione di offrirle un futuro nuovo, diverso, sicuro, non avevo fatto altro che portare lo stesso vento distruttivo di mio fratello e, prima ancora, di mio padre.

E ora si ritrovava sola.
Ultima della sua specie.
Scacciata e rinnegata da ogni Tribù.

Sapevo che la colpa non fosse stata mia, eppure dentro di me non riuscivo a non pensare a come le cose sarebbero potute andare diversamente se solo Markus non fosse stato mio fratello.

Se solo io non fossi stata sua sorella.

E le parole che Gideon mi aveva rivolto, quando mi aveva paragonato a Markus, mi fischiavano ancora nelle orecchie, appesantendomi lo stomaco.

Stavo davvero facendo la cosa giusta?

Mi rigirai nel letto.

Si, ne ero convinta.

Ma era davvero quello l'unico modo?

No, probabilmente no.
Sarebbe stato il più rischioso, il più violento, ma anche il più veloce.

E quello bastava.

Non indolore, ma rapido.

Avrei sopportato.
Avrei tenuto i denti stretti solo per poco, ancora per poco.

La paglia della parete si fece più sfocata.

Ah, vero... Il matrimonio.

Quello, invece, sarebbe durato per sempre.

E Thui lo sapeva.
Lo sapeva e fino alla fine aveva cercato di fermarmi, di far si che io, in futuro, non rimpiangessi quella scelta.

«Lyra... Sai che non sei obbligata.» Mi aveva detto e io avevo scosso la testa, sedendomi sul letto.

Royal Thief IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora